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Thursday, June 26, 2008

All'osso della democrazia, l'ultimo scontro tra poteri

Dopo la column di Caldwell dell'altro giorno, forse al Financial Times si sono preoccupati di apparire troppo berlusconiani e si sono sbrigati a sfornare un editoriale al veleno contro Berlusconi: «Oh no, di nuovo», riferendosi alla sua tendenza ad occuparsi più dei suoi problemi giudiziari che delle riforme di cui l'Italia avrebbe bisogno.

Innanzitutto una noticina. Sorprende che uno dei più autorevoli quotidiani finanziari al mondo attribuisca l'aumento fino al 2,5% del rapporto deficit/Pil nel 2008 alla manovra triennale (2009-2011) appena varata dal governo.
«The Berlusconi government last week introduced a budget that will see the public deficit rising from 1.9 per cent of gross domestic product in 2007 to 2.5 per cent in 2008».
La scure di Tremonti si abbatte sui conti pubblici, titola la Repubblica, ma il FT non vede «alcun segno che questo governo is maintaining a tight grip on public spending».

Detto questo, è certamente vero che la preoccupazione di Berlusconi per i suoi processi sottrae energie, tempo e risorse che Governo e Parlamento potrebbero impiegare per risolvere i problemi economici che affliggono il nostro Paese. E' uno degli aspetti negativi di una politica incapace di liberarsi dal ricatto della magistratura. Mi rendo conto, e sono il primo ad ammettere, che è avvilente assistere «again» a uno scontro tra Berlusconi e i pm politicizzati, che ormai va avanti da 15 anni. E' forte la sensazione di disgusto di fronte al ripetersi di un brutto film già visto, ma non possiamo esimerci. Non possiamo cedere all'assuefazione, abituarci a considerare normale il potere di ricatto che l'ordine giudiziario esercita sul potere esecutivo e sul legislativo.

Quanto sia grave la situazione si intuisce dalla sfuriata del vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, ai consiglieri, carpita ieri dai giornalisti e riportata oggi sui quotidiani. Aveva appena finito, la mattina stessa, di pronunciare all'indirizzo dei consiglieri un forte e chiaro appello alla riservatezza, che già nel pomeriggio diveniva carta straccia, con la divulgazione della bozza di parere sulla norma sospendi-processi. Singoli membri del Csm mettevano il timbro dell'intero organismo su un parere che per il momento era solo il loro, individuale e non collegiale, umiliando il vicepresidente Mancino.

Possiamo ritenere inelegante da parte del premier cercare di sottrarsi al processo; noiosi e stucchevoli i soliti attacchi ai pm. Ma considerare quelli di Berlusconi con la giustizia «problemi suoi» e non del Paese, significa cominciare a ragionare secondo lo schema giustizialista. La domanda a cui bisogna rispondere è sempre la stessa: è Berlusconi l'anomalia che causa tutte le altre anomalie italiane, oppure lui e le sue leggi ad personam sono anomalie prodotte da un'anomalia più generale, quella magistratura che da 15 anni tiene sotto ricatto la politica intera (non più solo Berlusconi)?

Gli attacchi di Berlusconi sembrano eccessivi anche a Gianni Letta, che dice agli alleati che «Silvio sbaglia», che «ci vorrebbe meno aggressività », che «non è questo il metodo giusto», ma intanto, nel silenzio dei loro uffici, i pm continuano a tramare condanne e a divulgare intercettazioni diffamanti senza alcun rilievo penale, com'è successo anche stamattina. Con toni discutibili Berlusconi ripete un discorso che non fa una piega: la nostra è una «democrazia in libertà vigilata, tenuta sotto il tacco da giudici politicizzati, ma i cittadini hanno il diritto a esser governati da chi scelgono democraticamente: non posso accettare che un ordine dello Stato voglia cambiare chi è al governo, con accuse fallaci».

In 15 anni, con 789 pm contro, mai una condanna, ma al Paese è costato caro: governi democraticamente eletti sotto il costante ricatto di una magistratura irresponsabile e quindi limitati nelle risposte di governo che giustamente i cittadini si aspettano da loro. Napoli e Milano sono le procure pronte a colpire il premier con nuove accuse ridicole. Tra il primo e il 18 luglio i suoi avvocati dovranno partecipare a otto udienze tra Milano e Napoli e se il premier dovesse parteciparvi ciò andrebbe a discapito dell'attività di governo.

