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Thursday, September 22, 2005

Le nuove ragioni dell'antifascismo

Christian Rocca recensisce su Il Foglio l'ultimo libro di Paul Berman: "Power and Idealists - Or, the passion of Joschka Fischer and its aftermath"; il seguito ideale dei due precedenti e fortunati libri "Terrore e Liberalismo" (2003) e "A tale of two Utopias" (1997). L'intellettuale liberal favorevole alla guerra in Iraq «indaga proprio sul percorso intellettuale e politico di Fischer e degli altri leader sessantottini europei».
«E' una storia appassionata dell'idealismo rivoluzionario di trent'anni fa e del suo trasferimento, in alcuni casi, a posizioni di potere... Il tema centrale del saggio è il rapporto apparentemente inesistente, ma secondo Berman saldissimo, tra l'11 settembre e il Sessantotto. Berman oggi nota una certa comunanza ideale tra alcuni leader degli anni Sessanta e quel gruppo di persone che ha sempre disprezzato i contestatori rivoluzionari. E c'è anche una condivisione di analisi e di soluzioni nei confronti dei pericoli più seri che corre la società moderna.»
Per Berman la guerra al terrorismo e la politica del regime change in Iraq non sono «né una crociata né una guerra imperialista, ma una nuova fase della guerra scoppiata in Europa ottanta anni fa e mai finita. Una guerra antifascista e antitotalitaria». Il fondamentalismo islamico di Al Qaida e il nazional-socialismo panarabo di Saddam sono «la continuazione morale, ideologica e storica dei movimenti totalitari, sia fascisti sia comunisti, del Ventesimo secolo». Ma queste «ragioni antifasciste» dell'intervento angloamericano in medio oriente, interpretate da Christopher Hitchens, Tom Cushman, Thomas Friedman, sono state ignorate dai media tradizionali.

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