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Friday, March 28, 2008

La cordata sempre più fantasma, e anche il WSJ abbandona il Cav.

Sarà anche un'astuta mossa elettorale (il che è ancora tutto da vedere), ma di certo è di cattivissimo auspicio per la prossima azione di governo, che si annuncia di nuovo deludente dal punto di vista delle politiche liberali.

Annunciando il suo veto sulla «irricevibile» offerta di Air France per Alitalia e l'intenzione di promuovere egli stesso una cordata di imprenditori e banche italiani a difesa dell'"italianità" della compagnia, Berlusconi ha forse guadagnato qualche lunghezza sul suo principale avversario nella corsa al voto. Con il caso Alitalia tema centrale nel dibattito politico il Governo Prodi viene tirato per i capelli dentro le ultime due settimane di campagna elettorale. Vuol dire rinfrescare la memoria degli italiani sui fallimenti di Prodi, «uno scheletro che Veltroni - parole di Berlusconi - voleva nascondere nell'armadio» e che ora si ritrova davanti, costretto persino alla difesa d'ufficio di una posizione, sulla (s)vendita di Alitalia, che appare effettivamente debolissima. Il leader del Pd non è più protagonista della scena e probabilmente vede neutralizzati i suoi sforzi per recuperare consensi al Nord, l'ossigeno necessario alla rimonta.

I nomi della cordata anticipati ieri da Augusto Minzolini su La Stampa - Benetton e Ligresti, Mediobanca e persino Eni (che comunque prima di qualsiasi atto informerebbe il Tesoro!) - hanno tutti smentito. Ovvio, finirebbero per caratterizzarsi troppo politicamente. Ma ciò che conta, per il momento, è che si percepisca che Berlusconi sta lavorando per salvare Alitalia dall'umiliazione dell'acquisizione francese. Il maggior punto di forza di questa operazione essenzialmente elettoralistica sta infatti nel muoversi e nell'agire di Berlusconi già da primo ministro in pectore, rafforzando nell'opinione pubblica la sua immagine di uomo che sa governare ancor prima di vincere le elezioni (dimostrando quindi di averle già vinte).

L'operazione-verità su Alitalia - sulla sua necessaria e improrogabile "svendita" e sui sacrifici della ristrutturazione, comunque inferiori a quelli del fallimento - poteva rappresentare un'ottima occasione per esercitare quello spirito bipartisan da più parti auspicato. Invece, Berlusconi ha deciso di far leva demagogicamente sui peggiori istinti assistenzialisti, statalisti, nazional-popolari (Mingardi ha ricordato l'appello mussoliniano «l'oro alla patria»), purtroppo ancora radicati nell'opinione pubblica, ergendosi a tutela di clientele localistiche e interessi sindacal-corporativi ma certo non della generalità dei cittadini del Nord, e ancora meno del Centro-Sud.

Vedremo se alla fine nelle urne verrà premiata questa scelta tattica. Oggi quasi tutti i commentatori ritengono di sì, forse sottovalutando un'area liberale molto delusa, che dai sondaggi non emerge perché non si esprime a favore del Pd, ma che potrebbe ricorrere all'astensione provocando al PdL enormi danni nelle regioni cruciali per il Senato.

Come andrà a finire, il giorno dopo le elezioni, è facilmente prevedibile: o la fantomatica cordata annunciata da Berlusconi si dileguerà; oppure, Alitalia le verrà ceduta a un valore ancora inferiore - e prossimo davvero allo zero - di quello al quale oggi Air France è disposta a comprarla. Nel valutare l'offerta dei francesi, tra l'altro, bisogna concentrarsi non solo sul prezzo che verrebbe pagato per ciascuna azione, ma anche sui due miliardi e mezzo di euro in investimenti e copertura debiti. Chi potrebbe investire tanto nella ristrutturazione, garantendo un'esperienza e una solidità simili ad Air France nel settore aereo, con soldi propri e non prestati da banche magari interessate solo a ricevere in cambio qualche altro favore "politico"?

L'alternativa è tra svendere ad Air France e svendere a una cordata di amici dei politici. Sempre di svendita si tratterebbe, perché il valore della compagnia è quello che è. L'unica differenza è che nel primo caso Alitalia sarebbe inserita nel primo gruppo al mondo con possibilità di sviluppo e prestigio internazionale; nel secondo, gli acquirenti non sarebbero comunque in grado di far competere Alitalia con altri grandi gruppi, ma solo di mantenere un monopolio sulle rotte interne, una beffa per gli utenti.

Neanche Berlusconi, come Prodi, ha avuto rapporti facili con la stampa internazionale, soprattutto quella europea, per lo più a causa dell'incessante opera di demonizzazione che proveniva dal centrosinistra italiano e influenzava fin troppo le redazioni e i giornalisti esteri. Ricordiamo tutti l'Economist, che lo giudicava «unfit» per guidare l'Italia, ma anche il Financial Times non è mai stato tenero.