Il punto è che sia il "caso Saccà", per il quale potrebbe essere rinviato a giudizio a Napoli, sia il processo Mills (leggere, per credere, la minuziosa ricostruzione di Filippo Facci), si basano su accuse ridicole, che non porteranno mai a una condanna definitiva. Ormai, dopo questi 15 anni, tra assoluzioni e prescrizioni, sono rimaste solo quelle in mano ai magistrati. Puntano a un rinvio a giudizio o ad una condanna in primo grado. Pazienza, se non si trasformeranno mai in condanne definitive. Ma quando saremo di nuovo qui a constatarlo, il loro obiettivo politico l'avranno già raggiunto, proprio come nel caso dell'arresto della moglie di Mastella. E' stato dichiarato illegittimo, ma intanto lui si è dovuto dimettere e il governo Prodi è caduto. Se Berlusconi fosse condannato a 6 anni, un istante dopo sarebbe obbligato a dimettersi e tanti saluti non solo alle risposte ai tanti problemi del Paese, ma anche all'ultimo straccio di democrazia.

Non ho perdonato a Berlusconi di non avere compiuto la "rivoluzione liberale" che aveva promesso nel 2001-2006 e può darsi che deluderà ancora le aspettative di quanti lo hanno votato anche questa volta, ma ora è in gioco qualcosa di "pre-politico", qualcosa che deve per forza venire prima dell'azione di governo: tenersi stretto il mandato a governare che gli hanno democraticamente affidato gli italiani ma che gli potrebbe essere tolto con un colpo di mano giudiziario.

E' una lotta contro il tempo, in cui vince chi colpisce per primo. La sentenza prima del "lodo Schifani", o il "lodo Schifani" prima della sentenza? Certo, la sospendi-processi è una norma rozza, brutta, «impensabile in altri Paesi occidentali», dove però è anche impensabile una magistratura totalmente fuori controllo, ma rivela tutto il carattere di eccezionalità e di emergenzialità in cui sono precipitati i rapporti tra politica e magistratura. E' una guerra tra poteri che in quanto condotta al di fuori delle regole costituzionali precede la democrazia stessa. Siamo arrivati all'osso della democrazia, non c'è più nulla da rosicchiare. Occorre esserne consapevoli, mettere da parte tutte le considerazioni sulle "buone maniere" istituzionali, decidere da che parte stare e assumersene la responsabilità.

9 comments:

Anonymous said...

già e nel frattempo che gran parte della magistratura è occupata nell'allestire la forca a Berlusconi, mafiosi ed assassini escono di galera per decorrenza dei termini.
Ed hanno anche il corragio di affermare che è il cosiddetto "salva premier" la vergogna d'Italia...

malatempor@

Anonymous said...

>"Siamo arrivati all'osso della democrazia, non c'è più nulla da rosicchiare. Occorre esserne consapevoli, mettere da parte tutte le considerazioni sulle "buone maniere" istituzionali, decidere da che parte stare e assumersene la responsabilità."

E da che parte dovremmo stare?
Si riferisce a noi umili cittadini, per caso?
E poi, pur decidendo una parte ove stare, non è detto che tutti scelgano la stessa. Quindi, in ogni caso ci sarebbe una contrapposizione fra almeno due parti.
Inevitabilmente.

Anonymous said...

viva l'immunità, in questo paese di merda conviene delinquere....

Mauriziosat said...

veramente i cittadini HANNO GIA' SCELTO

lo hanno fatto meno di 2 mesi fa
lo hanno fatto chiaramente e con una bella maggioranza.

non c'è da perdere altro tempo a contarsi.

la giustizia italiana è uno schifo
E' arrivato il tempo di cacciare la gente a pedate nel sedere.

urge un repulisti condito da numerosi editti bulgari.

Anonymous said...

@clelelle
non c'è bisogno dell'immunità, ci pensano gli stessi magistrati a lasciar decadere i termini dei processi o, quando non ci riescono, ci mettono 8 anni per scrivere una sentenza così da far uscire qualche delinquente, mafioso e pluriomicida.
L'importante, è ovvio, che tutto questo non riguardi Berlusconi, perchè per i suoi processi il tempo lo si trova sempre.
E poi di merda sarebbe il paese...

malatempor@

Anonymous said...

L'ira di Mancino sul Csm: parlate troppo
"Se andate avanti di questo passo io me ne vado"

Ai membri del Consiglio urlo del vicepresidente Nicola Mancino squarcia l'aria: «Non capite che state giocando con il fuoco... Con questa maggioranza...». La voce strozzata: «O se ne vanno i dichiaratori o me ne vado io. Una terza possibilità non è presente». La rabbia: «Parlate troppo con la stampa. Volete sempre apparire». Infine l'invettiva: «Non fate onore al Consiglio di cui fate parte». Ore 18, sala grande del Consiglio superiore della magistratura. E' appena finita l'assemblea plenaria. Alcuni magistrati membri del Consiglio vanno via. Altri parlottano in piedi. Le agenzie di stampa hanno appena rilanciato la novità del giorno. Ovvero che una bozza di parere è stata depositata dai due consiglieri Fabio Roia e Livio Pepino. Proprio quella bozza di cui domenica mattina, nel colloquio con un Napolitano allarmatissimo, Mancino aveva negato l'esistenza.

