Israele ha deciso il blocco del Libano. Le navi controllano i porti e gli F-16 hanno bombardato l'aeroporto internazionale di Beirut e la sede della tv Hezbollah. Nel frattempo, il sud del Libano, da dove partono gli attacchi di Hezbollah, viene martellato da raid aerei e dall'artiglieria. Una "disinfestazione" dei confini che si rende periodicamente necessaria, ma stavolta è difficile che Israele permetterà ai guerriglieri di riprendere le postazioni. Anche il Ministero degli Esteri palestinese è stato colpito in un raid aereo.
Quella degli Hezbollah questa volta non è stata una delle solite incursioni, come ce ne sono a centinaia, quasi giornaliere, ma un vero e proprio attacco, che ha provocato 8 vittime tra i soldati israeliani, mentre altri due sono stati sequestrati. Dunque, quello di Israele, è un contropiede.
Il Governo libanese si dissocia, non approva, ma non basta. Lacerato al proprio interno, e ancora sottoposto a pesanti influenze esterne, si rifiuta di disarmare Hezbollah, organizzazione terroristica presente persino in Parlamento, e di impedire i rifornimenti di armi e materiale militare che transitano sul suo territorio, in porti e aeroporti, e vengono usati negli attacchi contro Israele. La decisione di attaccare gli scali è stata presa in seguito al rifiuto del governo libanese di bloccare tali traffici, affermano le autorità israeliane. E' chiaro che tale situazione non è tollerabile e il Libano è chiamato a rispondere di una responsabilità oggettiva per essere una vera e propria roccaforte del terrorismo.
«Consideriamo Siria e Iran responsabili», è stato il primo commento ufficiale della Casa Bianca, che ha chiesto «l'immediato rilascio dei due soldati israeliani sequestrati». Siria, Iran e il Governo dell'Anp di Hamas hanno giustificato gli attacchi di Hezbollah e il rapimento dei due soldati israeliani.
Pare essere destino del povero Libano, da poco faticosamente ricostruito e avviato a una vita un poco normale, soprattutto dopo la spinta popolare in risposta all'omicidio di Hariri per mano siriana, quello di pagare per colpa di altri.
Hezbollah non si è mosso infatti, senza il consenso congiunto di Siria e Iran, principali finanziatori e fornitori di armi. Fonti arabe hanno rivelato che il 16 giugno s'è tenuto un summit tra i ministri della Difesa siriano e iraniano per elaborare un nuovo piano di supporto a Hezbollah e Hamas. Teheran è da sempre guida religiosa e militare di Hezbollah e probabilmente mira a un'alleanza fra i due movimenti.
Ancora una volta il popolo palestinese, come quello libanese, rimane vittima degli interessi di Stati che si dicono amici. L'Iran, preoccupato che la deriva del dialogo sul suo programma nucleare possa portare a pesanti ritorsioni internazionali, e la Siria, completamente isolata, hanno tutto l'interesse a giocare la carta anti-israeliana, della destabilizzazione regionale, per esercitare pressione sulla comunità internazionale, sull'Occidente in particolare. Di cui l'Europa è un ventre molle, come dimostra il viceministro degli Esteri Ugo Intini, che, associandosi alle critiche francesi (e russe!) sulle operazioni militari di Israele, ha definito quella israeliana una «reazione spropositata che colpisce un paese che stava tornando ad affacciarsi al progresso».
Secondo il ben poco acuto Intini «il governo libanese sarebbe ben contento di disarmare le milizie Hezbollah, ma non ci riesce». Affermazione che, in parte, può contenere elementi di verità, ma certo ciò, semmai, chiama in causa non Israele, ma la comunità internazionale. Cosa ha fatto finora per imporre, o aiutare, il disarmo di Hezbollah?
Intini ammette non il ruolo attivo di Iran e Siria, ma un più blando «ascendente su Hezbollah, organizzazione a prevalenza sciita». Il giornalista gli ha anche suggerito l'esistenza di un possibile legame della crisi con la questione del nucleare iraniano, ma Intini ha risposto che non vede questo legame «dietro il rapimento dei soldati israeliani da parte delle milizie Hezbollah».
