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Tuesday, October 16, 2007

Partito democratico. Il dado non è tratto

L'apertura del numero di questa settimana di LibMagazine è dedicata alle "primarie" di domenica e al Partito democratico, con un mio editoriale, di cui riporto alcuni passaggi:

Non siamo tra coloro che attendevano con trepidazione di sapere quanti cittadini si sarebbero recati ai gazebo o alle sezioni Ds a votare il segretario del Partito democratico, per annunciare il trionfo del nuovo partito nel giorno del suo battesimo popolare o, viceversa, per constatarne il flop. Sul numero effettivo dei partecipanti non può esservi certezza, data l'assenza di garanzie di legge nella consultazione. Già "Striscia la notizia" ha documentato i casi di diversi elettori plurimi, che sono riusciti a votare fino a sei volte in sedi diverse. La prudenza dovrebbe far diffidare di stime superiori ai 2 milioni. Le difficoltà dello spoglio in Campania autorizzano ulteriori dubbi circa la trasparenza di questa lotta di e tra apparati. "Fusione fredda" tra Ds e Margherita, accelerata dal sempre imminente ma difficilmente prevedibile collasso del Governo Prodi; compromesso storico bonsai tra ex-Pci ed ex-Dc; primarie – che poi primarie non sono (è stato eletto il segretario di un partito, non un candidato premier) – dall'esito scontato e dagli sfidanti di carta pesta. I difetti, le contraddizioni e i punti deboli di un processo costituente, di cui domenica 14 ottobre si è celebrata una tappa fondamentale, sono sotto gli occhi di tutti. Ma questa tappa può segnare il vero giro di boa per la corrente legislatura? E rappresenta davvero la prova che qualcosa di nuovo ha visto la luce nella politica italiana?
(...)
Sarebbe suicida da parte di Veltroni presentarsi di fronte agli elettori senza aver prima messo un bel po' di mesi tra la caduta di Prodi e il voto, oppure alla guida di un centrosinistra non profondamente e strutturalmente diverso da quello del 2006, libero dai ricatti e dai condizionamenti della sinistra massimalista. Gli italiani non ricadrebbero più nell'errore. Ci sentiamo quindi sommessamente di suggerire che la "rottura" strategica del Pd con i partiti comunisti e massimalisti, intorno a 3-4 temi qualificanti tra cui tasse e spesa pubblica, è un'opzione che Veltroni – se non per convinzione, almeno per convenienza – potrebbe considerare, abbandonando quanto di stucchevole, avvolgente ed ecumenico contraddistingue la sua vicenda politica.

Una simile prospettiva dovrebbe indurre a riflettere seriamente quanti sono impegnati per una politica ad "alta velocità", capace di "decidere", di intraprendere soluzioni liberali.


Ben quattro le interviste in questo numero. La prima, a Oscar Giannino, che parla del suo libro (per una visione «non autarchica» della questione fiscale), del sistema tributario e la crescita economica, delle esperienze fiscali degli altri paesi, dei benefici della flat tax, di una spesa pubblica inefficiente a vantaggio di una minoranza di privilegiati, della pesantissima "palla al piede" delle promesse non mantenute dal Governo Berlusconi, e della sua idea di una "Lega del contribuente". Poi le interviste a Paolo Messa, curatore di Formiche, sull'energia nucleare, a Paolo Pobbiati, di Amnesty International, sulle violenze contro le donne nel mondo, e infine a Vittorio Sgarbi, sulla nuova campagna di Toscani.

Il corsivo quotidiano è di Enzo Reale, per imparare la lezione dei fatti in Birmania, e la vignetta di Ciro Monacella. Le consuete rubriche di Castaldi, Nardi, Fronterré e Lupi e, infine, i contributi di Stefano Morandini, Cristina Marullo e Giovanni Venezia. Buona lettura.

2 comments:

Anonymous said...

E' davvero paradossale che i decisionisti di Decidere.net non abbiano ancora deciso in modo chiaro e pubblico se andare al voto con Berlusconi o con Veltroni...

Preferiscono giocarsi il loro indefinibile peso elettorale fino all'ultimo...
Che abili politici!!!

gabbianourlante said...

Jim CAMBIA I COLORI.... non si leggono i commenti. ciao e buon lavoro