da il Riformista
Caro direttore, l’idea del Riformista va nella direzione giusta per superare il dibattito sul boicottaggio, che rischia di dividere anziché unire. Quanti lo escludono a priori, però, non vengano a raccontarci la balla delle Olimpiadi come evento esclusivamente sportivo da non inquinare di politica. È innegabile che un risvolto politico l’avesse già la scelta di assegnarle a Pechino e che la Cina aspiri ad utilizzarle politicamente. Avrebbero un valore politico le eventuali assenze dei leader occidentali, ma l’avranno certamente le loro presenze e la propaganda nazionalista che pervaderà l’evento. Con il governo cinese sempre più propenso a fare marcia indietro rispetto agli impegni formali (su diritti umani e libertà di stampa), presi con il Cio come condizioni per l’assegnazione, è sempre meno scontato che i Giochi possano rappresentare di per sé, come ci viene detto, un momento di apertura della Cina al mondo e un’occasione per favorire il rispetto dei diritti umani. Prendiamo atto che l’unica cosa che non possiamo impedire è che attraverso le Olimpiadi passi un messaggio politico. Concentriamoci sulla vera posta in gioco: possiamo almeno impedire che a trarre beneficio da quel messaggio sia solo la dittatura. Se, come probabile, il regime manterrà il totale controllo mediatico dell’evento, riuscirà a orientare a proprio favore il segno politico dei Giochi, ricavandone prestigio internazionale e nascondendo sotto il tappeto i propri orrori; se, invece, qualcosa gli sfuggirà di mano, se i governi occidentali assumeranno qualche iniziativa, le minoranze e i dissidenti riusciranno a esprimersi, allora il messaggio politico che uscirà sarà di aiuto al cambiamento. Per questo dovrebbero adoperarsi governi, forze politiche e mezzi di informazione occidentali.
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