Pagine

Saturday, February 05, 2005

L'America ha avuto ragione, sta all'Europa riconoscerlo. In fretta per favore

Sottoscriviamo il column di Biagio de Giovanni, oggi sul Riformista: «Tutti i luoghi caldi del Medio Oriente sono in movimento. Nulla è più fermo e nulla può restare fermo, dal conflitto iracheno a quello arabo-israeliano». Bush e Sharon hanno avuto ragione che Arafat fosse un ostacolo, la vecchia e stanca Europa ha avuto torto.

L'Europa, potenza saggia e civile, ostile non solo all'uso della forza ma anche ad ogni cambiamento, esercita il suo ruolo come «difesa conservativa di uno statu quo» da cui non ricava crescita e che condanna all'oppressione i popoli di un'intera regione.
Anche in Iraq c'è oggi «un terrore senza nessuna legittimazione di resistenza, terrore allo stato puro, che (perfino) tutta Europa dovrà chiamare tale, senza più alibi, debolezze, cincischiamenti, sottili distinzioni da accademia giudiziaria».
Democrazia e libertà devono tornare a essere pronunciate dalla sinistra e far parte di una «lotta militante».
«La democrazia non nasce dalla guerra, ma la guerra - riconosce de Giovanni - ne ha posto la necessaria premessa, smentendo la banale comune affermazione che la guerra non risolve mai niente».
Se il tema della democrazia riprende il suo «slancio» è perché in Iraq le elezioni rappresentano «un atto di sedizione globale», che ridà valore a principii stanchi perché da noi ovvii, ma «gli unici in grado di cambiare il mondo in meglio».

Vi sono le premesse perché l'indice dei rapporti transatlantici torni a risalire, partendo dalla premessa che è l'Europa franco-prussiana a doversi avvicinare alle posizioni americane, inglesi e italiane, e dalla presa di coscienza della totale inadeguatezza dell'Onu.

Sul Corriere della Sera di oggi, Angelo Panebianco ha apprezzato i passi avanti fatti da Fassino al Congresso Ds sulla questone irachena, il dubbio di non aver fatto abbastanza contro Saddam Hussein e la "scoperta" che i resistenti sono gli iracheni non i terroristi: «Il seme del dubbio su una questione cruciale (che si fa contro le tirannie?) è stato gettato». Ma non è sufficiente «a dare ai Ds una visione della politica internazionale».
«Questa visione non potrà emergere se prima il centrosinistra non avrà smantellato alcuni feticci che nel corso del tempo si è costruito nell'illusione di potere nascondere vuoto di politica e divisioni interne. Il principale di questi feticci è l'Onu.

Serve a poco opporre argomenti razionali (come il fatto che due risoluzioni dell'Onu legittimano la presenza delle truppe oggi in Iraq). Bisogna chiedersi come abbia fatto la sinistra ad imbozzolarsi dentro un così esile mito politico. Certo, c'entra l'opposizione agli Stati Uniti. Seguendo la Francia, la sinistra ha creduto che l'Onu fosse una buona arma contro gli americani.
Ma c'è dell'altro. Venuti meno le identità e i riferimenti internazionali della guerra fredda, la sinistra italiana cercò, alla disperata, dei rimpiazzi. Uno di questi credette di trovarlo in quella visione salvifica dell'Onu che in Italia era stata a lungo appannaggio della sinistra democristiana...

Da qui una mitizzazione dell'Onu che impedisce alla sinistra di vederla per ciò che è: un'arena, talvolta utile, di confronto fra i divergenti interessi degli Stati».

1 comment:

Anonymous said...

bisogna pensarla come il Foglio... tra vent'anni saranno i peggio esportatori di democrazia nel mondo!
ispirati