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Friday, October 26, 2007

Ma il modello tedesco non è quello di cui si parla

Giorni fa Panebianco vedeva «un interesse in comune» tra Veltroni e Fini sulla legge elettorale («entrambi necessitano di una buona riforma elettorale che premi le grandi aggregazioni, i grandi partiti, e dovranno faticare per imporla ai rispettivi partner. In mancanza di ciò, a tutti e due conviene il referendum e il sistema elettorale che ne scaturirebbe»).

In questi giorni si celebra il festival dei retroscenisti, con articoli che durano lo spazio di un mattino. Le convergenze diventano divergenze in 24 ore e viceversa. Fabio Martini, su La Stampa, vedeva un asse Veltroni-Prodi, mentre Verderami, sul Corriere, ne scorgeva uno Fausto-Walter per il modello tedesco. Il Foglio anticipava il "no definitivo" di W. dalla convention di sabato. Forse la cosa migliore è proprio ascoltare cosa dirà sabato.

Il sistema elettorale tedesco non mi entusiasma, sono convintamente uninominalista o, in subordine, trovo che il proporzionale spagnolo sia quello dagli effetti più "maggioritari". Vedo però, da come se ne parla (per esempio, Casini a "8 e mezzo"), un tentativo di spacciare per sistema tedesco un semplice proporzionale con lo sbarramento al 5%. E' il caso di ricordare, invece, che in Germania i cittadini eleggono la metà del totale dei deputati del Bundestag (299 su 598) in collegi uninominali. Per l'altra metà dei seggi concorrono le liste dei partiti che superano lo sbarramento del 5%. Assicurati i seggi vinti nell'uninominale, la quota di seggi spettanti a ciascun partito vengono definiti dal proporzionale, cosicché il numero totale dei seggi del Bundestag è variabile. Gli effetti del sistema sono proporzionali e non maggioritari, ma il correttivo uninominale giustifica la definizione di proporzionale "personalizzato".

Quella tedesca è una formula nata in un sistema in cui le estreme erano già escluse per legge, cucita addosso alle tre aggregazioni legittimate (cristiano democratici, socialisti democratici, liberali), che non è riuscita a impedire, negli ultimi due decenni, l'aumento dei partiti a cinque e una "Grosse Koalition". Noi invece avremmo bisogno di una legge elettorale che contribuisca a trasformare e semplificare il sistema, a personalizzare la competizione politica non solo a livello di premiership. Ma se proprio dobbiamo copiare un sistema, almeno copiamolo per bene.

Se il modello tedesco potrebbe saldare gli interessi di Udc e Rifondazione comunista in un governo istituzionale preposto ad approvare la riforma, le possibilità che questo si verifichi rimangono esigue, perché non credo che Veltroni sia disposto a rischiare di trovarsi in un sistema in cui il Pd sia sottoposto a non irrilevanti forze centrifughe. Meglio perdere con questa legge, ma che il partito rimanga tutto nelle sue mani.

1 comment:

Anonymous said...

L'unica cosa che interessa ai potentissimi interessi economici e finanziari rappresentati dai giornali più importanti è impedire il ritorno di Berlusconi che, è chiaro, rappresenta ancora "altro" rispetto a questo sistema conservatore, o meglio, fintoinnovatore, di cui il PD è parte integrante e consapevole.