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Friday, March 21, 2008

La faccia tosta di D'Alema

Da Il Foglio:

Al direttore - Ci vuole la faccia tosta di D'Alema per chiedere alla Cina di dialogare con il Dalai Lama quando neanche lui ci ha voluto dialogare, evitando accuratamente di incrociarlo durante la sua visita in Italia dello scorso dicembre. Oggi, nel bel mezzo della campagna elettorale, sentiamo D'Alema avvertirci che la difesa dei diritti umani comporta anche "in qualche caso scelte coraggiose e rinunce", perché è un "tratto irrinunciabile della politica estera italiana". Adesso scoprono che la legittimazione del Dalai Lama è importante, ma D'Alema e i ministri che oggi si mobilitano non fecero nulla perché il Dalai Lama fosse incontrato dal governo. E Vernetti è l'unico cui va dato atto di riconoscere l'errore: fu "un'opportunità" perduta non incontrare il Dalai Lama quando venne a Roma. "Hanno prevalso ragioni di Stato", ammette, mentre allora si disse addirittura che il leader tibetano non aveva chiesto incontri o che Prodi e D'Alema avevano improrogabili impegni. La realtà è che il governo italiano, tra quelli europei, ha avuto una delle politiche più servili e appiattite, proprio sui diritti umani, nei confronti della Cina, arrivando persino a promettere il suo appoggio per la revoca dell'embargo europeo sulle armi. Che occorra un'altra politica, che veda unita l'intera Ue, è ormai indubbio, ma i ministri di questo governo hanno perso ogni credibilità per poterci venire a dire, oggi, quali forme di pressione su Pechino siano appropriate e quali no, e per esserne addirittura interpreti.

E a proposito, vi siete chiesti come mai nei giorni scorsi a ricevere l'ambasciatore cinese in Italia, e a riferire sulla crisi in Tibet davanti alle Commissioni Esteri di Camera e Senato, non sia andato D'Alema. Temeva forse di "bruciarsi" la reputazione a Pechino?

1 comment:

Shakleton said...

D'alema è stato il miglio ministro deghli esteri degli ultimi 10 anni.
Vedremo ora quanto saranno coraggiosi Berlusconi Frattini e co.