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Thursday, September 08, 2005

Secondo giro, Mentana aggiusta il tiro

Anche stasera tornando a casa mi sono imbattuto in Matrix, la nuova trasmissione di approfondimento politico condotta da Enrico Mentana su Canale 5. Dopo la falsa partenza di lunedì, mi pare abbia corretto il tiro. L'ossessione del ritmo incalzante che aveva impedito agli ospiti della prima puntata di riuscire a esprimere un solo concetto compiuto nell'arco di due ore, è stata ridotta. Deleteria la scelta degli ospiti politici. Lilli Gruber e un esponente leghista non sono esattamente i più sereni, ma i più faziosi, per parlare della minaccia terroristica che incombe sull'Italia e della recente espulsione dell'"imam" di Torino Bouchta.

Ottimi però i servizi. Quello della Iena Alessandro Sortino, che intervista l'imam di una moschea italiana il quale non si fa scrupolo di legittimare le azioni di "martirio" e il jihad di Al Qaeda contro l'Occidente. Ma è la frase conclusiva la più agghiacciante e dal tono nazista: «In una società ingiusta non ci sono innocenti». E quello, sconcertante, girato con telecamera nascosta, di un giovane pakistano barbuto con copricapo tradizionale che si aggira indisturbato per le stazioni della metropolitana e la stazione Termini di Roma con uno zainetto sospetto.

Vale la pena di soffermarsi su questo. All'ingresso della metropolitana un vigilante gli chiede di esibire il biglietto e lo fa passare senza indugiare, ma osservando con indolenza: «Beh se non è un terrorista questo...». Lei è sospetto, ma prego si accomodi lo stesso. Il ragazzo giunge a Termini, entra in libreria e posa lo zainetto per terra. Un commesso lo ammonisce: lo porti sempre con sé. Buona raccomandazione per uno che ci si deve far saltare.

Il nostro attore si aggira per la stazione Termini con fare sospetto. Incrocia carabinieri, polizia, vigilantes, guardia di finanza. Nessuno che faccia un controllo dei documenti o chieda conto del contenuto dello zainetto. Infine, il colmo. Lo zainetto viene abbandonato e nell'arco di venti minuti viene aggirato ben due volte dai macchinari delle pulizie, ignorato da poliziotti o carabinieri di passaggio, oppure viene visto ma ritenuto non degno di allarme. Alla fine un viaggiatore lo indica a un vigilante, che dà l'allarme. Il ragazzo pakistano a questo punto ricompare e l'agente gli consegna lo zainetto ("ecco, se l'era scordato, prego tenga") senza neanche controllarlo o chiedere spiegazione per l'abbandono.

Certo che diffido di nuove misure normative, leggi "speciali", o provvedimenti straordinari. Non perché temo derive, ma perché potrebbe essere tutto inutile. Anzi, è inutile se non c'è neanche uno straccio di stato di allerta neanche da parte delle forze dell'ordine neanche sugli obiettivi sensibili. Cosa ci vuole a istruire qualche centinaio di vigilantes della metropolitana a far aprire uno zainetto sospetto? O a ordinare a polizia e carabinieri di fare massima attenzione con bagagli abbandonati nelle stazioni?

La prima difesa è uno stato mentale, innanzitutto di chi è incaricato alla nostra sicurezza. Se lo stato di massima allerta viene davvero fatto proprio dai comandi forse non servono neanche nuove normative. Nessuna legge "speciale" ci proteggerà se poi a essere in sonno sono le nostre forze dell'ordine anziché le cellule islamo-fasciste.

2 comments:

Anonymous said...

D'accordo con il titolo (puntata decisamente più godibile); schifato ma non sorpreso dalla mentalità - che hai giustamente definito nazista - dell'ultimo imam intervistato ("nelle società ingiuste non ci sono innocenti, anche i bambini", "in Israele non ci sono innocenti", "bin laden è giusto"...); la gruber e il leghista erano due facce di una stessa medaglia.

Anonymous said...

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