I socialisti danno un ignobile spettacolo di sé. Il problema non è che un momento particolarmente delicato di un congresso o di un dibattito dia luogo a polemiche ed ecciti gli animi. Ma che ogni intervento venga sottolineato con interruzioni e boati, che in ogni momento piovano insulti e grida, non è degno di un contesto civile e dovrebbe condurre a riflettere.
Ieri era salita la tensione quando è stato annunciato l'ordine del giorno Craxi-Zavattieri che proponeva la fine dell'esperienza con la CdL e il ritiro immediato della delegazione socialista dal governo. I sostenitori delle due mozioni, quella Craxi e quella De Michelis, si sono scontrati anche sulla composizione della "base congressuale", cioè sul numero dei delegati che dovrebbero essere accreditati per le votazioni di domenica dalla Commissione di garanzia tesseramento e congresso. I delegati inviati a Roma dai congressi provinciali e regionali dovrebbero essere in totale 1.156 ma sono circa 1.600 perché sono stati tenuti in alcune regioni o province congressi separati dei sostenitori delle due tesi. Stamani l'atmosfera è stata ulteriormente surriscaldata dalle polemiche seguite alle dichiarazioni rilasciate al Messaggero da Robilotta sul compagno di partito Zavattieri. I due si sono affrontati poco prima che riuscisse a parlare Pannella.
Ma cosa divide davvero De Michelis e Craxi? «Non sfugge a nessuno - ha spiegato De Michelis - che le elezioni politiche le faremo in uno schieramento politico diverso da quello con cui siamo ora. E' chiaro che non staremo più con la CdL. Ma prima voglio vedere come procede il processo unitario con Sdi e Radicali». Ciò che divide De Michelis da Craxi, è la necessità del ritiro immediato dalla CdL. «A un certo momento dovremo vederci e fare un punto insieme per evitare che si vada verso una scissione del partito che nessuno vuole. Questo congresso ha intrapreso una strada che è quella verso l'unità socialista e l'alleanza con i radicali. Questa scelta mi sembra chiara. Ma, secondo noi, questa scelta non può avere un orizzonte vago e indefinito, ma preciso e perché lo sia bisogna uscire subito dal centrodestra», ha sottolineato Bobo Craxi.
Pannella è intervenuto (ascolta) riuscendo, al secondo tentativo, a placare gli animi di un assise molto concitata e catturare l'attenzione dell'uditorio. A De Michelis, che nella sua relazione di ieri esprimeva la disponibilità a «esplorare un percorso liberale, riformista e laico» con i socialisti dello Sdi e i radicali, Pannella ha risposto scherzando: «Non sapevo che fossi diventato una specie di boy scout». Sdi e Radicali, è stato il senso delle parole di Pannella, hanno ritardato i propri lavori in attesa della decisione del Nuovo Psi, che a questo punto però dovrà arrivare nella giornata di domenica: «Il soggetto con lo Sdi è già costituto ora siete voi che dovete fare questo passo».
Il leader radicale chiede che il congresso decida, ma senza lasciare dubbi sulla legittimità della decisione finale. Per non sciupare l'occasione creata da Sdi e Radicali, «dobbiamo lavorare per mantenere questo luogo di confronto. Ora io aspetto persone come Margherita Boniver, magari anche dopo le elezioni». Rivelando di aver sentito telefonicamente Romano Prodi, Pannella ha riferito di avergli detto «che lui è l'alternanza, non l'alternativa. Ma senza alternanza non c'è nemmeno alternativa».
Un'«alternativa di società, se anglosassone o continentale, e la difesa dei credenti contro i mercanti nel tempio e l'immenso potere che hanno coloro che sono simoniaci e hanno trasmesso alla politica il virus simoniaco». Pannella nel suo lungo discorso ha ricordato che quelle sulla mobilità del lavoro, contro gli assetti corporativi del paese, sulla libertà di ricerca sono grandi questioni sociali, di diritto e libertà per tutti. Come lo furono le battaglie sul divorzio e sull'aborto. Lotte «storicamente del socialismo fabiano, cristiano». Il leader radicale ha ribadito i riferimenti a Blair, Zapatero e Loris Fortuna. E sul proporzionale, sul concordato firmato nell'84, sulle droghe leggere, ha individuato «gli errori di Bettino». Oggi «la denuncia del concordato, la riforma religiosa e la riforma politica, il credente e il laico sono sinonimi (...) Noi siamo l'alternativa dei credenti contro i simoniaci, contro un potere gerarchico che ha perso ogni rispetto della religiosità».
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