La riforma della docenza universitaria ha avuto la fiducia. In Letizia Moratti il governo ha trovato la sua lady di ferro, potrebbe passare alla storia come l'unico ministro dell'Università la cui riforma sfugge alla sorte fallimentare dei suoi predecessori. Oggi a suo favore si esprimono tre dei promotori dell'appello "Ridare voce all'Università" (il Riformista-Fondazione Magna Carta): Ernesto Galli Della Loggia, Aldo Schiavone, Gaetano Quagliariello.
E' una riforma anti-corporativa, meritocratica, che cerca di combattere al fianco dei meritevoli le strettoie del familismo, del clientelismo, del baronismo. Nel merito è discutibile non perché fa troppo, ma troppo poco. Manca per esempio la liberalizzazione degli studi nell'ottica dell'abolizione del valore legale del titolo di studio. Né bisogna accontentarsi di singoli provvedimenti, ma occorre una liberazione dell'intero sistema che introduca una spietata logica concorrenziale tra gli atenei.
Nel metodo nessuno scippo del Parlamento. A essere scippate sono semmai le trasversalissime lobby universitarie, cui viene concesso fin troppo spazio. Se un governo democraticamente eletto ha il coraggio di arrivare a una prova di forza contro un potere corporativo e trasversale chi sono i veri democratici? Non certo gli usurpatori della sovranità popolare che gridano in piazza. Chi sono quelli che protestano? Sono quelli che stanno dentro, i privilegiati, sono gli immeritevoli capaci solo di leccare il culo o di avere in tasca la tessera del partito giusto.
Una riforma bloccata in Parlamento da quella trasversalissima corporazione dei professori-parlamentari. L'obiettivo della cupola corporativa, la Crui, era l'ostruzionismo fino al sabotaggio. Divenuto evidente, la Moratti ha reagito con la fiducia. E non era affatto scontato. La mancata partecipazione dell'Unione al voto è invece un segnale preoccupante: quella Moratti, insieme alla riforma Biagi, è l'unica riforma che il centrosinistra al governo dovrebbe mantenere, come buon punto di partenza e non di arrivo. Nel frattempo chissà che il centrodestra non veda rosa per la successione a Berlusconi. Moratti for premier
7 comments:
Non ce n'è come parlare di cose che non si sanno o non si vivono sulla propria pelle. Quest'anno finisco il dottorato e se questa riforma passa anche alla camera, io vado all'estero. Sono bravo (magari non il migliore ma nel primo 20% del mio corso di sicuro) e non avrò problemi a trovare un posto (anzi, già ce l'ho...). Guarda caso, proprio i migliori che conosco, quelli con più pubblicazioni internazionali e con impact factor più alto, quelli cioè che secondo te dovrebbero guadagnare con questa pseudoriforma, sono TUTTI contrari.
E parlo di giovani dottorandi o neodottorati, gente senza uno straccio di privilegio da difendere. Chissà come mai.
Stefano.
Come puo' essere buona una riforma che non abolisce il demenziale sistema dei concorsi?
paolo
Tra l'altro se non ho capito male diventano precari anche i professori associati.
Un ricercatore confermato con cui lavoro (bravissimo, ennemila pubblicazioni internazionali) deve decidere se fare il concorso e precarizzarsi o restare ricercatore a vita.
Straordinario, non c'è che dire.
Stefano
Per una volta mi permetto di confidare nei radicali: mi auguro che quando saranno al governo faranno sentire la loro voce in sostegno di questa legge (ma anche quella della scuola) e della legge Biagi.
Ciao,
harry
Sono tutte falsità, Federico.
1. scardina i baroni (falso: i baroni tornano in auge piu' che mai per il ritorno al concorso nazionale e per l'esautorazione del ruolo dei ricercatori)
2. da spazio ai giovani (falso: i giovani si ritrovano con prospettive di precariato infinito, non solo per la fine dei concorsi da ricercatore e l'introduzione del ricercatore a contratto, ma anche perche' se la prima porta d'accesso al ruolo diventa l'associatura si troveranno per anni il tappo generazionale della "fila" degli attuali ricercatori che vorranno passare ad associato -con o senza quote riservate)
3. premia la valutazione (qui la menzogna e' ancora piu' palese: la parte sulla valutazione e' proprio saltata per mancanza di copertura finanziaria)
Tutti sanno che il sistema universitario italiano è da orami troppi anni andato a farsi fottere: gestito dalle corporazioni dei professori, non va avanti il più meritevole ma chi ha più conoscenze. Il fatto che la corporazione dei professori insorga vuol dire che questa riforma sta andando nella giusta strada
E' un bel ragionamento.
Siccome protestano loro, allora la riforma va bene. Quello che non volete capire è che potestano soprattutto i ricercatori e i giovani dottorandi.
Comunque, accetto il ragionamento.
Quando dopo le prossime elezioni vedrò la faccia incazzatissima di Berlusconi & C. saprò che il voto è andato benissimo.
Comunque questa riforma deve tornare alla Camera.
E Casini ha già detto alla CRUI che, dal momento che la calendarizzazione spetta a lui, i tempi saranno moooooolto lunghi...
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