«Non sarà una teocrazia» è il titolo più che esplicito del commento di Magdi Allam, oggi sul Corriere della Sera, sui risultati delle elezioni irachene ufficializzati ieri. Ancora una volta, i fatti si sono incaricati di smentire tutte, ma proprio tutte, le previsioni dei catastrofisti. L'Unione sciita non ha la maggioranza assoluta, ha ottenuto sì il 47% dei voti e la metà dei seggi dell'assemblea, ma si tratta di un eterogeneo cartello elettorale, composto da «forze integraliste e laiche, sciite, sunnite e cristiane, arabe, curde e turcomanne».
«Basta leggere la piattaforma programmatica - scrive Allam - dove, pur riconoscendo l'islam come "religione di Stato", si afferma che l'obiettivo comune è un "Iraq costituzionale, pluralista, democratico e federale". È del tutto evidente che la proposta della teocrazia manderebbe in frantumi la lista di Al Sistani. Figuriamoci se sarebbe in grado di reggere il confronto con un parlamento dove ci sarà un sostanziale equilibrio tra deputati islamici e laici... Certamente laiche sono l'Alleanza curda di Talabani e Barzani, la "Lista degli iracheni" del premier sciita Allawi e "Il partito degli iracheni" del presidente sunnita Al Yawar, che insieme hanno conquistato circa il 45 per cento dei seggi. A cui vanno aggiunti i deputati laici presenti in seno alla Lista di Al Sistani».Sono quattro le personalità politiche che si contendono la carica di primo ministro. Tra loro, anche il tanto vituperato Ahmed Chalabi, «laicissimo ed ex uomo di fiducia del Pentagono», che vede la "fortuna politica" tornare sorridergli, come osservava il New York Times.
Il dato dell'affluenza, il 58,3% di elettori, conferma il realismo e la vittoria della scelta democratica del popolo iracheno contro il terrorismo. «Così come ha segnato la sconfitta del partito del boicottaggio e del partito dei catastrofisti che avevano profetizzato e auspicato uno scenario da guerra civile». Sembra che ora anche gli Ulema e Moqtada al Sadr trattino per essere coinvolti. «Loro - conclude come meglio non potrebbe Allam - di fronte all'evidenza dei fatti, si sono arresi. Da noi invece sono ancora in troppi coloro che si ostinano a interpretare la realtà irachena con i propri paraocchi ideologici».
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