A Casini è riconosciuto quel diritto a divorziare che a qualcuno potrebbe sembrare un capriccio
1972 interviene in difesa di Marcello Pera, replicando a questo mio post di stamane. Cerchiamo innanzitutto di capirci sulle parole. Bisogna ripartire da quelle usate da Pera. Lui ce l'ha con un laicismo che «pretende di trasformare i desideri, talvolta anche i capricci, in diritti umani fondamentali». Il paradosso di un diritto alla felicità.
Ma nessuno, o pochissimi (una quantità irrilevante), ritengono che nei paesi dove non sono previsti matrimoni gay vi sia una violazione dei diritti umani. E io non sono tra questi, anzi è nota la mia perplessità circa il matrimonio gay e riguarda proprio la soluzione legislativa di Zapatero, per cui io stesso ho parlato di ingegneria sociale. Sarebbe interessante a questo proposito conoscere altre legislazioni.
L'espressione "ho diritto a..." è comunemente usata con riferimento a un qualcosa che ci spetta per legge o a una facoltà che non ci viene impedita da alcuna legge. In questo senso è possibile affermare che un qualunque diritto non sia che la soddisfazione di un nostro desiderio. Dal 30 giugno in Spagna gli omosessuali hanno diritto a contrarre matrimonio. Nessun pubblico ufficiale lo può negare, ma non per questo verrà considerato (almeno da me e dai più) come un diritto umano.
Una cosa è voler trasformare un desiderio in un diritto umano, altra cosa è voler vedere riconosciuto dall'ordinamento giuridico un proprio desiderio, ma con minor disprezzo sarebbe meglio parlare di scelta di vita (ricerca della Felicità). Ciò vale ancor di più per il matrimonio, che attenzione!, per lo Stato non è che un contratto. E la libertà contrattuale dovrebbe essere riconosciuta senza discriminazioni a qualsiasi persona giuridica. Ok, lo so, ogni istituto civilistico ha una sua ragione e il matrimonio è un'istituto che ha i significati che tutti sappiamo, c'è da fare un discorso diverso. E non mi sottraggo. Possiamo creare un nuovo istituto per riconoscere valenza sociale e benefici alle coppie di fatto. Consapevoli però, che per Casini e Pera rimangono capricci e non scommetterei su un loro voto a favore dei Pacs.
Ma vietare questo o quello perché un Pera qualsiasi, o una maggioranza che siede in Parlamento, ritengono il questo o il quello un capriccio mi lascia assai perplesso. Visto che Pera ha citato anche i referendum contro la legge 40, a me che una coppia sterile, o portatrice di una malattia genetica, desideri avere un figlio non sembra affatto un capriccio. Se lo fosse, non potrei comunque ergermi a giudice della morale. Anche in quel caso si parlò di laicisti che volevano trasformare un desiderio in diritto, mentre più semplicemente si trattava di poter esercitare una facoltà.
E' pura retorica, anche se suggestiva. La lezione liberale mi insegna che il legislatore pone limiti e divieti alla mia libertà personale solo in ragione della difesa della libertà altrui. Il punto è che è sbagliato proprio parlare di desiderio o di capriccio, perché non è su tali giudizi morali che possa fondarsi il divieto, o il mancato riconoscimento giuridico di una volontà che non lede diritti altrui. Spero almeno che chi ha difeso la legge 40 lo abbia fatto convinto di difendere il diritto alla vita della persona-embrione e non per impedire per legge la realizzazione di una scelta di vita altrui ritenuta un capriccio. Da quando è stato dato potere al legislatore di ergersi a giudice dei nostri desideri?
Enzo, scindi per un momento la condivisibile avversione per Zapatero dalla posizione scivolosa di Pera, che esprime disprezzo per i desideri altrui ritenendoli indegni di un riconoscimento giuridico, ovvero della comunità, sulla base di un suo giudizio morale. Infine, non credo sia necessario ricordarti che il mio post sottolineava anche la gravità delle affermazioni di Casini, per il quale certe idee e atteggiamenti «non devono trovare spazio nella società italiana». Ben poco moderato. Al presidente della Camera Casini è stato riconosciuto quel diritto a divorziare che a qualcuno potrebbe sembrare un capriccio. E chissà quali dibattiti, in Arabia Saudita, sul capriccio delle donne a guidare la macchina trasformato in diritto.
