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Sunday, October 23, 2005

La sinistra perde tempo con ciò che è stato «spazzato via dalla realtà»

«E' inutile continuare a discutere di qualcosa che nel frattempo è stato spazzato via dalla realtà».
E' il consiglio del politologo americano Charles Kupchan alle sinistre europee, e soprattutto a quella italiana, ancora impegnata a districarsi da vecchi schemi e consunte tradizioni alla ricerca di un terreno comune su cui fondare un partito unico dei riformisti.

Per fondare un nuovo partito, una nuova identità comune, ha scritto oggi Angelo Panebianco sul Corriere della Sera, non bisogna partire dalle «tradizioni ma dai problemi e, [solo] alla luce delle soluzioni individuate, decidere anche cosa farsene delle venerande tradizioni». E' dai problemi, dall'analisi della realtà del paese, che si dovrebbe iniziare a discutere. Ed è sulla «forza della proposta... portatrice di una forte discontinuità rispetto al passato» che si può fondare un nuovo partito. Non l'unità delle forze laiche, ma l'unità laica delle forze, cioè sugli obiettivi, si direbbe in lessico pannelliano. E invece sentiamo ciascuno accreditarsi proclamando etichette etichette etichette. Almeno fossero etichette moderne. No: tradizioni, storie personali e slogan del passato.
Siete o no d'accordo con una certa analisi della situazione economica e sociale italiana e delle sfide a livello internazionale? Siete o no d'accordo sulla necessità di certe riforme e soluzioni a quelle sfide? Su queste concrete domande dovrebbe fondarsi il dibattito sulla nascita del Partito Democratico.
«Aggredire il male italiano significa... fare i conti fino in fondo con la questione del mercato. Favorire il mercato, riformare il welfare, ridurre forza e peso delle corporazioni: questo richiederebbe combattere la sclerosi del sistema. Un nuovo partito del centrosinistra, comunque lo si chiami, dovrebbe dunque ingaggiare un bel po' di conflitti con tanti interessi costituiti (anche sindacali)».
«Spazzati via dalla realtà» sono il socialismo e la socialdemocrazia. Come Kupchan, anche Panebianco:
«La gloriosa tradizione socialista (in senso lato) ha ben poco ormai da offrire ai grandi Paesi europei Non ha nulla da offrire in Italia dove ha sempre fatto tutt'uno con l'ideologia antimercato, statalista e assistenziale... Il partito democratico nascerà se avrà una proposta (e una leadership all'altezza) così forte da favorire "conversioni" e l'abbandono da parte di tanti delle antiche strade. Il processo è tutt'altro che indolore ma non si conoscono altri modi per creare nuove identità».
Kupchan giustamente consiglia «pragmatismo»: la conquista del centro politico inteso come mercato elettorale incline a ragionare in termini pragmatici; né ideologici, né palude. E' comprensibile la sofferenza di molti. Costretti dalla storia a dirsi socialdemocratici quando erano comunisti e la socialdemocrazia già non rispondeva più alle sfide della modernità, ora sono costretti a non dirsi neanche più socialdemocratici poco dopo esserlo a stento diventati. Il tutto in "soli" 15 anni.
«Dal mio punto di vista un socialdemocratico è uno che continua ad abbracciare l'agenda tradizionale del centrosinistra in un mondo che è cambiato... in contrapposizione ad un socialdemocratico europeo "classico", non posso non notare che un democratico [americano] è uno che valuta la realtà in modo molto piu pragmatico e che crede davvero nel mercato...»
Kennediani o socialisti? Un falso bivio, continua Kupchan, visto che il socialdemocratico rimane «uno che detesta, anche se non lo dice esplicitamente, la globalizzazione e vuole conservare il welfare attuale, senza vere riforme; che si dice favorevole al mercato, ma fa fatica a distinguere tra interventismo di Stato e un sistema di regole efficaci e non invadenti per farlo funzionare. E' anche uno che, in politica estera, normalmente fa scelte filo-occidentali, ma poi non riesce ad abituarsi all'idea che, con la minaccia incombente del terrorismo, purtroppo l'uso della forza non può più essere considerato solo un'eventualità remota, da valutare solo in casi estremi e dopo lunga riflessione».

Un Partito Democratico non può nascere e prendere forma dai retaggi post-democristiani e post-comunisti. Per tutti i paesi europei la caduta del muro di Berlino nell'89 e l'esaurirsi della funzione storica della socialdemocrazia e del comunismo, che per oltre un secolo hanno occupato lo spazio politico della sinistra nei parlamenti democratici, rendono possibile il proficuo innesto del liberalismo nel suo alveo naturale: a sinistra rispetto al conservatorismo. Un innesto che finora ha vissuto con successo solo la sinistra britannica, con cospicui vantaggi però per tutto il sistema politico.

3 comments:

Anonymous said...

Condivisibile l'analisi.
manca un pezzo, che l'americano non può conoscere: in Italia, non c'è alcuno spazio "a sinistra dei conservatori". Nè per i liberali, nè per alcun'altra cosa. Semplicemente, non esistono conservatori, intesi all'anglosassone.
Esiste solo una immensa palude ominicomprensiva vacuamente consociativa e sicuramente clientelare, ultimamente composta da trenta partiti confederati in due schieramenti, ambedue ampiamente corporativi e "sociali" e tra loro contrapposti solo ed esclusivamente sulla base dell'odio o dell'amore nei confronti di un tizio, tal Berlusconi.

In questo panorama, se è oggettivamente difficile inseminare di liberalismo lo schieramento a destra, è im-pos-si-bi-le farlo con la parte a sinistra, ancora vanamente tronfia nella sua superiorità morale.
Perchè mai poi, una volta vincenti, dovrebbero cambiare agenda?

Radicali turnate, 'sta casa a centrodestra aspietta'vvoi! ;-)
ciao, Abr

Lo PseudoSauro said...

Abr mi ha rubato le parole di bocca. Qui i "conservatori" sono i reduci del catto-socio-comunismo e la Destra Storica e' morta d'inedia da ben prima del fascismo. In un clima in cui un'alternativa alla dittatura antifascista era impossibile pare evidente la "sorpresa" Berlusconi, ed ancor piu' le sue persecuzioni giudiziarie piuttosto "bipartisan". Se i Democratici dovessero stare "a sinistra" dei conservatori, considerato che da noi questi comprendono la sinistra estrema, dovrebbero traslocare nella trattoria dopo l'incrocio. La soluzione? Via tutti i partiti e comitati elettorali che funzionano solo per le elezioni (possibilmente almeno ogni 5 anni, non 5 mesi). Ma ci vorrebbe perlomeno Franco per fare una cosa simile. Sai l' "attentato" alla Costituzione... come se in USA, che i partiti non ci sono, fossero tutti fascisti.

Anonymous said...

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