«Non bisogna fare altri regali - su Tfr, Inps - perché così regaliamo montagne di soldi ai sindacati che sono in opposizione a noi e non li usano per il bene di tutti... io credo che ci debba essere libertà vera per tutti i lavoratori di scegliere fin dall'inizio che cosa fare del proprio Tfr». Apriti cielo. Queste dichiarazioni di Berlusconi sulla riforma della previdenza complementare che riguarda il Tfr hanno scatenato reazioni inviperite.
«Gravissime e inaccettabili», le ha definite uno della Cisl. «E' il salario dei lavoratori e non è disponibile per manovre delle assicurazioni private». Giusto, quindi il Tfr datelo ai lavoratori che decideranno a chi affidare il loro denaro; i sindacati non sono forse anch'essi organizzazioni private?
«Non sono d'accordo con Berlusconi. La riforma sul Tfr non è un regalo ai sindacati», replica Maroni, che riceve l'appoggio del socialista Alemanno. Sentite cosa dice: «Non si tratta di fare regali ai sindacati, si tratta di mantenere i fondi pensione all'interno del circuito imprese-lavoratori e non finanziarizzarli». Capito? Tutto purché i soldi non finiscano in mano ai cittadini, i legittimi proprietari. Non credo affatto che su temi come la previdenza complementare i sindacati rappresentino gli "interessi generali" di cui si riempiono la bocca gli esponenti diessini.
E' un gran casino davvero. Perché è vero che la riforma sul Tfr consegna ai sindacati e a confindustria la gestione in fondi chiusi di enormi somme per conto dei lavoratori e che i lavoratori non potranno investire i soldi del Tfr in piani pensionistici individuali venduti dalle assicurazioni, ma il problema, cazzo, è sempre lo stesso: Berlusconi ha un fottutissimo conflitto di interessi. E si ricorda di battaglie sacrosante contro il metodo della concertazione e lo strapotere dei sindacati solo quando in gioco ci sono i suoi interessi di proprietario di Mediolanum.
Sindacati e confindustria sostengono di essere le organizzazioni meglio indicate a gestire con saggezza i risparmi dei lavoratori e restituirli a tempo debito moltiplicati. Tra tutti gli interessi in gioco, considerando che pure le assicurazioni sono tutt'altro che stinchi di santo, perché non rimettere in mano al cittadino i propri soldi? Non è ragionevole supporre che saprebbe gestire con maggiore avvedutezza il suo futuro? Vi pare il caso di lasciare praticamente l'esclusiva della gestione di quei denari in mani che dovrebbero fare altro per mestiere e che non sono soggette alla concorrenza per i servizi che offrono? Vi sentite garantiti? Troppo ricco il piatto, troppo ghiotti i sindacati, comprendiamo che gestire quelle enormi somme dà enorme potere. I sindacati ci tengono letteralmente stretti per le palle.
Questo articolo di Enrico Cisnetto, uscito qualche giorno fa su Il Messaggero, è un'analisi equilibrata per cercare di capirne di più e valutare.
«Ciò che emerge dai fatti di ieri, allora, è un'ulteriore dimostrazione della debolezza della politica, anche stavolta incapace di individuare l'interesse generale tra quelli particolari. In una democrazia compiuta, il conflitto tra le parti è normale. Anomalo è che di fronte a tutto questo la politica tenda sempre a rinviare, senza caricarsi delle proprie responsabilità. Mettere la testa sotto la sabbia, per non scontentare nessuno, sembra essere l'unica cosa che riesce bene alla nostra classe dirigente. Pessimo comportamento».P.S.: non muovendomi con agilità nelle materie economiche e finanziarie sono bene accetti interventi correttivi da parte di chi ne sa più di me.
2 comments:
Direi che la tua analisi è corretta. Non capisco che voglia dire evitare di "finanziarizzare" il tfr dei lavoratori. Se vogliamo potenziare la previdenza, occorre utilizzare un sistema che impiega sui mercati finanziari i fondi raccolti dalla contribuzione del lavoratore. Da simulazioni che ho potuto visionare, ad oggi e con questo livello di tassi d'interesse e volatilità dei mercati (entrambi storicamente molto bassi), risulta molto difficile battere, anche su orizzonti temporali di circa 20 anni, la rivalutazione del t.f.r. con l'attuale meccanismo. Il problema è il conflitto d'interesse di Berlusconi, certamente, ma anche quello delle aziende, che perdono un autofinanziamento a buon mercato. Gli intermediari finanziari, poi, applicano commissioni di gestione piuttosto onerose (le assicurazioni ben più delle banche, ad oggi), che decurtano i rendimenti degli investimenti. In sintesi ed in soldoni, oggi la riforma del tfr rischia di non essere un affare per i lavoratori. Ma è giusto che nessun soggetto in campo (sindacati inclusi) si trovi ad abusare di rendite di posizione.
Il tuo giudizio mi conforta.
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