La democrazia è la strategia giusta, non la stabilità:
«La democrazia è ora l'ossessione dei terroristi islamici. La individuano, giustamente, come l'arma più pericolosa degli occidentali, il pesticida che potrebbe annientarli. Mettendo in guardia l'Islam contro la democrazia, paradossalmente, Al Zawahiri dà ragione a Bush e alla sua strategia».Bush è forte, l'Europa debole perché ha commesso troppi errori:
«Il presidente, con il suo secondo mandato e con il successo delle elezioni irachene, è più forte di prima, mentre l'Europa che gli si oppose è debole, avendo fatto troppi errori. Aveva scommesso sul fallimento americano in Iraq ma otto milioni e passa di iracheni hanno fatto una diversa scommessa. Le perentorie affermazioni del tipo "la democrazia non si esporta con la guerra" non sono più di moda... secondo, clamoroso errore degli europei. Appoggiarono il leader palestinese Arafat fino all'ultimo contro Sharon e Bush, e ora sono costretti a lodare il premier israeliano e a riconoscere che la morte del loro protetto ha sbloccato i rapporti fra i due popoli e consentito libere elezioni in Palestina».Oggi ci sono nuovi capitoli: si può far finta di niente e perseverare negli errori, o riconoscere il valore della strategia di Bush e rilanciare la partnership transatlantica.
«Si può levare l'embargo sulle forniture militari a una Cina che ha abbracciato il capitalismo ma è rimasta tirannica? La natura del suo regime politico è o no una minaccia per la pace mondiale? Gli europei, francesi in testa, interessati al business, rispondono no. Gli americani dicono sì. Stessa cosa per quanto riguarda l'Iran. Si può bloccarne l'acquisizione dell'arma nucleare solo "trattando", solo con la carota, oppure la natura di quel regime è tale che, per dare credibilità alle trattative, occorre non privarsi della minaccia del bastone? E che fare se l'asse Siria-Iran si consolida dispiegando tutto il suo potenziale destabilizzante? Gli europei sembrano dire: poco o nulla. Gli americani non ci stanno».Poi c'è l'editoriale di Giuliano Ferrara su Il Foglio: «Il realismo delle libertà e dell'internazionalismo democratico» è sbarcato in Europa mettendo in imbarazzo i «nani dell'europeismo» come Prodi, Chirac e Schroeder. Dietro i sorrisi la «sostanza è semplice».
«C'è una sola strategia per affrontare il disordine mondiale ed è l'espansione della democrazia, e un'Europa forte e rispettata è chiamata a collaborare dopo la stagione delle neghittosità».Su uno sfondo in fermento, dove il contagio democratico non sembra più solo un sogno in Medio Oriente,
«Bush ha posto sia la questione del nucleare iraniano sia quella della salvezza della democrazia in Russia con quella moral clarity che gli viene rimproverata come difetto idealista o patologia fanatica, ed è invece il più efficace atto di realismo nel mondo uscito dalla fine della guerra fredda ed entrato con l'11 settembre nella guerra contro il terrorismo internazionale».Al di là delle smancerie diplomatiche, «l'America non si muove di un millimetro, letteralmente non si schioda, mentre l'Europa esita e tentenna ma sa di non avere alternative». Infine, ci sarebbe, da sinistra, l'analisi di Giuliano Amato, onesta e ragionevole. Ve la segnalo (Il Foglio), ma non la cito perché mi sono stufato: o fa il professorino, o fa politica e allora le cose sensate che dice deve trasformarle in atti "politici" nella sua coalizione.
Il discorso di Bush a Bruxelles
1 comment:
solo un saluto! il piacere di finire per caso in pagine che si sentono così affini... nel merito non credo che quelle di Amato siano considerazioni così interessanti. Di quale terza via parla? Terze vie non sono mai esistite e chi le ha progettato ha solo amato perdere tempo in chiacchiere poco utili e poco costruttive ma anche colpevoli di sviare intelligenze ed energie verso il nulla.
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