«La mano di Bush» sul cessate-il-fuoco annunciato ieri da Sharon e Abu Mazen si manifesta con tutta la sua evidenza a Franco Venturini (Corriere della Sera), mentre il solito Giuliano Ferrara (Il Foglio) spiega da par suo che questa tregua nasce da politiche di sacrificio e impop0olari, non dalle facili retoriche pacifiste:
«La tregua nasce dall'unilateralismo dei piani di autodifesa dello Stato d'Israele di fronte al terrorismo suicida dei martiri di Allah, nasce dalla testa e dalla pancia di Sharon, nasce dalla repressione dispiegata nel territorio, dall'intimidazione e dalla politica di terra bruciata il cui costo drammatico è stato pagato dalla popolazione civile palestinese, dalla denuncia delle responsabilità del rais e dal confino interno imposto alla leadership di Arafat; la tregua nasce da un asse israelo-americano che esclude l'Europa di Bruxelles e i suoi finanziamenti a Hamas... La grande tregua è figlia delle decisioni unilaterali sul ritiro da Gaza e da parte della Cisgiordania, del discorso del giugno 2002 con cui Bush rassicurò Israele escludendo Arafat da qualunque interlocuzione e diede una speranza ai palestinesi riconoscendo per la prima volta con quella chiarezza il diritto a uno stato per quel popolo disperso.
(...)
Vi diranno che si ricomincia da Oslo, che la pace ha sempre gli stessi colori e che è una conquista spirituale, ma non è così: la pace nella storia è generalmente il portato della vittoria della buona politica e dell'impiego intelligente della forza». Leggi tutto
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