Pagine

Saturday, July 02, 2005

La Casa dei divieti e delle protezioni

E' troppo comodo stare al governo, approfittare delle sue difficoltà per ottenere ministri e sottosegretari, e poi, alzando i toni in prossimità delle elezioni, far proprie le critiche e gli attacchi più strumentali e polemici dell'opposizione e rivoltarle sui propri alleati cercando così di intercettare i voti in uscita, quelli degli elettori scontenti. E' proprio questo che ha voluto fare Marco Follini con la sua relazione al Congresso, oltre che assestare un altro bel colpo all'immagine di Berlusconi. Se alle prossime politiche Forza Italia si dovesse sfaldare e l'Udc ne travasasse la maggior parte dei voti, ecco che il famoso partito unico si farebbe a modo loro:
«Un partito nuovo, un grande contenitore moderato, una forza che stia nel solco del partito popolare europeo».
Ma il vero brivido lungo la schiena mi è corso quando ho sentito una frase che neanche Cesare Salvi. Cosa occorre per rilanciare l'economia del Paese? Eccovi serviti.
«Un nuovo patto sociale. Perchè l'economia del paese ha bisogno di più collaborazione tra tutte le forze che rappresentano e organizzano interessi... ma un nuovo patto ha bisogno di una sua etica, ha bisogno di una radice morale».
Dai propositi riformatori del '94 si è passati a quelli riformisti di Adornato, su cui ha già detto tutto Regimechange, tra economia sociale di mercato ed economia cattolica di mercato. Beh, per gestire e mantenere l'esistente c'è già la sinistra. Questo paese non guarirà dal moralismo anti-capitalistico di matrice cattolica (o comunista). E' l'etica protestante che ci manca in economia. E' una nuova riforma che ci vorrebbe per Santa Romana Chiesa.

Non uno, dei famosi liberali del centrodestra, che avesse alzato la testa. Walking Class di quella relazione condivide lo «spirito», dice, e dei contenuti non ne sa citare uno che condivida. Certo che è valida la domanda di Gianni Baget Bozzo: «Perché un elettore che approva la relazione di Follini dovrebbe votare per la Casa delle Libertà piuttosto che per l'Unione?» L'argomento che tanto interessa (giustamente) Walking Class semplicemente non è all'ordine del giorno, non ne ha di certo parlato Follini, quindi non è su di esso che si possa giustificare di condividere la sua relazione. Non si vuole vedere il disegno egemonico neo-democristiano di Follini, che si può solo denunciare e contrastare, non discutere.

Le politiche economiche e sociali del centrodestra ormai sono affidate ad Alemanno, Mantovano, Volonté, Calderoli, Tremonti: la "Casa dei divieti e delle protezioni". Berlusconi è blairiano solo a pacche sulle spalle. La suggestiva ipotesi formulata mesi fa da Paolo della Sala, di una svolta blairiana della CdL, si allontana proprio mentre Blair sta assestando gli ultimi colpi all'asse franco-tedesco e acquistando sempre maggiore popolarità a sinistra. Di fronte a tutto questo come reagiscono i liberali del centrodestra? Si autoconsegnano mani e piedi, chi denunciando le «intelligenze» col nemico chiama tutti alla prossima battaglia campale senza curarsi dell'esercito proprio, chi trova in Follini il giusto spirito critico della coalizione.

Nessuno si accorge che il problema non è più solo di classe dirigente o di organizzazione, ma è politico. Il peggior nemico di un centrodestra fusionista e che sia anche liberale è all'interno di esso, ed è da molto tempo all'opera. Ora i giochi sono fatti, la trasformazione genetica compiuta, mai contrastata né con l'iniziativa politica e di governo, né costituendo un fronte liberale compatto e riconoscibile, né aprendo spazi per forze politiche che potessero rafforzarlo.

Ha ragione Gianfranco Fini, che nella sua relazione di oggi ha rivendicato il ruolo di An all'interno del centrodestra. An ha sacrificato la visibilità della propria identità, mettendosi al servizio della coalizione. Investendo sulla propria credibilità e quella del governo. E ha pagato questa scelta del suo leader con la consegna del partito in mano a correnti che hanno inseguito ciascuna la propria visibilità. Altri partiti invece, come la Lega e l'Udc, hanno voluto fare i furbi. Hanno scelto il parassitismo per poi passare all'incasso sopra il cadavere dell'ospite.

Fini ha deciso di puntare forte sulla sua personale affidabilità come uomo simbolo della destra di governo, accreditando direttamente di fronte all'opinione pubblica un'identità propria che potesse sopravvivere a un partito sclerotizzato dal correntismo. E' pronto a esser cacciato e a fare la fine di D'Alema, ibernandosi in attesa di tempi migliori per la politica italiana. Lui è giovane, può permetterselo.
«Se ciò che dico avrà il consenso dell'Assemblea intendo governare il partito senza le correnti. Io non faccio alcun appello allo scioglimento. Ne nego l'esistenza. Poi potranno anche continuare ad esistere».

2 comments:

Anonymous said...

Concordo. Come si fa a ristrutturare l'economia in senso di maggiore responsabilità individuale e rigore morale se si finisce con l'evolvere verso le vecchie logiche cattoliche dell'anticapitalismo?

Anonymous said...

Un centrodestra così non può più andare avanti. L'anomalia non è in Follini ma nel fatto che nel nostro sistema politico abbiamo centrodestra e centrosinistra invece di destra e sinistra. Finché i liberali del Polo non escono dal centrodestra per fondare un polo liberale saranno solo dei liberali. Io ne sono già uscito e non torno indietro.