Possiamo ragionevolmente supporre che l'intervista di Luca Telese a Marco Pannella (il Giornale, 9 ottobre) sia il primo frutto di una lettera che il leader radicale nei giorni scorsi ha spedito a un selezionato indirizzario di direttori, giornalisti e politici.
Alla domanda «Il governo dura?», Pannella ha risposto dando dello "stronzo" al governo. Come interpretare altrimenti le parole «le materie organiche stanno a galla»? Ed è già un segnale, se fino a pochi giorni prima Capezzone veniva sculacciato semplicemente perché si permetteva di assegnare brutte pagelle all'operato di Prodi.
Ma veniamo alla polpa. «Se Prodi cade ci riprendiamo la libertà», è il virgolettato che dà il titolo all'intervista, che per una volta rispecchia fedelmente quanto viene attribuito a Pannella nel testo: «Siamo vincolati a un patto di fedeltà con gli elettori. Ma se cade il governo ci riprendiamo la nostra libertà».
Ecco, agli ultimi giapponesi di Prodi, dispersi nella giungla, è giunta voce che la guerra sia finita, o che stia finendo. E mettono il naso fuori dalla trincea.
Ma cosa significa riprendersi la libertà? Non si poteva forse sostenere il governo lealmente, ma più criticamente, conservando ampi spicchi di quella libertà? Oggi, come ampiamente prevedibile, i radicali si trovano in un vicolo cieco. La Rosa nel Pugno non esiste più e il simbolo non è utilizzabile fino al 2011. I compagni dello Sdi si sono dati, impegnati nella ricostituente socialista. Non si intravede alcuna bicicletta elettorale che li possa riportare in Parlamento se la situazione dovesse precipitare. Da una parte c'è il Partito democratico, dall'altra la "cosa rossa" e i comunisti. A destra del Pd la strada è inagibile a causa del totale appiattimento che ha caratterizzato la presenza dei radicali al governo e alla maggioranza.
E' arrivato il momento di guardarsi intorno, di incrociare sguardi. Ed ecco che Pannella detta la sua "minuta" di lettera e la invia ai suoi più stretti collaboratori, tra cui casualmente mi ritrovo. La "minuta" finisce sotto gli occhi di Malvino, che a tempo di record ne fa un post.
Non sappiamo se la lettera poi inviata, da cui presumibilmente è scaturita l'intervista a il Giornale, contenesse le due frasi chiave della sua "minuta", ma possiamo dire che in quelle due frasi ci fosse ben più di un «se cade il governo ci riprendiamo la libertà».
«... da un mese prima del manifesto dei coraggiosi, rutelliano, ho formalmente dichiarato... che occorreva, urgeva ormai preparare un "dopo" questo Governo essendo chiaro che la situazione italiana, per potere formare nuove maggioranze, comunque dovesse dare priorità assoluta alle riforme economico sociali, liberali e liberiste da una parte o, dall'altra, priorità alla lotta civile contro potere, prepotere e aggressione vaticana... Per mio conto, a chiarissime lettere, ossessivamente, ho ripetuto che nelle presenti condizioni do senza dubbio [priorità, n.d.r.], anche se con molta difficoltà soggettiva e oggettiva, alla prima di queste due ipotesi. Cioè pagare gli scotti filoclericali, per procedere alle radicali riforme strutturali liberali e liberiste.
(...)
ci siamo messi subito all'opera, a nostro solito, anche da secchioni, per cercare di tessere rapporti, collaborazioni, azioni comuni con quanti più possibile dell'area di centro-destra...»
Finalmente Pannella, con questa lettera, accetta che si parli del problema dell'appoggio dei radicali al governo Prodi, argomento che lui e la Bonino hanno rifiutato sdegnosamente di affrontare quando, mesi fa, comprensibilmente, più di qualcuno sottolineava in ogni occasione che il problema esistesse e dovesse essere affrontato con urgenza.
Oggi sembra arrivato il "contrordine compagni" rispetto alla linea governativa portata avanti in questo anno e mezzo da Pannella e Bonino. E il leader radicale rispolvera una linea che le malelingue interne, i Bandinelli e gli Spadaccia, direbbero con sprezzo "economicista". Il problema che si pone oggi Pannella, e la risposta che sembra orientato a darsi - non nascondiamocelo - somigliano al problema e alla risposta avanzati mesi fa da Capezzone.
Alcuni diranno che allora era troppo presto, altri che era una lungimiranza scontata, obbligata dai fatti. In ogni caso, oggi abbiamo la peggiore conferma del fatto che un dibattito interno che sarebbe stato utile affrontare laicamente all'interno del partito si è impedito, perché la priorità era scrollarsi di dosso l'ingombrante presenza (e leadership) di Capezzone. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: chi ci ha guadagnato?
6 comments:
Finalmente!
Vorrei solo che Pannella ammettesse che aveva ragione Capezzone, e Capezzone a sua volta ammettesse che aveva ragione Della Vedova.
Purtroppo temo sia tardi. Un politico esperto come la Bonino avrebbe dovuto sapere che coi comunisti non si governa. Temo che il nostro errore si pagherà caro.
Eppure Federico queste previsioni venivano fatte anche a te non più tardi di un anno fa.
Il post è inecceppibile ma se scritto da chi insultò D'Alema solo perchè si permise di definire la RnP "un cartello elettorale", da chi contravvenendo ad ogni fondamentale della logica elogiò il matrimonio tra liberali e socialisti senza che la stessa persona (tu) si batta il petto anche solo una volta la cosa puzza molto.
C'è come il drammatico sentore che tra la tua propaganda a favore della RnP e quella a favore di Capezzone sia solo cambiato il megafono e che la capacità critica e l'onestà inetllettuale siano rimaste sul fondo del cesso... non godendo delle proprietà delle materie organiche fanno a volte una fine peggiore.
Vedi Maurizio... oramai è tardi;
Fino ad un mesetto fa si poteva ancora essere in tempo per scendere dal carro dei "vincitori che non hanno vinto niente".
Perchè farlo adesso dopo aver preso veri e propri calci in bocca da tutti i partiti della coalizione?? E' prraticamente dall'inizio della legislatura che i DDL dei radicali vengono sistematicamente bocciati dalla "maggioranza".
Adesso è tardi, e Pannella, da buon opportunista egocentrico ha capito che se si dovesse candidare alle prossime elezioni raccoglierebbe veramente briciole, e quindi adesso sta tentando di tirare su il suo miserissimo consenso; Se l'avesse fatto un paio di mesi fa sarebbe stato ben diverso.
Vedrete adesso quale sarà la strategia di Pannella; Cercare di ritornare pian piano nel centrodestra per tentare di risollevare il consenso, dopo essersi liberati dello SDI che nel CDX non sarebbe mai andato (ed è per questo che non lo vota nessuno) e forse per tentare di ricucire l'alleanza con Taradash e Della Vedova.
Comunque si dice miserrimo.
Jim, sei consapevole che i commenti sul tuo blog sono illeggibili con Firefox? E' da quando hai cambiato il tema del blog.
Se Pannella vira, si toglie dall'impaccio e ritorna a parlare di economia liberista di male non ne può fare. Anzi, va bene. Quando disse che "10 anni di quel Berlusconismo" sarebbero stati troppi, aveva ragione. Certo, il prezzo per qualla discontinuità è stato alto. Adesso, quello che è stato è stato, non scordiamoci il passato ma togliamoci dalle palle questo peso e vediamo se si può impostare qualcosa di più serio. Se c'è anche Pannella è meglio, di anticorpi il CDX ne ha bisogno, eccome. Saluti. RadiconED
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