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Wednesday, October 10, 2007

Se passa il burqa, si legittima la sharia

Grave la decisione del prefetto di Treviso, secondo il quale «se per motivi religiosi una persona indossa il burqa, lo può fare, basta che si sottoponga all'identificazione e alla rimozione del velo». Se tale disposizione, avverte Magdi Allam, «dovesse accreditarsi come riferimento giuridico e amministrativo a livello nazionale, prossimamente le donne islamiche completamente velate potrebbero frequentare le scuole, essere assunte nei luoghi di lavoro e circolare liberamente ovunque in Italia».

Non consentire la circolazione con il burqa, ai sensi dell'articolo 5 della legge 152 del 1975, che vieta di fare uso in pubblico di mezzi che rendano impossibile il riconoscimento della persona, oppure tollerarlo in quanto «segno esteriore di una tipica fede religiosa» e «pratica devozionale», come si legge su una circolare del Dipartimento della polizia di Stato? Mi pare evidente il contrasto tra la legge 152/75 e la circolare del 2004, come il fatto, però, che qualora questo contrasto emerga, la legge dovrebbe prevalere sulla circolare.

Il nostro deciso "no" al burqa, e anche al niqab, l'abbiamo già motivato in questo lungo articolo per LibMagazine. Che il velo - e soprattutto il burqa - sia davvero un simbolo religioso, è discutibile. A prescindere dalla presunta volontà di chi lo indossa, è un simbolo di segregazione, un modello antropologico di sottomissione della donna e, per questo, un'offesa alla sua dignità. E' incompatibile con i diritti fondamentali e l'uguaglianza dei sessi garantiti dalle costituzioni democratiche. Dietro di esso c'è tutto il sistema antropologico, giuridico, culturale e politico dell'islam integralista. Seppure in clandestinità o nel privato, verrebbe de facto legittimato l'impianto della sharia, e non saremmo in grado di tutelare i diritti delle donne islamiche che il velo invece non volessero indossarlo e che volessero liberarsi dalla condizione di sottomissione che vivono in famiglia.

Ancora più grave l'appoggio al prefetto da parte del ministro per la famiglia Rosy Bindi, criticata dal ministro per le pari opportunità Barbara Pollastrini (Bonino? Non pervenuta).

Ma il caso riporta all'ordine del giorno anche il tema del federalismo. La decisione del prefetto giunge infatti dopo l'ordinanza nella quale il sindaco leghista di Treviso, Gentilini, chiedeva alla polizia municipale di arrestate le donne con il burqa. A me il sindaco leghista di Treviso, Gentilini, non piace. Però lo hanno eletto i cittadini. E il prefetto? A chi risponde? A Roma. Ecco, se non si vuole parlare a vanvera di federalismo bisogna abolire i prefetti e trasferire le loro competenze per l'ordine pubblico ai sindaci. In ogni caso non potrebbero emettere ordinanze contrarie alla legge, si tratterebbe solo di sottoporre al giudizio della cittadinanza il responsabile delle politiche per la sicurezza.

9 comments:

Unknown said...

con la stessa logica, dovreste allora chiedere l'abolizione del monachesimo e delle suore di clausura... piuttosto che del vincolo di castità per i preti.

è davvero singolare - tutti a definirsi liberali, e poi quando qualcuno si comporta come il liberlalismo postula (come vuole), giù a condannare per via di differenti concezioni valoriali.

liberalismo new age si potrebbe chiamare - tutto cosa piace a me è giusto, tutto cosa non mi piace no.

ag

JimMomo said...

Paragoni fenomeni molto diversi tra loro. Questo perché non hai capito quello che hai letto e dici delle banalità.

Diciamo che possiamo ragionevolmente supporre che la clausura e il velo delle suore siano scelte libere, in ogni caso revocabili senza la minaccia della violenza fisica.

Non possiamo dire altrettanto della condizione di sottomissione delle donne islamiche, sulle quali pesa se non la minaccia fisica almeno un contesto di ignoranza dei propri diritti fondamentali.

