La verità è che il Ministero a Kouchner brucia ai socialisti, che intorno a sé vedono sempre più terra bruciata. Jouyet, oggi segretario di Stato agli Affari Europei, non ha mai militato nel Ps, ma era stato vice capo di gabinetto dell'allora primo ministro socialista Jospin. Per 30 anni è stato amico di Hollande. Si può restare amici avendo idee politiche diverse? Diremmo di sì, eppure... «Ho perso un amico, perché è al servizio di un governo contro il quale combatto», ha detto Hollande. Quanto a Besson, l'ex segretario nazionale per l'Economia del Ps oggi segretario di Stato per la Valutazione delle politiche pubbliche, Hollande lo aveva già definito un «traditore» tempo fa.
Insomma, invece di chiedersi non se vi sia qualcosa che non va nel partito che guida, se non vi sia una inadeguatezza di fondo della sua proposta politica, Hollande reagisce additando i "traditori".
La cosiddetta "apertura" di Sarkozy a personalità di sinistra, tuona, è un «inganno». Il governo Fillon è «un governo di destra». Certo, ma questo lo sanno bene gli esponenti socialisti che sono entrati a farne parte. Il fatto che dovrebbe indurre Hollande a qualche riflssione è che costoro hanno ritenuto le risposte di un presidente e di un governo di destra alle sfide che ha di fronte la Francia più convincenti di quelle socialiste.
Ma la pietra dello scandalo rimane Kouchner, tanto che l'ex ministro della Sanità socialista ed ex capo della missione Onu in Kosovo viene chiamato a dare spiegazioni su Le Monde: «Intendo continuare a rimanere a fianco degli oppressi», assicura. «Conosco le tue convinzioni e non ti chiedo di rinnegarle», gli ha detto Sarkozy lo scorso 10 maggio, quando gli ha telefonato per proporgli la guida della diplomazia francese. «Gli ho detto che ero socialista, da vent'anni sostenitore della socialdemocrazia, che avevo sempre votato a sinistra e che avrei sempre continuato a farlo. Gli ho ricordato che avevamo delle divergenze, in particolare sull'adesione della Turchia all'Unione europea».
Sono seguite altre conversazioni, altrettanto franche. «Sei mesi fa, quando Glucksmann lanciò il ticket Sarko-Kouchner venne preso per pazzo o per provocatore», ricorda Il Foglio.
Pur senza condividere il tono dell'allora diplomazia francese, Kouchner dice a Le Monde di essere sempre stato contro la guerra in Iraq. Il fatto è che altrettanto netta era la sua opposizione a Saddam (4 febbraio 2003). «Essere neutrali tra la vittima e il carnefice equivale ad essere complici del carnefice... è molto facile essere pacifisti sulla pelle delle minoranze massacrate».
Ma la differenza più rilevante tra Sarkozy e Kouchner in politica estera è sul problema dell'ingresso della Turchia nell'Ue. Contrario il primo, favorevole il secondo. «In ogni caso il processo iniziato sarà lungo», ricorda Kouchner, esprimendo la speranza che il presidente francese possa cambiare idea. Con Kouchner agli Esteri, il "jamais" di Sarkozy alla Turchia appare un po' meno "jamais". Certo, ricordiamoci che in Francia la politica estera la fa il presidente della Repubblica, da ora in poi affiancato da un Consiglio nazionale per la sicurezza. Il ministro è più un capo della diplomazia. Intanto, però, Sarkozy si è pur scelto un ministro degli Esteri a favore della Turchia in Europa. E lo stesso Kouchner non esclude ripensamenti. Staremo a vedere.
L'impressione è che con Kouchner agli Esteri la Francia possa assumere un'iniziativa forte per il Darfur. «Bisogna rapidamente formare un gruppo di contatto. La Francia non può agire sola, ma deve prendere l'inziativa», anche minacciando di boicottaggio le Olimpiadi di Pechino.
«Non devo niente ai partiti politici, niente - conclude Kouchner sulla sua scelta - ma ho il dovere di spiegarmi nei confronti dei giovani, di quelli che mi considerano un uomo politico diverso. A loro voglio dire che non tradisco il mio campo. Voglio dire che se ho accettato questo posto è perché ho la misura delle nuove disuguaglianze, le muove miserie del pianeta. Intendo continuare ad essere a fianco degli oppressi. Spero che i miei risultati servano da spiegazione. se un giorno la situazione diventasse per me inaccettabile, lascerò il governo. Per questo, conto sulla vigilanza dei miei amici».
