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Wednesday, October 26, 2005

E' esportata. Ed è Doc

Potrei, come sempre in questi anni riguardo la politica estera e la guerra in Iraq, limitarmi a segnalarvi l'editoriale su Il Foglio, come sempre preciso, esaustivo e incalzante, ma oggi tutte le luci vanno dirette su la Repubblica, sulle cui pagine un lungo editoriale di Khaled Fouad Allam obbliga per la prima volta i lettori a una visione realistica e onesta di quanto succede in Iraq dopo la guerra: dischiude per loro nuovi orizzonti, «una nuova storia», quella della «lenta decomposizione dell'autoritarismo politico nel Medio Oriente» che ha preso avvio dalla guerra americana.
«Le consultazioni si sono ripetute durante l'anno, con una partecipazione sempre crescente: come se quel popolo avesse deciso di dare una lezione non soltanto al terrorismo, ma al mondo intero e soprattutto a coloro che negli ultimi tre anni non hanno fatto che dubitare sulle questioni del secolo: democrazia e mondo arabo, democrazia e islam, esportazione della democrazia.
...
E' necessario per il centrosinistra italiano un nuovo sguardo sul Medio Oriente e sul mondo arabo: oggi, che lo si voglia o no, quel mondo sta cambiando perché la guerra in Irak inaugura comunque quello che è stato chiamato il "momento americano", e mette in luce l'assenza di un progetto politico europeo sulle grandi questioni che attraversano quelle società».
Poi il riconoscimento: «I radicali, ora prossimi a ricongiungersi al centrosinistra unendosi ai socialisti di Boselli, sono stati i primi in Europa a sollevare il problema della democratizzazione del mondo arabo».

Alla luce dello squarcio di sereno (chissà quanto passeggero, ma già è qualcosa) di la Repubblica, delle timide aperture di Fassino all'ultimo Congresso dei Ds, delle riflessioni a bassa voce di D'Alema nel chiuso di una fondazione, e degli smarcamenti decisamente atlantisti di Rutelli dalla posizione pacifista prodinottiana, sembra paradossale che nelle valutazioni sulla politica estera americana si stia facendo scavalcare da costoro uno che potrebbe darne a tutti di lezioni. Scoprite chi è: video.

A preoccuparci non è - figurarsi - l'atteggiamento critico nei confronti dei molti errori dell'amministrazione Bush. Ma il fatto che la sua analisi parta da essi, che non schiodi dalla proposta "Iraq libero" (per quanto fosse auspicabile e concreta ormai superata dagli eventi), ignorando che i venti di cambiamento che stanno scuotendo il Medio Oriente trovano la loro origine nella guerra irachena e nella dottrina Bush. Se persino un Fouad Allam qualsiasi su la Repubblica ha saputo soffermarsi su questo, perché non ripartire da qui? E' come se - dico come se - si trattasse di dimostrare qualcosa e si volesse rincorrere un elettorato che non gli appartiene insistendo su una sorta di "terza via" che terza alla fine non poteva essere. O no?

Sulla costituzione irachena vi consiglio anche il mio approfondimento per RadioRadicale.it.

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