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Wednesday, July 19, 2006

Il ministro del «se arretro, seguitemi!»

No, proprio non va. Quando il retroterra culturale è di un certo tipo i riflessi sbagliati rischiano di avere la meglio sulle buone intenzioni. Avevamo scritto, tempo fa, all'indomani dell'annuncio del decreto sulle liberalizzazioni, che ci sarebbe voluta una fermezza thatcheriana nel difenderle. Volendo con ciò dire non che le misure nel merito fossero, o dovessero essere, thatcheriane, me che serviva mostrarsi di ferro di fronte alla prevedibile controffensiva delle categorie.

Altro che «pareggio», l'esito della trattativa di Bersani con i tassisti è una sonora sconfitta. Lui forse non se n'è accorto, ma noi sì, al di là del merito, leggendo stamani l'intervista che il ministro ha rilasciato a la Repubblica: «L'unica novità è che i tassisti non devono aspettarsi l'ingresso nel loro mercato di grandi società di tipo capitalista». Ironizza il giornalista, cogliendo lo scivolone anti-capitalista del ministro: «E di chi? Di società di tipo collettivista?». Però Bersani ci casca in pieno e aderisce, anche lui, alle paure dei tassisti, che emblematicamente hanno fatto di New York un modello negativo, lasciandosi andare ad accenti razzisti: «No, non finirà come è finita a New York, dove alla guida dei taxi grandi società capitaliste hanno messo dei poveracci, dei paria asiatici...».

Dunque, per carità, proprio quello che ci servirebbe, il modello New York, è scampato, ma Bersani più che battuto sembra addirittura essersi convinto delle ragioni dei tassisti. E' Lanfranco Turci a spiegare ciò che serviva: «Il divieto del cumulo delle licenze avrebbe introdotto finalmente un'industrializzazione del servizio dei taxi», mentre con l'accordo «è come se si fosse bloccato anni fa l'arrivo degli ipermercati e si fosse concesso agli alimentari di ampliare i negozi».

«La rivoluzione liberale non si fa con i pareggi», è il titolo dell'editoriale zemaniano del Riformista, critico nel merito, un provvedimento già annunciato come blando la cui portata viene ulteriormente affievolita, e di metodo, il cedimento a proteste violente e illegali. Liberalizzazioni e concorrenza nei mercati dei servizi e dei beni è la ricetta fortemente indicata non solo da Giavazzi, ma anche da Alberto Alesina.

Comunque, Prodi e Rutelli non sono affatto contenti. Figuriamoci Nicola Rossi, Polito e Capezzone. La fregatura sarebbe stata la mediazione di Veltroni, chiamato a mediare guarda caso proprio dai tassisti. Adesso non rimane che dare forza alla proposta dell'Istituto Bruno Leoni, sostenuta da Capezzone e tradotta in emendamento al decreto.

Di positivo c'è che forse l'emendamento «Nutella» confermerà l'Iva al 10% su cioccolatini e dolciumi. La potente lobby dei ghiottoni all'opera...

2 comments:

Unknown said...

L'ottimismo della volonta' aveva fatto per poche ore premio sul pessimismo della ragione. La ragione ha vinto: fidarsi della disUnione genera delusione.
Saluti.

Ottavio said...

Di positivo, oltre al mantenimento dell'iva sul cioccolato al 10%, c'è pure la correzione dell'intervento fiscale sulle società immobiliari, che da un impatto previsto di circa un miliardo di euro ne avrebbe portati nelle casse del governo più di trenta...

Alla faccia dei tecnici professionisti, sbagliano i conti di trenta volte...

La rivoluzione liberale si fa con leggi liberali, chiare, semplici e dirette.
Purtroppo, al momento, il governo non ha la forza per sostenere le critiche e le proteste che queste leggi comporterebbero.