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Wednesday, October 17, 2007

La presidente del Cile dal rettore "venezuelano"

Ieri, all'Università Roma Tre, durante il rito dell'inaugurazione dell'anno accademico, mentre parlava il rettore s'è alzata dalla platea una piccola contestazione.

Come ogni anno, ospiti illustri in via Ostiense, ma quest'anno di più. Nientemeno che due presidenti della Repubblica: Napolitano, di cui il rettore è cognato, e la presidente della Repubblica del Cile, Michelle Bachelet.

Curiosa coincidenza, la presidente cilena accanto a un rettore "venezuelano", se non putiniano. Studenti di An e dei Collettivi (non quelli dei Ds, ovviamente) concordano nel denunciare il provvedimento di modifica dello statuto dell'Ateneo che elimina il tetto sul numero di mandati per le cariche di Rettore, Preside e capo Dipartimento. Per Guido Fabiani si spalancano le porte del quarto (ripeto: quarto) mandato consecutivo.

Già una volta Fabiani aveva strumentalmente promosso una modifica dello statuto per potersi ricandidare. Una norma prevedeva infatti che qualora lo statuto fosse stato modificato, il conteggio dei mandati sarebbe stato azzerato. Sono passati anni e il problema si ripropone, ma stavolta la soluzione è drastica: via il tetto.

Fabiani vorrebbe far credere che non ci sia nesso tra l'abolizione del limite ai mandati consecutivi e la sua ricandidatura. Il quarto mandato "non c'è ancora", mette le mani avanti. "Ci sarà solo con il consenso democratico e se io mi presenterò, ma mancano ancora mesi". Bene, sono ancora previste elezioni, dunque. E' già qualcosa, anche se ridotte a pura formalità. E' da supporre, infatti, che abolito il tetto sui mandati anche per le altre cariche, presidi e presidenti di dipartimento non faranno mancare a Fabiani l'appoggio di facoltà e dipartimenti, come già accaduto in passato.

Per quanto mi riguarda, in un sistema in cui sia la concorrenza e fare la fortuna delle università e dei suoi docenti, e non siano gli assegni statali garantiti, un rettore potrebbe restare in carica anche quarant'anni. Il caso di Roma Tre, invece, è emblematico della realtà accademica italiana. Nessuno è chiamato a rispondere dei risultati, i soldi arrivano comunque. Non è che Roma Tre risplenda come un punto d'eccellenza, eppure, con una oculata spartizione dei fondi, punitiva nei confronti di chi non s'adegua e, viceversa, generosa con i fedelissimi, Fabiani è riuscito a saldare un invincibile blocco di consensi, tanto che nessuno ormai osa più candidarsi contro di lui, temendo di far sprofondare in disgrazia se stesso e la sua facoltà.

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