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Tuesday, February 15, 2005

L'ira di Washington

La prima reazione concreta all'attentato che ieri ha ucciso l'ex premier libanese Hariri. Gli Stati Uniti hanno richiamato d'urgenza il proprio ambasciatore dalla Siria. Prima di partire, ha consegnato una dura nota di protesta. «L'attentato di ieri mette in questione la persistenza delle forze siriane in Libano in violazione della volontà del Consiglio di Sicurezza», ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato Richard Boucher. La Siria «per negligenza o progetto ha permesso che il Libano tornasse ad essere destabilizzato»

Nei rapporti con la Siria «ci sono preoccupazioni che non sono state sufficientemente affrontate», dalla «continua presenza e attività di gruppi terroristici internazionali e del regime iraniano su e attraverso il territorio della Siria, all'uso del territorio siriano da parte dell'insurrezione irachena». Washington non si fermerà qui. Sono allo studio con gli altri membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu ulteriori misure «punitive» nei confronti di Damasco. Già bandite di fatto tutte le esportazioni americane in Siria fatta eccezione del cibo e delle medicine.

Il Consiglio di Sicurezza riunito oggi ha condannato l'attentato «terroristico» ed espresso la sua preoccupazione per «il tentativo di destabilizzazione del Libano». Kofi Annan ha ribadito con forza la richiesta del ritiro delle truppe siriane dal territorio libanese, anche se rimane il problema centrale del controllo che i servizi siro-libanesi esercitano sulla vita politica e istituzionale del Paese. Ovviamente improntata alla debolezza la reazione l'Unione Europea. Per voce del "ministro degli Esteri" Javier Solana, Bruxelles ha fatto sapere che «non c'è necessità immediata di rivedere i nostri rapporti con la Siria».

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