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Friday, October 19, 2007

Crocevia di crisi pericolose

L'analisi più lucida sui vari fronti di crisi che il presidente Bush si trova a dover affrontare simultaneamente mi pare quella di Enzo Bettiza, oggi su La Stampa.

Come Mosca assicurò nel 2003 a Saddam che avrebbe fatto di tutto per scongiurare l'attacco, così oggi Putin rassicura Ahmadinejad di essere dalla sua parte sul nucleare. Di fare di tutto per scongiurare l'attacco e di aiutarlo nella costruzione delle centrali. Si rivede «l'antica complicità strategica antioccidentale tra l'Urss e l'Iran khomeinista». Putin non teme la bomba iraniana, perché l'ulteriore instabilità che ne deriverebbe in Medio Oriente provocherebbe l'aumento dei prezzi di petrolio e gas, di cui la Russia è produttore sempre più importante e influente.

Da tempo alti funzionari dell'amministrazione americana si interrogano su quanto in avanti si spingerà Putin nell'estendere la propria influenza nella regione. Negli ultimi venti mesi Mosca ha stretto i legami con Damasco, Hamas e Teheran - i nemici di Washington - spingendosi fino a un summit con il re saudita Abdallah, il più importante alleato di Bush. Per Stephen Sestanovich, cremlinologo del Council on Foreign Relations, «Putin si sta lasciando aperta ogni opzione e punta a vedere se riuscirà a mandare in pezzi l'intesa fra Europa e Usa sull'Iran, proprio come sta facendo in Kosovo».

Tibet, Birmania e Taiwan, sono nodi che mostrano di poter venire al pettine in qualsiasi momento, frustrando le illusioni di chi si aspetta che la Cina sia un attore internazionale naturalmente destinato, nel lungo periodo, a giocare un ruolo di stabilità nella pace e nell'avanzare del processo democratico nel continente.

Ma la crisi più grave - ha ragione Bettiza - è quella con Ankara, alleato di sempre, ed oggi sempre più indispensabile, degli Usa, ma anche dell'Europa, «insostituibile quale avamposto regionale islamico nella lotta al terrorismo fondamentalista».

Improvvisamente ai Democratici Usa - da anni intrappolati in un isolazionismo di ritorno - è tornata la voglia irrefrenabile di pronunciarsi e di difendere la memoria e i diritti dei popoli più lontani, come quello armeno. Proprio ora, che un sano realismo consiglierebbe di non provocare la Turchia, provocata ai suoi confini con l'Iraq dall'attività terroristica del Pkk. La mozione approvata in commissione esteri, su cui si dovrà pronunciare il Congresso, sa di dispetto a Bush, di bastone tra le ruote alla sua nuova strategia in Iraq, che proprio ora sembra stia producendo qualche risultato di rilievo.

Bettiza forse corre troppo in avanti, evocando una crisi regionale che potrebbe addirittura riportarci «ai tempi della distruzione di Belgrado, della conquista di Budapest e dell'assedio di Vienna», ma che la Turchia, respinta dall'Europa, e ora anche incompresa dagli Usa, passi nel campo di iraniani e siriani spalleggiati dai russi, è scenario da non sottovalutare e da far tremare i polsi.

Per non parlare della polveriera Pakistan, pronta esplodere, in un senso o nell'altro, dopo il ritorno di Benazir Bhutto.

Tutte queste crisi dimostrano se non altro che il "Potere americano" sul mondo è un mito coltivato e alimentato soprattutto dall'antiamericanismo occidentale.

4 comments:

Antonio Candeliere said...

Putin è l'unico attualmente che può negoziare tra USA ed Iran

Anonymous said...

"Proprio ora, che un sano realismo consiglierebbe di non provocare la Turchia, provocata ai suoi confini con l'Iraq dall'attività terroristica del Pkk".

ma tanto noi siamo sicuri, perchè le democrazie non si fanno la guerra, no?

aa

davide said...

RIPORTO QUI SOTTO UN ARTICOLO TRATTO DAL BLOG DI BEPPE GRILLO. PARLA DI UN DISEGNO DI LEGGE DI INIZIATIVA GOVERNATIVA CHE SE VENISSE APPROVATO COMPORTEREBBE LA CHIUSURA DEL 99% DEI BLOG ESISTENTI.

"La legge Levi-Prodi e la fine della Rete

Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all'informazione sotto sotto questi sono tutti d'accordo.
La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell'Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.
I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video.
L'iter proposto da Levi limita, di fatto, l'accesso alla Rete.
Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?
La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all'albo come direttore responsabile.
Il 99% chiuderebbe.
Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura.
Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà il blog di Beppe Grillo risponde da perfetto paraculo prodiano: "Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l'Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere".
Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei ministri, i responsabili.
Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia.
Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico.
Ps: Chi volesse esprimere la sua opinione a Ricardo Franco Levi può inviargli una mail a : levi_r@camera.it"

NON LASCIAMO CHE IL GOVERNO CI METTA IL BAVAGLIO: PROTESTIAMO TUTTI ASSIEME.

Tanti saluti Davide

Anonymous said...

Putin crede di poter giocare impunemente col fuoco. Ma il leader iraniano non è gestibile perchè non è un vero politico, ma un fanatico religioso.
Stalin si accordò con Hitler, ma all'epoca non c'era ancora l'atomica.