Nella bozza, da ieri mattina all'esame della Sesta commissione, e che il Csm pubblicamente dovrebbe discutere e votare la settimana prossima, c'è tutto quello che s'era saputo dalle prime indiscrezioni: «incostituzionalità», «irragionevolezza», «amnistia occulta». Una bomba che è già deflagrata rumorosamente in Parlamento. Mancino sa tutto da un'ora. Da quando gli hanno sottoposto le prime notizie. E ha avuto il tempo di ribollire. Così si sfoga con i magistrati presenti, tra cui c'è il malcapitato Roia, illustre sostituto procuratore milanese, che si prende una memorabile lavata di capo. «Parlate troppo con i giornalisti. Che peraltro praticano poco la Costituzione».

Lo sfogo si trasforma in una lezione di diritto costituzionale. A voce tonante. «Il Csm si esprime mediante atti collegiali. Finché non sono posti all'ordine del giorno, discussi e votati, vanno considerati "tamquam non essent"...». Qualcosa che non esiste. Altro urlaccio: «Se vogliamo stare alla dottrina».

Il punto, ovviamente, è la questione di costituzionalità. Nella bozza Roia-Pepino c'è un passaggio inequivoco: la sospensione dei processi rappresenta «una sorta di amnistia occulta» applicata «al di fuori della procedura prevista dall'articolo 79 della Costituzione». E ancora si lamenta il «mancato rispetto del principio della ragionevole durata dei processi (art. 111 Costituzione)». Insomma, vengono sollevati alcuni problemi di costituzionalità. Mancino però è una furia scatenata: «Io capisco che si scriva di una norma che è inappropriata. O irragionevole. Ci può stare. Oppure dell'amnistia occulta... Ma che c'entra la Costituzione?».

Il vicepresidente è davvero fuori di sé. Molti consiglieri rientrano in sala. Si forma un capannello di magistrati che sembrano scolaretti che l'abbiano fatta grossa. E non calano i decibel nel vocione di Mancino. «Allora mi devo dimettere... Me ne devo andare». Sventola i lanci di agenzia. «Così invece andiamo su tutti i giornali». Qualcuno prova a mitigare la sua rabbia. Si sentono diverse voci. «Nessuno ha fatto dichiarazioni... I giornalisti hanno trovato il documento... Facciamo un comunicato di precisazione a nome del Consiglio».

Mancino, che è un democristiano di lungo corso, ex ministro dell'Interno ed ex presidente del Senato, comanda: «Portatemi i testi di agenzia. Vediamoli». I funzionari si precipitano. Una signora scuote la testa: «Non l'ho mai visto così infuriato». Per forza. Al mattino, aveva aperto i lavori con un appello alla riservatezza: «La polemica che in questi giorni si è aperta - aveva detto - non ha reso un servizio alla buona immagine del Csm». Appello vano. E così lo sfogo di Mancino s'è concluso con un aspro invito ai presenti: «Almeno ditelo quando parlate a titolo personale!».

Anonymous said...

Comunque scusate Il Nano si sta superando, è il prototipo ineffabile di sé stesso... e poi che si sorprende la stampa, che urla Di Pietro, non lo sapevano che uno dei suoi tanti mestieri è quello del magnaccia... ma quali veline in Rai, le ha messe a fare le ministre (o le minestre)... oggi abbiamo un'allunga organi alle pari opportunità che si permette di dire che gli omosessuali sono costituzionalmente sterili... certo di fertilità lei ne sa qualcosa, deve averne assaporati... di semi... una vera buongustaia

roba da matti, ben ci sta comunque, le elezioni le ha vinte il popolo di striscia la notizia, è il trionfo di quel sedicente satiro di ricci, tronfio comunista bulgaro mascherato da ascensorista mediaset... tutti noi siamo il popolo che striscia, tutte le sere alle 20.30 in diretta sulle nostre tavole, mentre le veline nei camerini assaporano... i semi...

Anonymous said...

@adriano
eggià, povero castorino, sarebbe anche l'ora che vi rassegnaste al fatto che le avete perse le elezioni.

Anonymous said...

Tesoro, Castorino è tenero come aggettivo, ti ringrazio, e poi io mica ho detto che le elezioni la sinistra non le ha perse, considera che io non ho votato... figurati che mi frega

solo che sentire la carfagna la va in campagna che blatera su sterilità e fertilità, lei così avvezza a pratiche inseminatrici... bè... meglio rosi bindi a sto punto, meglio la sua austerità da perpetua che lustra scarpine di paparatzy che una sciacquapile assurta al rango di hostess del Palazzo (e si crede chissà chi), poveretta!!!

E il guaio è che co tutte ste sciacquette che lo psiconano labile ha nominato in Rai mo' so veramente caz... oppss scusate, sono uccelli che le fanciulle impareranno a maneggiare perché, si sa, appena arrivano son novizie, gli scivolano un po' via... pore stelle!