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Thursday, March 20, 2008

Alla manifestazione, senza illuderci né dimenticare

Da Ideazione.com

Probabilmente quanto doveva accadere in Tibet è già accaduto da un bel pezzo. Facile per Pechino soddisfare gli appelli a porre fine alla repressione, ora che non c'è più niente da reprimere. Il più è fatto e si ha il sospetto che l'ultimatum fosse poco più che un inganno per i tibetani e un diversivo per l'Occidente. Mentre tutti aspettavano la mezzanotte di lunedì (le 17 in Italia), il grosso delle retate si scatenava già tra sabato e domenica, come qualche immagine ha documentato. A meno di una settimana dall'inizio delle proteste, Pechino è già riuscita a rimettere sotto il suo tallone la testa dei tibetani, per di più al riparo da occhi indiscreti, assestando un colpo micidiale alla resistenza interna, che probabilmente non riuscirà a riorganizzarsi nei mesi, se non negli anni a venire. Segno che la lezione birmana i cinesi l'hanno imparata in fretta, mentre l'Occidente l'ha volutamente ignorata.

Le uniche immagini trapelate sono quelle pubblicate lunedì dal sito Phayul.com, e successivamente anche da altri. Si vedono cadaveri con fori di proiettili, anche alla nuca. Nel segno della nonviolenza, il Dalai Lama invita di nuovo Pechino al dialogo, nonostante lo accusino di aver organizzato gli scontri e lo insultino definendolo «un lupo sotto le spoglie di un monaco», e nonostante la Cina gli abbia dichiarato una vera e propria guerra: «Conduciamo una lotta senza quartiere contro la cricca del Dalai Lama», ha affermato il numero due del Parito comunista tibetano, Zhang Qingli. Tra manifestazioni, appelli, dichiarazioni, è bene che non ci si faccia illusioni o si dimentichino alcune cose.

Non sappiamo se il boicottaggio delle Olimpiadi sia realistico ed efficace, ma vorremmo sapere dai politici che lo escludono a priori quali sono, in concreto, gli altri strumenti di pressione di cui si dispone. Non si nascondano dietro la veste del Dalai Lama, che per evidenti ragioni di opportunità politica non potrebbe comunque incitare al boicottaggio delle Olimpiadi, ma magari si aspetta qualche gesto da parte dell'Occidente. Esigere che il regime cinese ponga fine alla repressione; che avvi un dialogo con il Dalai Lama sulle basi dell'autonomia e dei diritti del popolo e della cultura tibetana, quindi escludendo ogni minaccia alla sovranità e integrità territoriale della Cina; che apra le porte a una missione internazionale (Ue e Onu); che conceda libertà di circolazione ai media. Sono tutte richieste sacrosante, concrete, ragionevoli. E' davvero il minimo che possiamo pretendere da Pechino, ma sarebbe già molto.

Manca però la minaccia di una sanzione che ci renda credibili, che dimostri che facciamo sul serio. In concreto, se il governo cinese rispedisce al mittente queste proposte minime e ragionevoli, cosa rischia in termini politici? Sarebbe opportuno che i politici rispondessero a questa domanda, perché solo dalla risposta si può capire se ci stiamo prendendo in giro da soli, oppure se davvero c'è almeno la volontà di agire. Si è detto, per esempio, che lo sport non dovrebbe venire coinvolto da ciò che spetta alla politica risolvere. Giusto, ma allora perché ad agosto capi di Stato e di governo non se ne restano a casa, non accompagnando le federazioni sportive alle Olimpiadi? La loro presenza non sarebbe anche quella politica che invade lo sport? Non sarebbe di fatto una legittimazione politica alle politiche repressive di Pechino?

Ma il mondo dello sport non può neanche pensare di vivere in un altro pianeta. Ciò che accade in Cina riguarda eccome anche gli atleti e lo spirito stesso dello sport. E il rischio, sentendo i toni dimessi di questi giorni, è che, consapevoli o inconsapevoli, gli atleti, le federazioni e i governi occidentali si rendano strumenti di un'immensa operazione di propaganda nazionalista orchestrata dal regime cinese. Si può svolgere serenamente una competizione sportiva in uno stadio mentre tutto intorno la dignità umana viene calpestata? I Giochi, si dice, sono una grandissima occasione proprio per mettere al centro dell'attenzione mondiale il tema dei diritti umani in Cina e quindi anche del Tibet. Ecco, qui esprimiamo la certezza, purtroppo, che ad agosto tutti se ne saranno scordati e l'evento filerà via liscio secondo quanto programmato dalle autorità cinesi (anche perché non volerà una mosca in tutto il Paese), tutti con il naso all'insù ad ammirare le spettacolari coreografie o le prodezze degli atleti.

