Mentre l'inviato speciale delle Nazioni Unite, Ibrahim Gambari, riuscirà finalmente a incontrare, domani, il generale Than Shwe, capo della giunta militare birmana, la situazione potrebbe degenerare e sfociare in una guerra civile. Pare che dalla "zona libera" Karen, ai confini con la Thailandia, si stia muovendo una milizia formata dall'alleanza tra le etnie shan, karen, mon e karenny, perseguitate dal regime militare. «I rappresentanti delle minoranze etniche che fanno parte del Consiglio delle organizzazioni democratiche si sono messi d'accordo con la dissidenza e hanno iniziato ad attaccare i battaglioni dell'esercito regolare», ha raccontato Cecilia Brighi, responsabile della Cisl per i rapporti con le istituzioni internazionali e con i Paesi asiatici. Intanto, il sindacato birmano ha lanciato una mobilitazione generale per paralizzare il paese.
Polemiche in Italia per la posizione neutralista della Chiesa cattolica. Da Papa Benedetto XVI, nell'Angelus domenicale, è giunta solo un'esortazione alla preghiera per il popolo birmano e a trovare una «soluzione pacifica», senza però alcuna esplicita condanna della Giunta militare. Invito paragonabile a quelli deboli dei governi cinese e indiano alla «moderazione». La Santa Sede per ora non è neanche intervenuta ufficialmente, sul piano diplomatico.
L'episcopato del Myanmar si è limitato ad assicurare «preghiera incessante», invitando preti e religiose a non farsi coinvolgere direttamente «nei partiti politici e nelle attuali proteste». Per il direttore di Asianews, i vescovi birmani preferiscono «lavorare e portare frutto diretto ai bisogni della popolazione che non fare proclami». Siamo certi delle opere di bene che vengono compiute laggiù, ma rimane il fatto che mentre è in corso la brutale repressione del regime contro i monaci buddisti e i civili birmani, la Chiesa cattolica rimane alla finestra, non si schiera.
Una posizione neutralista tra la democrazia e la dittatura che si spiega anche con la politica cinese del Vaticano: cosa si penserebbe infatti a Pechino, se la Chiesa prendesse parte attivamente a favore del movimento democratico? Il dialogo tra la Santa Sede e il governo cinese non ne gioverebbe. La Chiesa vuole evitare che Pechino veda nei cattolici dei nemici, potenziali attivisti democratici pronti ad agire anche in Cina.
Su Frontpage Magazine troviamo supporto alle critiche che abbiamo mosso alla strategia degli Stati Uniti e dei governi occidentali sulla crisi birmana. Walter Lohman, dell'Heritage Foundation, spiega che gli Stati Uniti dovrebbero «modificare radicalmente il loro approccio... abbandonare la mal riposta fiducia nella Cina» e invece responsabilizzare di più gli «amici democratici nella regione, l'Asean e l'India».
Polemiche in Italia per la posizione neutralista della Chiesa cattolica. Da Papa Benedetto XVI, nell'Angelus domenicale, è giunta solo un'esortazione alla preghiera per il popolo birmano e a trovare una «soluzione pacifica», senza però alcuna esplicita condanna della Giunta militare. Invito paragonabile a quelli deboli dei governi cinese e indiano alla «moderazione». La Santa Sede per ora non è neanche intervenuta ufficialmente, sul piano diplomatico.
L'episcopato del Myanmar si è limitato ad assicurare «preghiera incessante», invitando preti e religiose a non farsi coinvolgere direttamente «nei partiti politici e nelle attuali proteste». Per il direttore di Asianews, i vescovi birmani preferiscono «lavorare e portare frutto diretto ai bisogni della popolazione che non fare proclami». Siamo certi delle opere di bene che vengono compiute laggiù, ma rimane il fatto che mentre è in corso la brutale repressione del regime contro i monaci buddisti e i civili birmani, la Chiesa cattolica rimane alla finestra, non si schiera.
Una posizione neutralista tra la democrazia e la dittatura che si spiega anche con la politica cinese del Vaticano: cosa si penserebbe infatti a Pechino, se la Chiesa prendesse parte attivamente a favore del movimento democratico? Il dialogo tra la Santa Sede e il governo cinese non ne gioverebbe. La Chiesa vuole evitare che Pechino veda nei cattolici dei nemici, potenziali attivisti democratici pronti ad agire anche in Cina.
Su Frontpage Magazine troviamo supporto alle critiche che abbiamo mosso alla strategia degli Stati Uniti e dei governi occidentali sulla crisi birmana. Walter Lohman, dell'Heritage Foundation, spiega che gli Stati Uniti dovrebbero «modificare radicalmente il loro approccio... abbandonare la mal riposta fiducia nella Cina» e invece responsabilizzare di più gli «amici democratici nella regione, l'Asean e l'India».
1 comment:
"Polemiche in Italia per la posizione neutralista della Chiesa cattolica"
eh? dacci qualche riferimento. a me sembra che la polemica l'hai inventata tu per spargere la solita palata di letame sulle tue ossessioni. francamente non si è sentito nessuno polemizzare con la Chiesa: se per timbrare ogni giorno il cartellino del fanatismo ateo devi inventarti stronzate, sei messo proprio male. per fortuna non scrivi sui giornali, già ce n'è abbastanza di monnezza in giro...
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