Lo stop del governo è inquietante, perché «di fronte a una serie di interessi in gioco che vogliono spartirsi una torta da 13 miliardi di euro (16 milioni di lavoratori)», legittimamente in contrasto, «la pavida politica italiana ha scelto di non scegliere». Dunque, gli interessati alla torta sono tre: i sindacati, Confidustria, le Banche. La misura che è stata bloccata andava bene agli industriali, che «portavano a casa, in cambio della dismissione del TFR, attualmente usata forma di finanziamento più o meno occulto, un bonus fiscale interessante e un accesso agevolato al credito». Nemmeno i sindacati si potevano lamentare, mentre le uniche scontente erano le assicurazioni, e «con qualche ragione», secondo Cisnetto: la legge infatti «avrebbe favorito i fondi gestiti da sindacati e imprese – a basso rendimento ma anche a basso rischio – rispetto alle altre forme di previdenza complementare». Conclusioni:
«In una democrazia compiuta, il conflitto tra le parti è normale. Quello che non torna, piuttosto, è che alla fine non ci siano né vinti né vincitori, ma l'ennesimo rinvio, un'ulteriore dimostrazione della debolezza della politica, anche stavolta incapace di individuare l'interesse generale tra quelli particolari. Anomalo è che di fronte a tutto questo la politica tenda sempre a rinviare, senza caricarsi delle proprie responsabilità».
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