Né possiamo dimenticare che in questi due anni molti politici hanno perso ogni credibilità per poterci venire a dire, oggi, quali siano le forme di pressione appropriate su Pechino e per esserne addirittura interpreti. Prodi e D'Alema, che hanno evitato con cura di incontrare il Dalai Lama, ad esempio; e tutti i ministri della missione in Cina del 2006, silenti mentre Prodi assicurava a Pechino il proprio appoggio per la revoca dell'embargo europeo sulle armi. Chi al governo è stato artefice o complice passivo di questa miope politica ammetta di aver sbagliato o taccia.

Prendiamo atto, infine, che l'Onu è inutile, se non dannosa; e che, boicottaggio o no, bisogna rivedere nel suo complesso la nostra politica cinese. E' fallito un certo modo di intendere la strategia dell'engagement. Qui nessuno pensa di mettere in discussione l'apertura commerciale e i rapporti economici con la Cina. Sarebbero loro a isolarci, non noi a isolare loro. Libero commercio e sviluppo economico restano fattori e presupposti di cambiamenti politici, progressi nei diritti umani e rapporti pacifici tra le nazioni. Ma il caso cinese dimostra che non è sufficiente restare a guardare, come se gli sviluppi desiderati fossero automatici e inevitabili. Non è l'istanza moralistica dell'ingenuo idealista, ma puro realismo politico, perché del nazionalismo cinese oggi sono vittime i tibetani, ma un giorno potremmo esserne vittime anche noi.

4 comments:

Antonio Caracciolo said...

Ci sarò anche io e se vuoi ci possiamo pure incontrare a Campo de Fiori. Ma come riconoscerci? Se leggi in tempo utile mi puoi mandare una email a cardisem@gmail.com
Tuttavia, vorrei dirti, che sulla faccenda la penso diversamente da ciò che tu scrivi. Se vuoi leggere per esteso vai qui: http://civiumlibertas.blogspot.com/2008/03/siamo-tutti-tibetani-no-siete-tutti.html, ma mi ero già espresso sull¿argomento.

In breve. io credo che chi ha organizzato il movimento mediatico stia prendendo per i fondelli i partecipanti. Non posso ripetere ora la lunga argomentazione che ho già svolto.

La ragione per la quale questa mattina sono capitato al tuo blog è però un’altra. Un’idea che ho in mente ed è la seguente: scegliendo nella stessa piattaforma blogspot.com un congruo numero di blog "compatibili" (non so al momento se io e te siamo "compatibili") per tema ed ispirazioni (= non convergenza al 100 per cento, ma quanto basta per un civile confronto di opinioni anche diverse) creare un Superblog di Aggregazione, magari nella stessa piattaforma che già conosciamo e sappiamo usare, oppure un classico Sito. In questo Aggregatore dovrebbe far convergere le nostre cose migliori, come ad una Fiera.... Ne dovremmo poi trarre utilità ai nostri singoli Blog. Che ne dici?

Di questo potremmo parlare in Campo de Fiori, e non solo sul Dalai Lama.

Ciao!
Antonio Caracciolo

Anonymous said...

punzi...e che diamine...può darsi pure che domani cade un meteorite e...addio pianeta terra!!

cinesi e tibetani compresi.

intanto, a fronte del boicottaggio olimpico - non auspicabile -, si potrebbe cominciare boicottando tutte le merci cinesi.

dai pomodori fac-simile alle schede video et audio, microcip...che pure tutti noi...per scrivere finanche sul tuo blog...utilizziamo quotidianamente.


ciao.

io ero tzunami...

Anonymous said...

mah, non solo in questi due anni ma anche nella legislatura precedente c'è stato un fiorire di accordi commerciali con urso che faceva spola tra roma e pechino. per non parlare del depennamento della cina come nazione che non rispetta i diritti umani da parte degli usa.

è che ci tengono tutti per le palle, e a trovare un solo ipocrita ci si rimette.

Nico Valerio said...

Caro Federico, mi sto sempre più convincendo che dopo il boicottaggio totale degli Stati liberali (parliamoci chiaramente: probabilità pari a zero), la seconda soluzione più efficace è davvero lasciar svolgere le Olimpiadi sotto gli occhi del mondo intero, 2 settimane e più di speciale attenzione sulla Cina e il suo regime totalitario, sulla Cina e le sue contraddizioni, sulla Cina e le sue vittime.
Altro che trono: sarebbe una imbarazzante, dolorosissima poltrona di spine, una vera tortura. Se i giornalisti ci sanno fare, lo stesso Governo cinese potrebbe non vedere l'ora che finiscano quelle maledette Olimpiadi...

Io invece sul mio blog
http://salon-voltaire.blogspot.com/
mi sono concentrato sulla vigliaccheria interessata dell'Occidente. Ma siccome ho toccato anche la Chiesa, l'articolo non è stato neanche selezionato dalle Superne Autorità di Tocque-ville (dalle 16,30h! ora sono le 0,44). Cosa che succede spesso. Tocque-ville? Il personaggio andrebbe pure. Ma è quel trattino che non va: non mi sembra una città ideale...