Esiste davvero, o sta almeno prendendo forma, una veltronomics? Veltroni, come già Rutelli, prospetta alleanze di «nuovo conio» per il Pd, parla della necessità di tagliare le tasse, di un «nuovo patto fiscale» tra Stato e cittadini, e di abbattere una volta per tutte il debito pubblico. Evocazioni, per ora, nessuna cifra.
Eppure, nonostante il distacco nei sondaggi, il centrodestra farebbe bene a preoccuparsi, anche perché di là non si vede alcun fermento di idee, ma solo l'attesa di una rivincita da tratti personalistici. Berlusconi continua a strillare contro le tasse, ma è dal 2001 che non tira fuori una proposta concreta, dopo che con un'ampia maggioranza di governo non ha saputo mantenere la promessa che fu decisiva per riportarlo al governo: le due aliquote al 22 e 33%.
Sembra che Veltroni voglia caratterizzare il Pd imprimendo una discontinuità con l'esperienza di governo attuale proprio a partire dalla politica economica. E se le sue parole sono ancora vaghe, bisogna però prestare attenzione agli uomini che sono a lavoro per elaborare le sue proposte (per esempio Morando, Nicola Rossi, Ichino, Boeri e i professore di lavoce.info) e ai suoi punti di riferimento, fra tutti Montezemolo e il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi.
Proprio ieri già nei primi minuti della sua audizione dinanzi alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato ha stroncato la Finanziaria di Prodi e Padoa-Schioppa, che «mantiene le principali poste del bilancio pubblico sui livelli previsti per l'anno in corso, non sfrutta il favorevole andamento delle entrate per accelerare la riduzione del debito e non restituisce ai contribuenti una quota significativa degli aumenti di gettito». Anzi, le tasse di fatto aumentano: «La struttura dell'Irpef si caratterizza per un elevato grado di progressività che, per effetto dell'inflazione, determina ogni anno un aumento del prelievo sulle famiglie superiore a quello della capacità contributiva», ha spiegato Draghi, che è poi tornato anche sulla necessità di alzare l'età pensionabile. «La sfida cruciale della finanza pubblica italiana consiste nel realizzare congiuntamente l'abbattimento del peso del debito e la riduzione del carico fiscale che grava sui contribuenti onesti».
Più di una sintonia, hanno registrato gli osservatori, tra gli appunti del governatore e il discorso di Veltroni di sole 48 ore prima, sulla «cura shock» che servirebbe al nostro paese: aggredire il debito pubblico, ridurre le imposte.
Sicuramente Draghi è più vicino a Veltroni di quanto non lo sia a Padoa-Schioppa, ma anche a Tremonti e a Berlusconi. Su un punto, tuttavia, ha notato Giavazzi (e noi con lui) Draghi e Veltroni divergono. Sulle dismissioni del patrimonio demaniale come ricetta per ridurre il debito. Pur essendo certamente favorevoli alle privatizzazioni, tuttavia non crediamo che sia il colpo risolutivo per abbattere il debito.
Lo spiega bene Franco Debenedetti, sul Sole di oggi. Le dismissioni, seppure benvenute, mancherebbero l'obiettivo, perché è «l'incapacità di contenere la crescita (assoluta) delle spese per la pubblica amministrazione che ha prodotto il debito. Quindi, se non si blocca quel meccanismo, il debito si riformerà; e a quel punto veramente avremmo solo più il Colosseo e Piero della Francesca da vendere...».
Invece, sottolinea Debenedetti, «bisogna cambiare paradigma. Finora abbiamo venduto pezzi del patrimonio, e certo l'operazione va continuata e portata a termine. Attendono di essere dismesse le quote di Terna, Enel, Eni, innumerevoli società comunali e un immenso patrimonio immobiliare. Attendono Poste, Rai, forse anche rami delle Ferrovie. Ma questo è sempre il vecchio paradigma. Quello nuovo è ridurre il perimetro della Pubblica amministrazione, dismettere intere funzioni svolte dallo Stato, con i relativi beni strumentali e personale addetti». Il nuovo paradigma significa «estendere la facoltà di "scegliere il fornitore" anche a servizi finora ritenuti di riserva pubblica. Scegliere quindi anche tra scuole diverse, tra università in concorrenza, soprattutto tra diversi livelli di protezione che i singoli cittadini vogliono avere, da lavoratore e da pensionato, da sano e da malato».
E sul tagliare la spesa pubblica insiste molto anche Francesco Giavazzi, il quale si aspetta che proprio questo nuovo paradigma entri a far parte della «cultura economica» del Pd.
«Non si tratta, come propone Walter Veltroni, di costruire "un fisco più giusto". Il problema è ridurre la spesa perché questa spesa aiuta soprattutto coloro che sono abbastanza furbi, o abbastanza potenti, ad avvantaggiarsene. Cancellare la concertazione come metodo di lavoro del governo è il primo passo, altrimenti la spesa continuerà a fluire verso chi è rappresentato al tavolo della concertazione, e non sono certo i poveri, i giovani, le donne sole con figli. E poi occorre il coraggio di abbandonare l'illusione illuminista che questa spesa possa essere "riqualificata", resa meno ingiusta, più efficiente. La spesa migliorerà solo quando il cittadino si accorgerà che talvolta i privati possono offrire gli stessi servizi che offre un'amministrazione pubblica, ma in modo più efficiente e a costi inferiori. Agli inizi del secolo scorso più spesa pubblica voleva dire più stato sociale, meno disuguaglianza. Oggi spesso vuol solo dire più privilegi. Ma questo è un guado che la sinistra fa ancora fatica ad attraversare».
Insomma, prima di poter parlare davvero di una veltronomics, occorre che questo guado Veltroni e il Pd lo attraversino.
2 comments:
Ma se è giusto - come è giusto - sottolineare come Berlusconi strilli contro le tasse avendo fatto, quando poteva, poco o niente per ridurle, come mai non ho ancora sentito uno chiedere conto a Veltroni del fatto che a fronte del nuovo conio fiscale da lui lanciato, a Roma, dove governa, fa esattamente l'opposto?
Va be', sarò romanocentrico.
Non sei Romanocentrico; hai detto una cosa sensatissima; Anch'io sono di Roma, e Veltroni ha aumentato e di molto le tasse; Per cosa poi? Per la notte bianca?? Per il telecomcerto??? Per arrotare le sue forbici taglianastri che ogni tanto perdono il filo?? Certo non per servizi migliori, visto che dal 2001 non ne ho mai visti.
Poi hai detto "dove governa"; Perchè Veltroni a Roma governa??
se governare significa presenziare e tagliare nastri anche il mio cane lo sa fare.
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