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Wednesday, February 09, 2005

Rice in Paris

Condoleeza Rice ha offerto ieri una nuova partnership transatlantica a "quella" parte di Europa che si è messa di traverso alla politica "attiva" di Washington negli ultimi anni. E' un fatto che a "quella" parte di Europa, per interesse, ma anche, cosa ancor più grave, per assenza di moralità politica, va benissimo lo status quo, non importa a quale prezzo se a pagare sono altri popoli.
«Ladies and gentlemen, this is a time of unprecedented opportunity for our trans-Atlantic partnership... If we make the pursuit of global freedom our overarching organizing principle for the century, we will achieve historic global advances for justice and prosperity, for liberty and for peace... A global agenda requires a global partnership».
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«We know we have to deal with the world as it is. But we do not have to accept the world as it is. Imagine where we would be today if the brave founders of French liberty or of American liberty had been content with the world as it was». Leggi
Ora l'offerta è stata fatta, anzi rinnovata, e resa ancor più forte da fatti che non consentono più di appellarsi ad alibi del tipo "l'America è avventata e irresponsabile, l'Europa saggia". Gli europei sono avvisati: l'obiettivo strategico americano è la promozione della democrazia. Sta a loro decidere se ci stanno o no, consapevoli che accettare comporta innanzitutto degli oneri.

Bugie griffate. Gianni Riotta ha descritto perfettamente questo stato di cose sul Corriere della Sera di oggi:
«La lezione è chiara: accettare lo status quo come catafratto a ogni mutamento è sbagliato, la guerra di posizione delle vecchie ideologie e degli assunti decrepiti non vince, la guerra di movimento che prova a operare tra le virtù e gli orrori del mondo globale è il solo cammino possibile.
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L'11 settembre 2001 ha persuaso gli americani che l'equilibrio post guerra fredda ammazzava il loro Paese, e hanno reagito, da Kabul a Bagdad, con mosse azzeccate (rimuovere Talebani, basi di Al Qaeda e Saddam) ed errori tattici (torture ad Abu Ghraib, saccheggio in Iraq, eccessi di propaganda). Francesi e tedeschi hanno creduto invece che si potesse aspettare e hanno perduto l'iniziativa. Adesso tutti prendono atto che la guerra di movimento è più adatta al nostro turbolento tempo della trincea sonnacchiosa.
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L'orrore della guerra mondiale ha reso incerta la nostra mano, e il manto nobile della pace ha coperto comode ipocrisie: "Le guerre non risolvono mai nulla" è bugia griffata da grandi firme, dimentiche delle giornate luminose del 25 Aprile 1945 e della Repubblica».
Brendan Miniter, sul Wall Street Journal, sembra pessimista sulla sincerità dell'adesione della "vecchia Europa" al progetto americano: Francia e Germania si riallineano perché soffrono di un insopportabile isolamento, perché è nei loro interessi riallinearsi, visto che le cose in Iraq stanno procedendo col piede giusto nonostante non abbiano contribuito in alcun modo.
«Of course, the forward-looking component of President Bush's foreign policy - liberating oppressed people through constant pressure (diplomatic at first) on tyrannical regimes - will continue to be opposed by France and Germany, among other nations. Old Europe isn't able to muster the military might to be much more than a symbol of unity in this struggle anyway. Besides, it's much easier to enjoy the peaceful world the U.S. creates, than it is to fight to secure that peace. In economics, this is called the free-rider problem - old Europe is taking advantage of America's success while avoiding risk.

In confronting Iran and Syria or pressing for democracy in Egypt or Saudi Arabia, President Bush can expect little support from either France or Germany. But when American policies begin to succeed, when the U.S. leads the world to greener pastures ahead, we can expect all the wayward cows to return» Leggi tutto

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