Piero Fassino, nella sua relazione al III Congresso dei Ds, non ha affrontato il tema di una vera e propria "rifondazione", necessaria e di impronta blairiana, della politica estera del centrosinistra, o per lo meno dei riformisti, italiani. Prima ha concesso cittadinanza alla mera realtà dei fatti di domenica scorsa - e pensandoci è già molto - poi è ricaduto nelle solite litanie stucchevoli.
Il voto di domenica è «uno spartiacque». Ben detto...
«A chi scioccamente e irresponsabilmente ha definito Al Zarkawi e i suoi accoliti dei resistenti, replichiamo che i veri resistenti sono quegli otto milioni di donne e uomini iracheni che votando hanno detto no alla morte e sì alla vita». Giusto, bravo, vai così...
Secondo Fassino, gli iracheni hanno voluto dire che «vogliono essere padroni del proprio destino, lasciarsi alle spalle sia Saddam Hussein, sia la guerra, per costruire finalmente un Iraq libero».
Ok, quindi... «Si convochi il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, si decida in quella sede l'avvio del ritiro delle truppe di occupazione e la loro eventuale sostituzione con una forza multinazionale di pace sotto egida Onu».
Vabbè... non ci hai capito ancora un cazzo...
Purtroppo siamo sempre fermi lì: quelle presenti in Iraq non sono «truppe di occupazione», ma già una «forza multinazionale di pace», investita da due risoluzioni dell'Onu e richiesta dal legittimo governo iracheno. Che non ne facciano parte, per loro legittima scelta, Francia e Germania, non cambia una virgola.
Belle citazioni - s'intende che non avranno alcun seguito - giri di parole, grandi enunciazioni, ma non si capisce di che cosa sia fatto questo riformismo, che dovrebbe essere il «timone» della coalizione ma che fino a oggi è stato nascosto con la coda fra le gambe.
Categoria Funzionari con la "F" maiuscola, ma non Leader.
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