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Wednesday, October 26, 2005

La vera lezione del Vietnam

Melvin R. Laird fu segretario alla Difesa Usa dal 1969 al 1973, ai tempi dell'amministrazione Nixon. Fu l'ideatore della cosiddetta strategia della «vietnamizzazione» che, a suo giudizio, stava costringendo i nordvietnamiti alle corde proprio quando l'opinione pubblica americana voltò le spalle alla guerra. Oggi su Foreign Affairs, ripreso dal Corriere della Sera ripropone la sua strategia applicata all'Iraq.

L'interesse dell'articolo sta nel suo voler parlare anche ai «malinformati da oltre trent'anni di faziosità riguardo alla Guerra del Vietnam». Faziosità che hanno reso gli Stati Uniti «riluttanti ad intervenire persino per una giusta causa e insicuri rispetto alla propria capacità di venir fuori da una guerra». A me è sembrato il contributo onesto di un ex ministro, «rimasto in silenzio in questi trent'anni» per non «impicciarsi» degli affari delle nuove amministrazioni, che si è deciso a dire la sua vista la «rinnovata denigrazione del nostro ruolo in Vietnam alla luce della guerra in Iraq».
«Oggi meritiamo una visione della storia che si basi sui fatti piuttosto che sulle storture emozionali o sulla linea politica di uomini stanchi che giocano con le emozioni. La mia non è una visione rosea della Guerra del Vietnam. Non manco di riconoscere che sia stato un capitolo terribile, malgestito e tragico nella storia degli Stati Uniti...»
La sua verità è che gli Stati Uniti non stavano perdendo la guerra quando si ritirarono nel 1973. Anzi, la vittoria era «in pugno», e la sconfitta si materializzò solo quando il Congresso tagliò i fondi alla «vietnamizzazione», destinati cioè all'addestramento dei sudvietnamiti e al rafforzamento della capacità del Vietnam del Sud di difendere se stesso. «La fine dei finanziamenti lo condannò invece all'invasione da parte dei vietcong». Veniamo all'oggi:
«La guerra doveva essere restituita alle persone a cui interessava, e cioè ai vietnamiti. Essi avevano bisogno dei soldi e dell'addestramento, ma non di altro sangue americano. Io chiamai il nostro programma "vietnamizzazione" e, a dispetto di chi sostiene il contrario, continuo a credere che abbia funzionato. Noi abbiamo bisogno di investire le nostre risorse e il sostegno incrollabile dell'opinione pubblica per appoggiare un programma di "irachizzazione", in modo da potere andare via dall'Iraq lasciando gli iracheni in condizione di proteggere se stessi».

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