«Mentre in Italia alcune amministrazioni locali si affannano per far costruire nuove moschee e lo Stato è alla disperata ricerca di una rappresentanza islamica a cui conferire un potere religioso e regalare milioni di euro grazie all'otto per mille, in tutti i Paesi musulmani si è intensificata l'offensiva governativa per imporre la chiusura di migliaia di luoghi di culto sospetti, rimuovere o arrestare imam contigui o affiliati a Al Qaeda, bloccare un fiume di denaro che finisce per finanziare e alimentare il terrorismo».Arabia Saudita, Kuwait, Egitto e Yemen «stanno attuando una normalizzazione all'insegna della statalizzazione del sistema religioso» perché «in assenza di un clero e di un Papa, l'islam o viene controllato dallo Stato» o finisce nelle mani dei terroristi. Non c'è libertà religiosa dunque nei Paesi arabi, e i governi cercano di combattere l'infiltrazione di Al Qaeda allo scopo di preservare il loro potere autocratico, senza intraprendere invece la strada della riforma democratica. Una società aperta e libera è sempre il miglior antidoto contro l'estremismo e il fanatismo.
In tutto questo, all'occidente conviene sostenere e dare voce alle richieste di democrazia che giungono dall'interno del mondo arabo, da migliaia di dissidenti, e affidarsi non ai Mubarak, ma ai Saad Eddin Ibrahim e Ayman Nour come "leader del domani".
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