Appena si riparla di indulto e amnistia - misure necessarie non tanto e non solo come atti di clemenza, ma innanzitutto per ristabilire la legalità violata da uno Stato incurante di perdere la propria legittimità - ecco che si riaffaccia il giustizialismo di tutti i colori. Di destra e di sinistra. Il partito dei pm, le toghe rosse, che trovano in editoriali scalfariani, come quello di oggi di Carlo Federico Grosso un velo, in verità fin troppo sottile, di rispettabilità "giuridica". E ricordiamo che al parere di Grosso, contrario alla legge Pecorella, avevamo tempo fa dedicato un editoriale su Notizie Radicali e L'Opinione.
Perché l'amnistia. L'attuale numero milionario dei processi in corso (8-9 milioni) rende letteralmente fuori-legge lo Stato italiano, chiamato, come tutti i cittadini, al rispetto delle sue leggi. Milioni di cittadini sono sequestrati per anni nell'attesa di un giudizio, vedendo rovinati lavoro, affetti, vite intere. La durata del processo è riconosciuto essere un fondamentale parametro del rispetto dei diritti dei cittadini. Proprio su questo l'Italia subisce un numero praticamente infinito, e in crescita esponenziale, di condanne dalla Corte europea di Strasburgo.
L'incapacità di amministrare efficacemente la giustizia mina alle fondamenta la legittimità propria del potere statale. Si riformi il sistema, viene obiettato. Certo, ma prima occorre, subito, fermare la flagranza di reato da parte dello Stato, come premessa necessaria per qualsiasi riforma della giustizia.
3 comments:
Giustizialismo? no, solo voglia di vedere scontate le pene per intero.
Tutte le volte mi chiedo se davvero credi alle cose che scrivi o meno.
Purtroppo mi sto convincendo sul fatto che ci credi... e non è un complimento
Sarà come dici tu Federico. Ma io, che non commetto reati, se ne subisco uno gradire che fosse fatta giustizia. E se un qualsiasi governo invece di riformare la giustizia si limita a fare l'aministia.. beh, mi incazzerei!
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