Un giorno, forse, sarà una scelta, ma oggi è un'imposizione che non riguarda membri del clero ma tutte le donne.

Nessie said...

Dimmi un po' Jim, che fine ha fatto la Bonino su questi temi? Prima, nei suoi interventi, rompeva le palle a più non posso con le donne afghane imburqate. Ora che le donne con la grata davanti agli occhi son qui, tra di noi, lei che fa? Da tupamaros assaltatrice a "desaparicida". Ah, già, ora si occupa di commercio e di queste cose se ne fotte. Ho scritto anch'io sull'argomento e ti do ragione in pieno: se passa il burqa rassegnamoci alla sharia. A breve si discuterà pure sulla liceità della lapidazione.

azzilandro said...

Dietro il contorcimento mentale e linguistico, la giustificazione dei soprusi.
"differenti concezioni valoriali" dice Andrea.....
Parla come mangi, lo sappiamo che sei colto, cosi come sappiamo che sei indifferente al lavaggio del cervello a cui le donne islamiche sono sottoposte sin da bambine, educate alla mancanza di libertà e di scelta, istruite all' odio e al disprezzo per colui che non è islamico e alla paura del prorpio corpo.
Tolleranti con gli intolleranti?, no possible amico mio!

Nihil said...

Cerchiamo di essere chiari: portare un burqa è del tutto legittimo (problemi di identificazione a parte), quel che è illegale è la violenza familiare.

Una donna con il burqa non va assolutamente arrestata; va semmai condotta una breve indagine per controllare che non le sia stato imposto con forza e minacce dal marito. Immagino che cinque minuti a parlare con la coppia dovrebbero bastare a rilevare eventuali segni di sopraffazione.

Nessie said...

Stronzate! L'arresto voluto da Gentilini, è chiaro che è una provocazione, ma se in Italia non si può girare con un casco, un passamontagna o una calza che ti vela il viso (solo i rapinatori lo fanno) perchè si dovrebbe consentire il burqa? Il burqa non è solo un segno di sottomissione e di cancellazione dell'identità femminile, ma un contrassegno esplicito da parte degli integralisti nel nostro paese. Un modo evidente per marcare il territorio in senso islamista e fondamentalista. Ma cosa avete al posto del cervello voi della sinistra talebana? Nihil, appunto...
A quando la concertazione islamica sulla lapidazione? Sarebbe questo il vostro progressismo?

Anonymous said...

il liberalismo dogmatico è sbagliato, come qualsiasi massimalismo. Ma è sempre con maggiore dispiacere che constato come questo blog sia, col passar del tempo, disposto a derogare al metodo liberale sempre per i temi sociali, e mai per quelli economici. Che ci dici allora sulla crociata anti-spinello di Sarkozky?
Aveva ragione Murphy: se qualcosa può andare a destra, lo farà

Anonymous said...

Se il burqa è concesso allora possono essere concesse anche le attenuanti ai violentatori sardi.

E' il solito multiculturalismo malinteso che trascura i diritti e le responsabilità individuali ed accoglie senza integrarle le comunità.

Come diceva quello?
L'uomo nasce buono e poi la società, il contesto, lo travia...

E così, senza responsabilità individuale neppure libertà individuale...

Il solito vecchio logoro ragionamento...

uffa!

gd said...

Io mi fermerei alla legge del '75 che citi, quindi vieterei il burqa ma non il velo. Le norme relative all’ordine, la sicurezza e la civile convivenza devono prevalere sui relativismi culturali. Vietare il velo mi sembra invece un "provvedimento culturale" - se mi permetti un po' di liberalismo peloso - peraltro inutile a combattere la violenza contro le donne.

Aggiungo - dopo aver letto l’articolo di Allam - che le rivendicazioni culturali "di parte" non devono poter sconvolgere l’organizzazione o l’efficienza dei servizî pubblici. Se necessario le donne islamiche devono farsi visitare dai maschî come (ne sono certo) gli uomini occidentali si faranno controllare la prostata dalle donne.

Tanto per cercare dei principî comuni su cui intendersi.