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Thursday, February 10, 2005

Errare è umano, ma perseverare... è di sinistra

Un'impietosa lista degli errori. L'ha presentata ieri Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera agli eredi del PCI. Ora che il ferro è ancora caldo bisogna batterlo senza sosta. 1972 li definisce quelli che «la realtà non si descrive, ma si riscrive». Se la storia gli dà torto non importa, hanno conquistato la potenza di fuoco, culturale e mediatica, per riscriverla a loro vantaggio. I leader della sinistra che oggi compiono passi di autocritica e riconoscimenti postumi, come Fassino al recente Congresso Ds, non sono credibili. E lo dimostrano le due scelte di oggi (il reiterato "no" alla missione italiana in Iraq e l'arcobaleno nel simbolo dell'"Unione"). L'impunità, politica e culturale, garantita dall'egemonia esercitata da decenni sui centri mediatici, accademici e culturali del Paese, è alla base del perseverare nell'errore che è connotato ormai irriducibile della sinistra italiana.

Partiamo dall'elenco degli errori, dunque:
«La totale sottomissione a Stalin e la conseguente cecità di fronte allo stalinismo; la lotta all'ultimo sangue contro il Patto Atlantico e gli Stati Uniti; la scommessa sull'impossibilità di sviluppo dell'economia italiana negli anni 50; l'ostilità radicale verso il centrosinistra e verso l'autonomismo socialista fino ad assecondare la scissione del Psiup; l'ostilità altrettanto tenace verso la nascita della Comunità Europea ed i suoi primi sviluppi; la cambiale in bianco rilasciata a tutti i terzomondismi, da Cuba ai khmer rossi, a Menghistu; il compromesso storico; il rifiuto prolungato dell'esistenza degli opposti estremismi; l'avallo dato a non importa quale estensione della spesa pubblica; il rifiuto dello Sme, cioè del primo passo verso la moneta unica europea; l'opposizione all'installazione da parte della Nato degli euromissili in risposta all'escalation della minaccia sovietica; la delegittimazione radicale (e sin dall'inizio) di Craxi e del suo progetto, dipinti come frutto di una «mutazione genetica» verso la destra; la difesa fino alla fine della proporzionale; la polemica prolungata contro il «sionismo»; perfino l'opposizione senza mezzi termini alla guerra per il Kuwait;»
Aggiungerei alla lista la decisione odierna di votare "no" al rifinanziamento della missione militare italiana in Iraq. A questo punto, si chiede Galli Della Loggia: «Cos'è in fin dei conti che a sinistra ha favorito e favorisce questa duplice fenomenologia dell'abbaglio culturale prima e del rifiuto a riconoscerlo poi?».
Primo. «Quell'eredità storicista che porta a considerare la politica della sinistra medesima iscritta in una sorta di disegno provvidenziale dall'immancabile esito positivo...»
Secondo. «Il meccanismo culturalmente deresponsabilizzante in atto largamente a sinistra è costituito da quella che potremmo chiamare la ragionevole certezza, per esprimerci alla buona, di "non pagare mai pegno"... difficilmente si sarà chiamati a rispondere in sedi culturalmente prestigiose (ciò è decisivo) delle leggerezze, delle analisi sballate, degli insulti gratuiti emessi a suo tempo a voce o per iscritto... la garanzia pressoché certa dell'impunità è premessa decisiva per abbassare la soglia dell'autocontrollo preventivo e per vanificare qualunque obbligo di riparazione successiva».

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