Nella conferenza stampa che è seguita, Bush lo ha lasciato intendere: «Ho voluto condividere le mie attenzioni circa l'impegno della Russia nel soddisfare questi principi universali. L'ho fatto in modo costruttivo e amichevole». Un avvio soft per non pregiudicare la «scelta occidentale» che ci si aspetta da Mosca. Putin ha risposto cordialmente: prenderà in considerazione alcune idee, altre non le commenta. E' un primo risultato quello di aver costretto Putin a ribadire pubblicamente il suo pieno sostegno alla democrazia in Russia, e che non intende tornare indietro. Il clima è stato comunque "riscaldato" dall'annuncio di tre importanti accordi bilaterali: su commercio, energia e contro la proliferazione nucleare.
A Bratislava infine, davanti a una folla di 10 mila persone, Bush, citando la voglia di democrazia dei popoli moldavo e bielorusso, sembra intimare a Putin di non interferire nelle scelte politiche dei suoi vicini come ha fatto con Kiev. il presidente americano ha parlato di rivoluzioni democratiche a partire da quella di velluto del 1989. Per un commento e un update sullo stato dei raporti Bush-Putin sul tema «democrazia in Russia (che non c'è)», vi rimando all'articolo di Christian Rocca oggi su Il Foglio, al quale non sento bisogno di aggiungere nulla.
«Attenzione, i crescenti rimbrotti bushiani all'amico Vladimir Putin per lo stato della democrazia nel suo paese, e per l'influenza nefasta sulle nazioni vicine, non sono affatto estemporanei, piuttosto nascono da una approfondita analisi dei formidabili centri studi di Washington...». Da leggere tuttoAnche il retroscena in prima pagina sul duello Rice-Primakov è imperdibile.
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