Adesso, proprio a causa delle sue posizioni su Alitalia, ad abbandonare il Cav. è persino il Wall Street Journal, la bibbia del liberalismo conservatore e del libero mercato di stampo anglosassone, che in passato lo aveva sempre difeso. «Per quanto riguarda l'economia, Berlusconi ha deluso nel suo ultimo mandato da primo ministro», ci ricorda un editoriale di qualche giorno fa. E aggiunge che «a giudicare dalle sue promesse prima delle elezioni-lampo indette per il mese prossimo in Italia, nelle quali è il favorito, un suo terzo mandato come premier non sarà una meraviglia».

I suoi recenti orientamenti su Alitalia «potrebbero ben presto corrispondere a scelte di governo ufficiali e mandare a monte l'unica cosa che ancora si frappone tra la compagnia di bandiera e la sua bancarotta. E sono anche segnali della sua mancanza di impegno per realizzare le riforme economiche». Nei suoi cinque anni a Palazzo Chigi, ricorda il WSJ, Berlusconi «non ha trovato dei salvatori per Alitalia. Invece ha traccheggiato mentre il debito della compagnia si impennava arrivando a circa 1,3 miliardi di euro a gennaio. Gli elettori italiani potrebbero chiedere a Berlusconi perché non ha venduto la quota Alitalia quando ancora valeva qualcosa. Il valore della compagnia è caduto del 70% negli ultimi due anni».

Ma l'ex premier potrebbe essere attaccato ancor più duramente «per la sua incapacità di sistemare l'economia italiana quando ne aveva la possibilità». Berlusconi, ricorda ancora il WSJ, «aveva promesso riduzioni fiscali, riforme nel mercato del lavoro e liberalizzazioni, mancando gran parte degli obiettivi. Il Pil è cresciuto complessivamente del 3,6% nei cinque anni del suo governo; peggio dell'8,6% della Francia e del 4,5% della Germania nello stesso periodo, ben al di sotto del 17,7% spagnolo o del 13,4% britannico».

Accusandolo inoltre di offrire «copertura politica» alla «linea dura» dei Sindacati, il WSJ conclude che in questa vicenda Berlusconi «ha dimostrato di avere un carattere più corporativo, ostile alla competizione del libero mercato, che liberista intenzionato a fare ciò di cui l'Italia ha bisogno per rianimare la sua barcollante economia. E' un politico disposto a qualsiasi cosa pur di riprendere il potere. E questa è tutt'altro che una bella notizia per l'Alitalia, oltre che per l'Italia intera».

Se ci facciamo poche illusioni sul fatto che l'editoriale del Wall Street Journal possa scuotere Berlusconi dalla sua vena assistenzial-statalista, ci auguriamo che almeno alle orecchie di qualcuno nel PdL possa suonare come un preoccupante campanello d'allarme.

11 comments:

BlueSky said...

Ottima analisi.
Sconfertanti conclusioni, purtroppo.
Ma allora noi di simpatie liberali, fra lo statalismo berlusconiano e quello veltroniano, che cosa scegliamo?

Anonymous said...

la "dottrina tremonti" sembra derivare dalle obiezioni di woityla e ratzinger nei confronti del comunismo e del liberismo sfrenato o turbocapitalismo.

Melina2811 said...

Buon fine settimana da Maria

Anonymous said...

forzalitalia?

sì.

ma che quello del berluska sull'alitalia sia "ma anche" uno spot pre-pro-elettorale...non ce lo devono mica raccontare gli scienziati di turno...

oggi sono tutti zichichi in pectore!

tutti scienziati...e nessuno che si sia accorto - in tempo utile - che l'altalia stava collassando su sé stessa.

nessuno di questi odierni scienziati che si sia accorto che la spettabile società alitalia - linee aeree italiane s.p.a.,da sempre, è sempre servita come serbatoio di voti, merce di scambio e salvacondotto politico-elettorale.

oltre che per imbucare parenti&affini in posti di prestigio e ben remunerati.

grazie al cazzo che l'alitalia ha 1.500 milioni di debito...

però oggi tutti piangono la quasi-salma...bah...avendolo letto su una "rivista" semi-clandestina, quella allora diretta da marcello veneziani, l'italia settimanale...io ricordo che nel 1994...o era il 1995???...ricordo comunque che l'alitalia, da un lato mandò in cassa integrazione più di un migliaio di lavoratori ed altrettanti...li mandò a casa...e dall'altro, ingaggiò il figlio di rosa russo jervolino come manager di primissimo livello.

jervolino airlines...

e vogliamo parlare della questione di malpensa?

più o meno i tempi erano quelli dell'assunzione del figlio della rosa russo...

malpensa è stato uno dei più grandi fallimenti industriali - e politici - della storia d'italia.

la politica ha fatto affluire su malpensa finanziamenti pubblici non quantificabili...però strade che portano a malpensa non ce ne sono...

