Almeno per
Christian Rocca, che
nota i passi avanti sull'Iraq e sull'ingerenza democratica fatti al Congresso da Fassino e D'Alema, ma non può che rinnovare il medesimo giudizio su chi compie sempre gli stessi errori. Comunisti perché hanno sempre inseguito l'egemonia culturale riscrivendo la storia in modo da presentarsi come gli unici depositari di una saggezza e una moralità superiori.
«La storia, se non la cronaca, gli ha sempre dato torto eppure sono sempre loro, i migliori, a far da Cassazione, a raccontarla e a rispiegarla senza mai prendere atto delle cantonate, piuttosto ribaltando gli argomenti di un tempo e mantenendo la medesima sicumera di allora».
Fassino.
«Lui è il migliore dei postcom. Nel suo volto c'è sempre una certa sofferenza ogni qual volta è costretto a dire una cosa a cui non crede, tipo ritirare le truppe dall'Iraq. Soffre. Sa che non sta né in cielo né in terra. Sono cose che non vorrebbe dire, ma si capisce che le dice perché deve farlo. Eppure: perché deve farlo? Tony Blair non lo fa, per esempio».
Dopo un paio di frasi azzeccate, Fassino è «ripiombato» nel consueto stato catatonico, invocando un piano dell'Onu per l'Iraq che già c'è e procede come un orologio svizzero, definendo «inquietanti moniti all'Iran» queste parole di Bush: «L'Iran è il primo sponsor mondiale del terrorismo e priva il proprio popolo della libertà che richiede e merita».
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