Noi che non aderiamo alla politica del "tanto peggio, tanto meglio", ci auguriamo che Kouchner faccia bene e non abbia da essere deluso da Sarkozy e Fillon.
Coloro che non hanno emesso un sibilo sulla presenza di Kouchner nel Governo Fillon alla guida di un Ministero così importante come gli Affari Esteri sono i radicali, la Bonino e Pannella in particolare.
Ci ha pensato Enrico Rufi a sottolineare in modo implacabile le sempre più imbarazzanti contraddizioni. «Impressionanti» le somiglianze tra Kouchner e Bonino. «... Però lui ha due padrini come André Glucksmann e Bernard Tapie, e questo dovrebbe bastare a chi, qui da noi, salutò all'epoca come una vittoria politica per l'Italia e per la sinistra liberale e riformatrice la nomina di Bonino a Bruxelles», anche se decisa da Berlusconi. Quindi con ironia Rufi si chiede «se l'alter ego di Bonino riuscirà là dove hanno fallito gli altri due pannelliani ad honorem, che proprio da Pannella e dai neopannelliani sono stati invece liquidati come gli utili idioti del "pericolosissimo" Sarkozy».
Delusi dal Ps di Hollande e signora, persino i radicali di sinistra del Mouvement des Radicaux de Gauche «si avviano a voltar pagina e a riunirsi ai radicali "valoisiens", i radicali del sarkozista Borloo», ma «la sconfitta rischia invece di rimanere sterile per i radicali di sinistra nostrani, che non sembrano neppure preoccupati di farsi perdonare il "coup de poignard dans le dos", la pugnalata alle spalle, inferta ai cugini d'oltralpe. Quando nel suo testamento politico Pier Paolo Pasolini raccomandò ai radicali di essere sempre irriconoscibili, intendeva agli occhi dei benpensanti, non ai loro propri e a quelli di chi vuole loro bene, altrimenti come avrebbe fatto lui stesso a riconoscerli? Così, in attesa del "contrordine compagni!" che riconcilierà i radicali italiani con se stessi e coi sosia francesi, Kouchner al Quai d'Orsay sarà la cattiva coscienza berlusconiana e antisarko di Bonino e Pannella».
E mentre è Massimo Nava uno dei più bravi a inquadrare Sarkozy, con i suoi punti di forza e le sue contraddizioni, a Francesco Merlo non sfugge la laica disinvoltura con cui il nuovo presidente si è presentato ai francesi e al mondo con la sua famiglia allargata:
«La foto di una bella e grande famiglia benedetta da Dio, di una moderna e riuscita famiglia di famiglie come ce ne sono tante, quella che è finita sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Due sono figli di lei, altri due sono figli di lui, il quinto è il figlio di entrambi... la prima famiglia di Francia, non ha il profumo dell'onestà peccaminosa che hanno, in questi casi, alcune importanti famiglie italiane, considerate sotto sotto come piccoli serragli, una facciata rispettabile per i vescovi biliosi e una gran massa di dettagli viziosi sui rotocalchi... La Francia è un paese cattolico ma i vescovi sono sereni, anche loro si accorgono che in quella foto non c'è Feydau ma c'è Truffaut, ci sono insomma tutta l'Autorità e tutta la Tradizione dell'amore».
3 comments:
Non sarà che Francesco Merlo è il solito barone siciliano folgorato sulla via della democrazia? La quale, da signorino privilegiato di una spompata aristocrazia, ha deciso di praticare solo con l'assicurazione di potersi consolare con la vista dei magnifici palazzi liberty della città sulla Senna? Onde poter adoprare la preziosa sua penna in sussiegosi sermoni - il fardello dell'illuminato! - indirizzati ai bifolchi suoi fratelli della penisola?
Ma quanto sei piccino, Merlino, ma quanto sei cretino!
E poi, François, perché contrapporre Feydeau (così si scrive, Franceschiello!) a Truffaut, che la comune levità casomai accomuna?
Da un villaggio del profondo veneto, terra di salda e matura democrazia, invisa ai dilettanti laicisti
viva Rufi!
Scelta strategica e seria del Premier Francese agli esteri...A volte le persone valgono più delle ideologie!
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