«In una società libera i tassisti hanno lo stesso diritto di tutti gli altri lavoratori di associarsi e lottare per difendere i propri interessi. Ad una condizione: che le forme di lotta restino rigorosamente nei limiti della legalità. Non è il caso delle agitazioni di questi giorni. E' stata violata la disciplina del conflitto sindacale nei servizi pubblici. E' stato bloccato il traffico stradale. E' stato impedito ai viaggiatori di recarsi in aeroporto o farne ritorno con i propri mezzi. Queste manifestazioni recano grave pregiudizio per la cittadinanza. Si deve ritornare alla normalità la qual cosa non sarà possibile con la sola precettazione...»Sul tema delle liberalizzazioni e dello scontro sulle licenze dei tassisti, imperdibili i commenti di Pietro Ichino, sul Corriere, e di Mario Ricciardi, su il Riformista:
«Non cedere, e avere il coraggio di affrontare lo scontro se necessario, è anche un segnale importante, all'estero come all'interno, che stavolta il centrosinistra fa sul serio. Che le incertezze e le ambiguità sono un retaggio del passato e comincia una nuova epoca, quella della sovranità del cittadino consumatore».Di Ichino riportiamo per intero questo passaggio:
«Il sistema della licenza rilasciata dal Comune svolge per i tassisti la stessa funzione che l'iscrizione obbligatoria a un albo svolge per i liberi professionisti e che il divieto di licenziamento svolge per i lavoratori dipendenti: una garanzia di sicurezza di continuità del lavoro e del reddito. Poiché la sicurezza è uno dei beni più importanti della vita, si capisce che ciascuna di queste categorie la difenda con le unghie e coi denti. Il problema è che questa garanzia funziona essenzialmente limitando la concorrenza, cioè proteggendo l'insider che ne gode contro il rischio di essere sostituito da un outsider. Donde un costo non solo per chi si vede sbarrato od ostacolato l'accesso al mestiere protetto, ma anche per gli utenti, in termini di riduzione dell'offerta del servizio e di prezzi più alti. La sicurezza del lavoratore, dunque, è un bene; ma non un bene assoluto: la sua protezione deve essere contemperata con gli interessi di altri. E qui i nostri tassisti non hanno davvero le carte in regola...»I tassisti, tra l'altro, non hanno compreso bene il decreto, che non li priva del valore della licenza, ma gli offre la possibilità di diventare essi stessi imprenditori. Certo, non è cosa per chi se ne voglia stare a braccia incrociate come oggi, ma i primi che lo capiranno sapranno trarne grande vantaggio. Ed è triste vedere i cartelli razzisti che i dimostranti hanno esposto sulle loro auto: "Grazie a Prodi e Bersani sui taxi ci andranno gli africani"; "chiamate mustafà" e robaccia del genere.
Tornando alle campagne acquisti, Il Riformista ha da poco cambiato "allenatore". Paolo Franchi è succeduto alla breve parentesi Cingolani, vice di Polito, ora senatore della Margherita. E il gioco cambia subito. A pag. 1, il direttore risponde all'editoriale del lunedì di Polito: «Quanto ha scritto Polito aiuta a mettere in chiaro i termini di un franco dissenso politico. A che cosa dovrebbe servire il Partito democratico? Dice Polito e, con lui, immagino, Francesco Rutelli e numerosi altri esponenti della Margherita: "A prendere i voti dell'elettorato di centro quando il centrodestra si scioglierà". Benissimo. Anche se nessuno è in grado di dire se, come e quando Silvio Berlusconi si risolverà o sarà indotto al fatidico passo indietro, un simile obiettivo (lo stesso, a guardar bene, che la Margherita si era data, senza successo, in queste elezioni) è quanto mai sensato. Anzi, se vogliamo, anche un po' ovvio. E però: siamo poi così certi che i famosi voti di centro (che nessuno saprebbe esattamente quantificare) si guadagnino spostandosi sempre più al centro? che i riformisti abbiano, per missione storica, quella di risultare sempre più simili ai moderati, quando non addirittura ai clericali? Ancora: ove anche le cose stessero esattamente così, e non lo credo, siamo davvero convinti di potercela fare senza aprire, sulla nostra sinistra, delle praterie? Io ho dei dubbi seri sulla possibilità e l'utilità di mettere in piedi un partito democratico di centrosinistra, per lo meno sulle basi di cui si è parlato sinora. Ma un partito democratico di centro che, a differenza dalla Dc degasperiana, nemmeno guarda troppo a sinistra, e che oltretutto non si farà mai, perché i Ds non potrebbero in alcun modo aderirvi, fatico persino a immaginarlo...»
E a pag. 7, rubrica delle lettere, rispondendo a un lettore che manifestava il suo disagio per l'inserto "il Sussidiario", di Giorgio Vittadini: «Lei ha ragione. Mea culpa, naturalmente. Il Sussidiario, un supplemento mensile "che esce grazie al contributo della Fondazione per la Sussidiarietà", lo ho ereditato. E' un lascito sul quale è certamente il caso di fare qualche ulteriore, rapida riflessione».
2 comments:
mi sa che ricomincerò a comprare il riformista (e onore al compagno buglio)
Che i tassisti non hanno diritto a intasare le strade potrei essere d'accordo, che siano costretti a lavorare perchè altrimenti "interrompono un servizio pubblico" è una vaccata.
come è una vaccata che per garantire il diritto alla mobilità certe persone ne siano deprivate.
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