e gli scienziati? dove erano?? che facevano???

dormivano e/o si grattavano le palle.

dunque...millecinquecentomilionidieuro di debito e...nessuno scienziato che nelle more dei tempi...si sia accorto di quel che si poteva leggere sugli schermi radar...

per fortuna, come detto...noi lo abbiamo capito da soli.

per lo meno...io l'ho fatto.

ed ho capito pure che...se "ma anche" i sindacati - nove sigle nove - << non vedono alternative >> ai francesi...allora, sicuramente ha ragione il demone di arcore.

così come l'aveva relativamente alle svendite dell'iri...

questo ho capito.

a questo mio intendimento, gli illuministi illuminati...gli odierni scienziati...replicheranno che << i francesi si accollerebbero anche i circa 1.500 milioni di euro di debiti >>.

giusto...ma questa è solo una singola utilità marginale di tutta la faccenda.

ed è chiaro che chi vuole trarre la maggiore utilità marginale da tutta questa brutta storia, veramente sopra le nuvole...è air france.

qui non è questione di italianità...è questione di...divide et impera alla francese!

e dico questo perché se nel 1994/1995 leggevo quel che leggevo...oggi trovo scritto che az service ha circa 8.000 dipendenti di cui sì e no 3.000 dovrebbero essere assunti dalla nuova società mentre gli altri resterebbero a fintecna.

ora, da quello che ho capito, fintecna è una specie di scatola vuota...la chiamano << struttura di servizio >> e la paventata "acquisizione" dei predetti 3.000...determinerà, per loro e per fintecna, una specie di limbo, non altro che un "parcheggio", abusivo e senza prospettive occupazionali.

e siccome fintecna è una società interamente controllata dal ministero dell’economia e delle finanze italiane...questo vuol dire che ce 'sti sfigati ce li ritroveremmo sul groppone noi e non i francesi.

senza contare che la mortificazione della linea passeggeri e l'abolizione del servizio cargo...sono tutte "soluzioni" che depongono a chiaro vantaggio degli interessi francesi.

allons enfants de la patrie...


ciao.

io ero tzunami...

Anonymous said...

In qualsiasi parte del mondo dove il mercato è considerato una cosa seria, le uscite di Berlusconi che hanno mandato sull'ottovolante le quotazioni di Alitalia, sarebbero state censurate, ma l'Italia è superiore a queste quisquilie. Prepariamoci perchè nei prossimi anni ne vedremo delle belle.

Anonymous said...

@Tzunami: sinceramente ci ho capito poco dal tuo commento.
Una cosa però voglio puntualizzare, la linea cargo è dotata di 5 aerei e piu di 140 piloti, chissà che servizio con i fiocchi.

Anonymous said...

la dottrina Tremonti impazza; è la soluzione della borghesia italiana impaurita dalla globalizzazione; al centro di questa controffensiva dei nostri oligarchi c'è lo storico ruolo istituzionalizzato, politico e ideologico dei sindacati come influenzatori del mercato degli assetti proprietari.

Anonymous said...

Prodi ha guidato una manovra simile su Telecom-AT&T: i faccendieri milanesi e torinesi hanno utilizzato il governo di centro-sinistra per fare un opera di harrasment mediatico sui potenziali acquirenti. La sponda ideologica dei sindacati da sempre contrari al truce straniero, specie americano, è stata fondamentale. Una buona prassi lasciata in eredità al petulante Tremonti

Anonymous said...

anonimo, mi dispiace.

io più chiaramente di così non riesco ad esprimermi.

forse è un mio limite.

però tu...leggi pure tra le righe!

...se cinque cargo enormi ti sembrano pochi...

più altre 174 stive...

dopo la francese, 12 mezzi, la linea cargo con più destinazioni al mondo mi risulta essere proprio l'alitalia.

ti stupisci dei 140 piloti...ma i piloti devono per forza essere tanti...non fosse altro perché lo schiavismo è stato abolito ( quasi ) e la palpebra...dopo un certo numero di chilometri passato tra le nuvole...scende clamorosamente!

buonanotte...

p.s. è chiaro che concordo sul fatto che il sindacalismo all'italiana...è un abominio, un ircocervo che opera fuori dal dettato costituzionale!

si registrassero e depositassero i bilanci...poi ne riparliamo.





ciao.

io ero tzunami...

Unknown said...

il WSJ ha ragione, il problema è che in Italia non c'è alternativa possibile, l'ultima di Veltroni è eliminare completamente le tasse universitarie, così saranno i poveracci a pagare la scuola ai ricchi, esattamente il contrario di quello che andrebbe fatto.. mamma mia, vado immediatamente a rinnovare il passaporto..

Anonymous said...

la verità è che alcune pagine sono on-line a basso costo. Yo sapere dove uno choyovuelos.com voli a basso costo offerte molto dettagliate