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Monday, October 03, 2005

Il programma neopauperista della coppia Prodi-Bertinotti

Con l'illuminante editoriale di oggi Antonio Polito rivolge al professore una semplice domanda: «Ma se voto Prodi, voto anche Bertinotti?». Sì, perché a sentir parlare Prodi e Bertinotti s'insinua in noi il lancinante dubbio di trovarci di fronte a un Dottor Jekyll e mister Hyde del centrosinistra. Una coppia di fatto, due facce intercambiabili della stessa politica che non possono fare a meno l'una dell'altra.

Innanzitutto, è giustificato un certo scetticismo sullo strumento delle primarie così come è stato concepito. Se per iscriversi alle liste occorre «preventivamente impegnarsi a votare per il centrosinistra, comunque vadano le primarie», vuol dire che a partecipare saranno coloro che la scelta di campo l'hanno fatta a prescindere, «per disciplina di partito o per senso di appartenenza». Chi invece è abituato a votare sulla base dei programmi e del leader chiamato ad applicarli farà più fatica a sentirsi coinvolto. E' facile ipotizzare una grande quantità di elettori «orientati verso il centrosinistra che però avrebbero molti dubbi a votarlo se dalle primarie Bertinotti uscisse come vincitore, cioè con una percentuale di voti tale da pesare in misura decisiva».

E veniamo al vero nodo da sciogliere, quei programmi che dovrebbero dividere Prodi da Bertinotti e che invece sembrano accomunarli oltre ogni accettabile livello.
«Sembra di capire che i programmi in lizza non sono considerati alternativi tra loro, ma pezzi di uno stesso puzzle che verrà assemblato dopo, senza scontentare nessuno. Così, mentre infuria nel centrosinistra il dibattito per decidere se si può sdoganare Pannella, il cui programma è temuto da molti come inconciliabile con il centrosinistra, è stato già sdoganato Bertinotti, il cui programma viene evidentemente ritenuto perfettamente compatibile con l'azione di governo futura».
Eppure, Polito passa in rassegna - non senza brividi - 7 punti del programma bertinottiano, intitolato modestamente «Voglio!». E' indicativa l'assenza da quel programma delle parole "occupazione", "sviluppo", "crescita", "pil". Un silenzio che illustra meglio di tanti discorsi la tara ideologica della sinistra neocomunista, per la quale «la ricchezza non va prodotta, ma solo distribuita». Come è possibile? E' un programma che ignora volutamente il mercato. Se solo uno dei 7 punti del programma bertinottiano (ad esempio laddove si propone che nessuno percepisca un reddito superiore di 10 volte il reddito di chi prende il minimo contrattuale) venisse fatto proprio da Prodi la nostra società sarebbe condannata al pauperismo.

1 comment:

Anonymous said...

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