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Friday, February 11, 2005

Al fianco dei dissidenti egiziani

C'è un celebre dissidente egiziano, Saad Eddin Ibrahim, che non considera «moniti inquietanti» (parole di Fassino) le prese di posizione di Bush nel suo secondo discorso inaugurale. Chiede invece al presidente americano di dar seguito alla sua promessa di essere al fianco degli oppressi che chiedono libertà e democrazia. Una prima occasione è offerta dal caso dell'egiziano Ayman Nour, un parlamentare dell'opposizione fatto arrestare di recente dal presidente Mubarak. Nell'articolo di oggi sul Washington Post, Ibrahim pone al presidente Mubarak domande scomode; chiede per esempio cosa abbia fatto per mantentere la popolarità delle forze politiche non-islamiste nel Paese.

In tutto il mondo arabo vi sono dissidenti democratici che chiedono maggiore ascolto dall'Occidente. Occorre dargli voce, e presto.
«President Bush has repeated that the United States will stand by those who work for freedom in their countries. Scores of courageous Arab dissidents have taken a stand for freedom, and many face pending trials or have spent years in prison. But the United States has yet to be heard from in their defense.

What we have so far from George W. Bush is fine language in his inaugural and State of the Union speeches. That message was loud and clear. The credibility of the messenger is what is still in doubt».
Una proposta concreta è giunta ieri da Max Boot, sul Los Angeles Times: ridurre o eliminare del tutto il mega sussidio di 2 miliardi di dollari all'Egitto a meno che non ci siano reali progressi economici e politici.

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