12 comments:
Scusa Federico, ma la tua contro-risposta mi sembra alquanto "sofistica". Mi soffermo solo su due dettagli perché sul resto mi pare abbiamo già dato.
- La tua distinzione tra "diritto umano" (diciamo "civile" in questo caso) e "diritto" tout court non regge alla prova della realtà dal momento che l'estensione del matrimonio agli omosessuali è stata presentata in Spagna proprio come il riconoscimento di un "diritto civile" fino ad oggi negato da non si capisce bene quale mentalità oscurantista. Come ho già scritto Pera ha centrato l'essenza della questione: un legittimo desiderio è stato trasformato in diritto civile perché così imponeva il politically correct. Non un diritto al desiderio, ma un desiderio del diritto. Non si può fare, mi spiace.
- Tu scrivi: "Enzo, scindi per un momento la condivisibile avversione per Zapatero dalla posizione scivolosa di Pera, che esprime disprezzo per i desideri altrui ritenendoli indegni di un riconoscimento giuridico, ovvero della comunità, sulla base di un suo giudizio morale".
Contro-invito: Federico, scindi per un momento la condivisibile avversione per Pera dovuta alle sue posizioni sui referendum dalla valutazione della realtà spagnola.
Sai benissimo anche tu che è stata una forzatura dovuta a ragioni ideologiche e sai benissimo che Pera non ha disprezzato i desideri altrui "ritenendoli indegni di un riconoscimento giuridico": ha solo fatto notare che non basta desiderare qualcosa perché automaticamente scatti il "diritto" a vederla riconosciuta. Mi sembra ragionevole, come minimo.
Enzo
Jim,
lo sai, vero, che vi una durevolissima e imponente dottrina giuridica - che penso si possa dire ancora dominante negli ordinamenti di matrice romanistica - per la quale il matrimonio *non* è un contratto e non è assimilabile ad esso?
Voglio dire che sostenere la natura contrattuale del matrimonio è garanzia ancora oggi - a quanto mi risulta - di bocciatura in un esame di Istituzioni di diritto privato.
Ciò non è privo di significato, nell'economia della questione. Il matrimonio è giuridicamente altro, rispetto ad un contratto, perché è altro sotto svariati profili pre-giuridici e non giuridici.
Friedrich
Friedrich, io all'esame di istituzioni di diritto privato e anche a quello di diritto di famiglia ho discusso di matrimonio come negozio giuridico (come d'altronde mi è stato insegnato), e ti assicuro che non sono stato bocciato :-)
...avrebbero dovuto, se non sai la differenza tra negozio giuridico e contratto, e non sai collocare il matrimonio nell'ambito del primo senza confonderlo col secondo.
Poi, io l'esame l'ho dato un bel po' di tempo fa e non faccio diritto di famiglia da anni e anni, quindi può essere successo di tutto, nel frattempo... ;) D'altro canto, ci sono sempre stati docenti come "il vostro" Ainis, in giro nelle facoltà, quindi non c'è da stupirsi di nulla... :)
Friedrich
...e ora non mettiamoci a discettare sulla crisi della teoria del negozio giuridico, eh, altrimenti jim giustamente ci banna!
F.
ma che belle queste discussioni...anch'io dovrò dare diritto privato :) comunque, come al solito, sono d'accordo con JimMomo. più che altro Pera dovrebbe stare più attento quando parla, non per semplice "politically correct" ma per specificare meglio il suo pensiero e soprattutto a COSA si riferisce quando parla di "capricci". Ai diritti delle coppie gay? non credo. forse si riferiva all'uso della parola matrimonio e delle adozioni.