Chi dimostra di non comprendere il ruolo che giocano Siria e Iran è, a questo punto, in totale malafede.
8 comments:
Premetto che sinceramente non credo che Ugo Intini sia in malafede, è convinto di quello che dice...
I popoli palestinese e libanese subiscono non solo la sciagurata scelta di tenersi come amici dei veri e propri delinquenti, ma anche la disgustosa scelta dei paesi europei di starsene zitti zitti di fronte a qualsiasi pazzo assassino con le MANI GRONDANTI DI SANGUE (in questo caso Siria ed Iran) purchè procuri dispiaceri più o meno grandi agli Stati Uniti.
Zitti zitti, con la bocca stretta stretta, quasi ridotta ad un filo, per lo sforzo sovrumano di trattenere le risa.
In Italia non esiste la politica estera, proprio non esiste come concezione. A noi interessa la politica interna, di quella si parla volentieri, con passione, con violenza, a volte con intelligenza. La politica estera è relegata in un angolo, con i soliti Stati Uniti che tanti amano e tanti odiano. Aggiungete un po' di europeismo per simpatia e qualche clichè, fine, tutto qua.
Credo che tanti italiani (purtroppo spesso anch'io) semplicemente se ne stiano tranquilli nel loro orticello, che quello che succede fuori casa si, può essere importante, ma alla fine non così tanto da creare interesse duraturo.
Un paese senza una politica estera attiva è destinato a subire le decisioni altrui, va avanti con il freno a mano tirato.
Jim,
pensa che se i radicali non fossero andati con le sinistre a quest'ora il ministro degli esteri italiano sarebbe allineato con gli Israele e con gli USA nel condannare Siria e Iran.
Anonimo,
constatazione troppo logica e chiara per poter essere apprezzata dal Punzi.
Ci vuole qualcosa di più illogico. Qualcosa di sfacciatamente contrario al buon senso: lì avremo applausi a scena aperta. :)
Appunto, Anonimo, Berlusconi si è pur rifiutato di ricevere negli ulimi tempi Arafat, criticato per questo da d'Alema e dalla sinistra. Non solo durante tutto il semestre Italiano, non è partita dall'UE una sola condanna, una sola sanzione verso Israele. Questa è politica estera.
Lorenza.
Praticamente hai scritto tutto quello che avrei voluto scrivere io.:-)
Scusate, nessuno ha un'idea di politica estera?
Poi, da quel che so è stato il centrodestra a non volere i radicali non viceversa.
Poi, il sig. Punzi ed i radicali hanno scelto di stare col centrosinistra, ora stanno operando in modo da poter trarre da questa alleanza il più possibile, non possono pretendere di comandare perchè non hanno sufficienti parlamentari, d'altronde non hanno nemmeno la bacchetta magica per trasformare i propri alleati in liberali.
Personalmente ritengo abbiano sbagliato a scegliere di stare col centrosinistra, ma i loro calcoli sono stati differenti.
Ho capito che qualche "te l'avevo detto" gli starà pure bene, però che monotonia. Mai un commento sull'argomento, mai un'opinione, una critica, un suggerimento, niente.
Voi che ne pensate di quello che sta succedendo in Israele e dintorni? Siete per la guerra? Per la resistenza? Per il dialogo o l'intransigenza?
E poi che è sta storia degli anonimi? E dai che non siamo nell'Unione Sovietica, non vi manda nessuno nei gulag.
Tornando alla questione mediorientale, in Europa si parla di reazione spropositata da parte di Israele agli attacchi ed ai rapimenti partiti dal Libano.
Non sono d'accordo e non capisco perchè nessuno chieda ad hezbollah il motivo di questi attacchi.
Ed è veramente pensabile che il Libano, nel cui governo hezbollah ha pure dei ministri, non c'entri con le azioni che hanno generato la controffensiva di Israele?
L'Italia cosa fa? Per ora sta a vedere cosa succede, un po' come tutti.
Concordo su Intini: è in buona fede. Ergo, è un coglione.
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