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Monday, October 24, 2005

Dall'Iran una storia di alta lotta umana

Akbar GanjiIeri sul SF Chronicle, un appassionato articolo di Azar Nafisi, l'autrice di "Reading Lolita in Tehran", sulla splendida figura di dissidente di Akbar Ganji, la cui storia presentammo in questo post a luglio.

Allora si fece sentire solo il presidente Bush, invitando tutti gli attivisti per i diritti umani e la libertà, e le Nazioni Unite, a occuparsi del caso di Ganji e dei diritti umani in Iran. Bush intimò al governo iraniano di rilasciare «immediatamente e senza condizioni» Ganji. E si rivolse direttamente a Mr. Ganji, «sappia che quando lei lotta per la sua libertà, l'America lotta con lei». I due mesi di sciopero della fame di questa estate ci indussero a definirlo il Gandhi iraniano e anche la Nafisi sottolinea il carattere nonviolento della sua resistenza al regime dei mullah.
«Whether in his readings of Hannah Arendt and Karl Popper or in his investigative journalism, Ganji has acted boldly and frankly, without the timidity and ambiguity typical of so many of his comrades in the reform movement. He would not accept pat answers or opportunistic compromises. For him, the struggle against the Islamic regime has become not only a political but also an existential imperative.
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Ganji has grasped the important point that, in confronting a totalitarian regime, the first rule is to create a model of resistance that is effective precisely because it refuses to play according to the rules chosen by those in power. He creates a different domain, a space within which he will set the rules. His questioning of the Islamic regime is not only political but also cultural and ideological».
Ganji inoltre, richiamandosi a pensatori occidentali come la Arendt, mostra agli iraniani il vero volto del regime, che appartiene alle moderne ideologie totalitarie come il fascismo e il comunismo e non ha nulla a che vedere con l'Islam e la tradizione islamica. Così, oltre il dato religioso, etnico, o nazionale, riconoscendo l'universalità di concetti come la democrazia e i diritti umani, restituisce l'Iran al mondo, alleandosi con i democratici del suo paese senza distinzioni di credo e richiamandosi liberamente agli scritti dei pensatori democratici occidentali. Gli Stati Uniti, osservava lo scorso luglio Michael Ledeen, ancora «non hanno saputo trovare una linea d'azione per sostenere la coraggiosa resistenza del popolo iraniano».

Su Notizie Radicali, Gualtiero Vecellio scrive di "In difesa della democrazia", tracciando quella linea rossa che unisce la vita di Natan Sharansky alle politiche radicali e al cuore della politica estera di George W. Bush. Vi consiglio di leggerlo

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