Le proteste contro la direttiva Prodi-Bolkestein sulla liberalizzazione dei servizi e contro la riformuccia Moratti hanno un comune denominatore: il conflitto di interessi. No, non quello di Berlusconi. Parliamo di conflitti d'interesse meno noti ma forse più determinanti nel tenere il nostro paese al palo. Dei conflitti di interesse latenti, spiega oggi Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera, che tengono bloccato il paese. Riguardano «le grandi corporazioni che dominano il nostro panorama sociale, le quali riescono quasi sempre ad occultare quel conflitto grazie a tre elementi decisivi: il loro potere d'influenza, la loro compattezza interna e, infine, il diritto all'autogoverno riconosciutogli dalla legge».
In entrambi i casi, Bolkestein e Moratti, «ciò che viene al pettine è la struttura corporativa di tanta parte della società italiana, cioè l'ambigua commistione tra l'involucro pubblico-statale e le attività che esso riveste, le quali, però, sono o vogliono essere del tutto autonome. Si realizza così per questa via quasi un'istituzionalizzazione del conflitto d'interessi, una sorta di sua legalizzazione. Specie poi quando, come il caso dell'università e degli ordini (ma è un caso frequentissimo) all'esistenza delle corporazioni si somma il loro autogoverno...» Da leggere
No comments:
Post a Comment