Friedrich, avrebbero dovuto un cavolo. Voi sempre a voler imporre le interpretazioni dottrinali di una parte a tutti? Eh no, mica funziona così. Il Codice Civile parla chiaro, i libri di istituzioni di diritto privato pure, e non dove hai studiato tu, ma ti assicuro che non sono stato "fortunato" a passare l'esame. Qui nessuno va a fare un esame di diritto privato e parla di matrimonio come dono di Dio, fidati. Altrimenti sì che verrebbe bocciato.
;-)
ps forse in storia del diritto canonico ho discusso del matrimonio come lo intendi tu. Non è che confondi gli esami? :)
Accendo e confermo: bocciarti, dovevano! ;)
Dove ho parlato di matrimonio come dono di Dio?
Dove hai trovato scritto che il matrimonio, nell'ordinamento italiano, è un contratto?
Dove è collocato il matrimonio nel codice civile? E il contratto?
Famme sape'.
Freidrich
Freidrich, ho un dubbio atroce, stiamo parlando del matrimonio civile vero?
Ad ogni modo, il matrimonio (civile) è o non è un negozio giuridico?
(ps è meglio che non ti dico il voto che ho preso.. :P)
Ho capito: non è che non sai di legge, è proprio che non sai leggere! :))
L'ho scritto sopra che è un negozio giuridico (almeno secondo la dottrina tradizionale):
"...avrebbero dovuto, se non sai la differenza tra negozio giuridico e contratto, e non sai collocare il matrimonio nell'ambito del primo senza confonderlo col secondo".
Chiarito questo, dimmi: il matrimonio è un contratto sì o no?
Friedrich
"ha solo fatto notare che non basta desiderare qualcosa perché automaticamente scatti il "diritto" a vederla riconosciuta". Ragionevole Enzo, ma è chiaro che, non scordiamocelo, chiunque si batte per far divenire legge una proposta, un'istanza, una rivendicazione, sì, un "desiderio", è convinto che sia giusto. Proprio perché io ho scisso le parole di Pera dalla realtà spagnola forse non ci capiamo. Non essendo qui all'ordine del giorno l'equiparazione fra matrimoni etero e gay, con l'operazione anche linguistica e la forzatura ideologica che entrambi abbiamo notato e criticato di Zap, voglio proprio vedere come agirà il nostro Parlamento, come agiranno Pera, Casini, e le altre forze politiche. Vedremo allora come interpretare, alle luce delle loro azioni, le parole che abbiamo commentato oggi. A me è sembrato che quello di Pera fosse un rifiuto sulla base di un giudizio morale a che desideri legittimi, che lui ritiene capricci, vengano riconosciuti dall'ordinamento.
D'altra parte, credo ragionevole che lo Stato riconosca valenza sociale e benefici a scelte di vita che non danneggiano diritti o interessi legittimi altrui. Sono davvero convinto che il riconoscimento delle coppie di fatto, o anche del matrimonio fra gay (seppure è una forzatura) non sia una minaccia per la famiglia tradizionale. Viene estesa la nozione di famiglia a beneficio della stabilità sociale e affettiva (e spesso anche economica) dei cittadini.
Insomma, anche a voler esser contrari alla legge Zapatero, a me preoccupano di più i danni in politica estera, perché mi è difficile vedere dove sia il "danno" che procurano i matrimoni gay, con tutto che ti ripeto, la considero una forzatura ideologica.
"l'operazione anche linguistica e la forzatura ideologica che entrambi abbiamo notato e criticato di Zap":
rispondo con uno stralcio dal comunicato di P. Pietrosanti di M. Giustino di ieri: Vero, anzi verissimo che il matrimonio come lo conosciamo oggi in Italia ha una storia antica, lunga alle spalle, che è la sua fonte di legittimità forse ancor più del diritto positivo vigente.
Ed è proprio quel che hanno sempre detto ai Negri: siete stati schiavi per secoli, quindi la Storia, con la S maiuscola, è contro di voi. Lo stesso che, per millenni, è stato detto a chi poneva il problema che forse non era così giusto che la libertà testamentaria si scontrasse con il divieto di fare eredi i non maschi o i non primogeniti: divieti storicamente solidi e consolidati quanto la legittimità della schiavitù
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