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Wednesday, July 19, 2006

Una sottile linea rossa...

E' quella che separa il Governo Prodi da una grave crisi nei rapporti con Washington. C'è tensione: per la telenovela sulla missione in Afghanistan, salvata (così pare) per il rotto della cuffia, ma senza l'aumento di truppe e la disponibilità degli aerei promessi dal governo precedente; per l'«equivicinanza» nella nuova crisi mediorientale; per il "caso" Abu Amar, che rischia di trasformarsi in una nuova Sigonella.

Gli Stati Uniti, rivela il retroscena di Minzolini oggi su La Stampa, hanno bisogno di un governo forte, con una maggioranza più compatta sulla politica internazionale. L'attuale quadro politico non piace Washington, che in queste ore sta tentando «di sensibilizzare, per quel che può, gli amici che ha nella politica italiana». Cossiga primo fra tutti. Qualcuno dice che «da qui a sei mesi qualcosa cambierà. E non si andrà alle elezioni. E' già tutto pronto. D'Alema arriverà al posto di Prodi e la maggioranza si allargherà. Anche Berlusconi è d'accordo. Accetto scommesse. E manderemo via Rifondazione e quelli del Pdci che hanno un nome complicato». D'Alema e Berlusconi, dunque, a lavorare a un nuovo compromesso fra i loro interessi.

Prodi però sarebbe pronto a vendersi l'anima al diavolo per diventare buon interlocutore degli Usa. Quindi pare che stavolta, al contrario che nel '98, se allargamenti, cambi, ristrutturazioni di maggioranza hanno da essere, non starà a guardare, se ne farà carico in prima persona per condurre ancora il gioco.

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