Peppino Caldarola, oggi su il Riformista lancia uin monito alla sinistra: «Non si sta nell'Occidente a metà (E l'art. 11 parla di un secolo fa)».
Si rivolge alla sinistra che «pensa in modo politicamente corretto», quella che considera «prevalenti le colpe dell'Occidente e ritiene che il riequilibrio mondiale passa per una modifica radicale - e peggiorativa - del modo di vita occidentale».
«La storia contemporanea dice, invece, che non necessariamente l'avanzamento sociale di popoli e lo sviluppo di nuovi paesi passa per una mortificazione dell'Occidente... L'idea che la storia dell'Occidente sia una catena ininterrotta di infamie regala l'Occidente alla nuova destra... Non si sta in Occidente a metà. La sinistra o è occidentale o è un'altra cosa. Se è occidentale, e lo è, assume come propri i valori di libertà e un'idea dello sviluppo che sono tutt'altra cosa dal rinascente terzomondismo pacifista».La scelta del fondamentalismo islamico di muoverci guerra non è rivolta alle nostre «colpe» di Occidente ma alle nostre «virtù», «a un'idea di progresso che unisce sviluppo e libertà, all'avanzare della rivoluzione femminile». Non è una guerra di civiltà, ma il terrorismo è «una vera guerra, difficile, atroce che si combatte in molti territori, ora soprattutto nei nostri territori, e richiede una più forte strumentazione culturale, politica e militare».
Nessun pregiudizio sull'uso della forza militare:
«E' di fronte a questo nemico che sentiamo l'insufficienza della cultura che c'è dietro l'art. 11 della Costituzione che parla e condanna guerre di un secolo fa... Il contrasto militare non è guerra preventiva ma è uso della forza, democraticamente calibrata e controllata, contro l'esercito terroristico dovunque sia e operi».
2 comments:
Se la destra non si limiterà alle tattiche, l'Occidente sarà nostro. La sinistra ragiona con paraocchi sessantottini. Ottimo Caldarola, ma quanti a sinistra la pensano come lui? GM
Che poi sta storia dell'art. 11 Cost. è una buffonata costituzionale, solo gli sciocchi si preoccupano di sollevarlo, senza nemmeno averlo letto bene. Perchè la guerra prevista in quell'art. 11 è si qualsiasi guerra, ma qualsiasi guerra offensiva, aggressiva. E' una formulazione, appunto, nata da una visione della guerra totalitaria (Mussolini riteneva che lo stato del fascismo dovesse essere necessariamente la guerra, e anche Hitler riteneva che fosse una necessità storica risolvere il problema del lebensraum con la guerra). Ma fin dagli anni '50, e dalla guerra di Corea, sono sorte nuove tipologie di guerra, come quelle di contenimento ideologico (tutti i conflitti indocinesi lo sono) che non sembrano trovare rispondenza nel passato. L'Italia poi, per tornare all'art. 11, non ha più fatto una guerra aggressiva fin dal 1940. Ci è andata vicinissima nel 1999 con la guerra in Kosovo, in quanto aveva regole d'ingaggio molto equivoche e dava un supporto logistico indispensabile, ma quella era, come si usa dire, "una guerra umanitaria". Fatta non a scopo di offendere la sovranità altrui (come codesti sinistri prefigurano la guerra iraqena e la partecipazione italiana), ma a scopo di difendere un popolo intero (per seguire la giustificazione data da D'Alema). L'Italia in Iraq non ha sparato un solo colpo "offensivo" e non lede minimamente la sovranità altrui (e non risolve controversie internazionali con la guerra). Questo per dire che non c'è bisogno di appellarsi all'art. 11 Cost per cercare di sentirsi occidentali. Bisogna sentirlo dentro che è meglio la libertà del comunismo, che è meglio essere amici dei popoli liberi piuttosto che ambigui protagonisti in una terra neutra, tra Bin Laden e Bush.
Ciao (e scusa il commento lungo)
watergate
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