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Thursday, February 03, 2005

Più chiaro di così...

Discorso di un sobillatore democratico dei popoli del Medio Oriente

L'Asse del Male è stato di nuovo avvertito con chiarezza, cartellini gialli anche per Egitto e Arabia Saudita. La questione Iran non solo in chiave nucleare ma in chiave regime change. Una dottrina perseguita con coerenza, ma non significa altre guerre. Più libertà sì. Tutto questo, almeno per la parte di politica estera, è stato il discorso del presidente Bush sullo stato dell'Unione.

«Bold, bold, bold – bold» su tutti i temi. David Frum su National Review è entusiasta:
«The speech was long, but not wordy: Its power came not from poetic flourishes, but from the clarity of its message and the firmness of its purpose. And yet the speech was not uncompromising or harsh».
La chiarezza espositiva e programmatica di Bush viene riconosciuta anche da William Saletan su Slate. Una fermezza di cui parla anche Fred Kaplan. Bush non ha usato le elezioni irachene per annunciare la exit strategy: «Staremo in Iraq per molti anni», è la previsione. Sull'Iran invece il presidente sarebbe stato pericolosamente vago, ma non concordo. Solo perché non ha annunciato una nuova guerra non significa che le politiche per il regime change in Iran non saranno trasparenti ed efficaci.

Bush ha dimostrato che intende dire davvero ciò che dice. John Podhoretz, sul New York Post, sottolinea la coerenza di Bush, che invita in modo garbato ma pressante anche tradizionali "amici" degli Stati Uniti come Egitto e Arabia Saudita a perseguire la via della democrazia. E offre un potente messaggio morale ai dissidenti iraniani: «As you stand for your own liberty, America stands with you».
«Bush has learned from former Soviet dissident Natan Sharansky, among others, that the words of a president in support of those who seek liberty in an unfree land give hope and strength and help bolster the will to persevere».
Per Max Boot, Bush ha le qualità di un leader in tempo di guerra, e nonostante le previsioni catastrofiche fatte da cinici e critici sulle sue politiche, queste stanno dando i loro frutti:
«Much can still go wrong in the broader Middle East. Indeed, much has gone wrong already. There is no doubt that Bush has made plenty of mistakes. The mistake he has not made, however, is the most important of all: He has not lost his nerve... His vision, admittedly, is a long way from being fully realized, but it has taken a giant step closer to reality with the successful elections in Iraq and Afghanistan».

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