Se nella prossima legislatura ci sarà un governo di centrosinistra, le truppe italiane rimarranno in Afghanistan e non se ne andranno via come vorrebbero i neocomunisti. Ce lo assicura Marco Minniti, responsabile per la Sicurezza e la Difesa dei Ds. E ne siamo contenti. Non del tutto rassicurati però, dalla sua motivazione: la missione in Afghanistan, quella sì, che ha il mandato dell'Onu ed è quindi legittima.
Motivazione che dovrebbe indurre il centrosinistra a rivedere la sua posizione sulle truppe schierate in Iraq, anch'esse sotto il mandato dell'Onu. La risoluzione 1546 dell'8 giugno 2004, al punto 12, «decide inoltre che il mandato della forza multinazionale sarà rivisto su richiesta del governo dell'Iraq o a 12 mesi dalla data della risoluzione, e che questo mandato scadrà al momento del completamento del processo politico descritto nel paragrafo 4 sopra citato, e dichiara che questo mandato verrà revocato anche prima se richiesto dal governo dell'Iraq». L'Onu ha già dato un mandato alla forza multinazionale presente in Iraq. Prevede che le truppe siano ritirate alla fine del processo costituzionale. Anche prima, se lo richiede il governo legittimo iracheno, ma anche dopo, sempre se è il governo iracheno a richiederlo.
Chi si ostina a invocare per l'Iraq eserciti arabi (quindi di regimi dittatoriali) e caschi blu (che l'Onu non ha) cade nella demagogia di proposte politicamente corrette ma che sa essere irrealistiche. se divenissero per assurdo vie percorribili, chi le ha invocate dovrebbe assumersi la responsabilità di imporle al legittimo governo iracheno, che non si fida né dei cugini arabi, né tantomeno dell'Onu (per lo scandalo Oil-for-Food). Quindi, soprattutto, come osserva Christian Rocca, «nega il diritto degli iracheni ad autogovernarsi, diritto che hanno già cominciato a esercitare».
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