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Thursday, July 28, 2005

La finzione dell'«islam moderato» e il liberalismo come «lotta umana»

Il filosofo Benedetto CroceQuella di Galli Della Loggia di ieri non è affatto una chiamata alle armi, ma una richiesta di presa di coscienza del fatto che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, e ancor di più dalla caduta del Muro, mentre l'Europa ha vissuto in pace risolvendo i conflitti sociali interni agli Stati e le controversie fra di essi attraverso le forme della convivenza democratica, ha smarrito la nozione di "nemico", si è chiusa in se stessa ammirando i frutti della propria progressiva deideologizzazione, ma perdendo l'orizzonte delle incommensurabili atrocità intorno a essa, rimanendo convinta di potervi dialogare con gli strumenti di cui essa si è dotata.

«Alle culture politiche europee, alle nostre culture, è ormai estranea l'idea che possano esistere conflitti non totalmente dominabili e risolvibili dalla politica e dalle sue tradizionali risorse, prima fra tutte da quella rappresentata dall'elargizione più o meno ampia di vantaggi e benefici. Evidentemente guerre e rivoluzioni non riusciamo più a pensarle, a sapere che cosa siano. L'esito della Seconda guerra mondiale perfezionato dalla fine del comunismo ha fatto uscire l'Europa dalla scena del mondo, dal luogo dove non si usa fare gli scioperi, i dibattiti, le elezioni, ma dove invece si accampano le disperazioni e i deliri delle moltitudini, i disegni degli imperi, le speranze immense delle fedi. Dove si preparano i grandi rivolgimenti di fronte ai quali tutto lascia credere che preferiremo continuare a lungo a chiudere gli occhi».
Il liberalismo non più vissuto come «alta lotta umana» (ci tornerò più avanti)

Il ministro degli Interni Pisanu, annunciando la prossima formazione di una Consulta dei musulmani d'Italia, va alla ricerca di un «islam moderato» con il quale dialogare. Ma chi sono questi «moderati» a cui siamo pronti a riconoscere questa rappresentatività?
C'è questa smania di cercare un islam «moderato» con il quale «dialogare», ma l'espressione andrebbe abbandonata per un duplice motivo. 1. Dover etichettare come «moderato» l'«islam» accettabile, quello che si distingue dalla sua deriva fascista è già una sconfitta. Dovremmo cominciare a parlare di "islamici", da una parte, e "islamo-fascisti", dall'altra. 2. Ma cosa vuol dire «moderato»? Condannare i kamikaze di Londra ma giustificare quelli contro Israele e la "resistenza" irachena? Dialogare con i dittatori cosiddetti "laici" del mondo arabo perché nel calderone degli oppressi finisce anche qualche fondamentalista? Forse qualcuno pensa al presidente iraniano Ahmadinejad, definito «moderato» sul settimanale Tempi di Luigi Amicone? No, l'islam «moderato» è una nostra finzione, un alibi ambiguo dietro cui nascondiamo la realtà. A me pare che dovremmo distinguere fra democratici (a Venezia, lo scorso week end, alla conferenza organizzata dalla Bonino, ce n'erano tanti e volenterosi), e fascisti. Sostenere i primi, combattere i secondi.

Questo il contenuto di una mia lettera al Riformista uscita oggi. E proprio oggi Gaetano Quagliariello scrive su Il Messaggero dell'«illusione di un Islam moderato», un «equivoco» da «chiarire».
«L'espressione, infatti, è sintomo di un modo doroteo di affrontare un problema - quello del terrorismo musulmano - il quale, per la sua natura tragica, non presenta margini né di compromesso, né di mediazione. Che s'intende, infatti, con l'espressione "Islam moderato"? Coloro i quali la utilizzano vorrebbero affermare che non tutti gli islamici sono dei terroristi, o sono conniventi con essi. Ma è questa un'ovvietà, che nessuna persona di buon senso penserebbe mai di contestare.

Se, infatti, si è convinti che il terrorismo che sta insanguinando il mondo è sorto all'interno della cultura musulmana come conseguenza di eventi che sono culminati nella rivoluzione komeinista del 1979; e se, insieme, si è coscienti che gli esiti dell'islamismo possono essere variegati e non univoci, fino a comprendere soluzioni democratiche, per quanto di natura diversa da quelle occidentali; allora non ha alcun senso invocare la "moderazione" delle masse musulmane».
«Chi sarebbero, infatti, gli islamici moderati?» si chiede Quagliariello. Ci possiamo accontentare «che i presunti "moderati" siano musulmani che disprezzano sì l'Occidente, ma con gradazioni più tenui rispetto ai terroristi?» Che condannano il terrorismo ma giustificano la "resistenza" o la "jihad" con qualche «dubbio sofisma»? No, «proprio in queste pieghe culturali e in questi giganteschi equivoci storici, che annega l'idea dell'Islam moderato, svelando la propria sterilità». I nostri interlocutori, in seno al mondo musulmano, non sono propriamente i "moderati", quelli che nella storia seguono o subiscono gli estremismi, ma gli intellettuali riformisti, democratici, i "dissidenti", i Saad Ibrahim e gli Ayman Nour.

Ma la sorpresa del giorno, che dovrebbe stroncare l'espressione «islam moderato», ce la regala Il Foglio che traduce un articolo apparso su al Sharq al Awsat, il quotidiano a più alta diffusione nel mondo arabo, di proprietà saudita ma con redazione a Londra, che dà voce agli intellettuali arabi liberali. L'autore è Mamoun Fandy, editorialista e analista arabo e musulmano del medio oriente e professore al Centro di Studi strategici negli Stati Uniti. Dice a chiare lettere che «non ci sono "islamisti moderati", ma solo «l'ingenuità dell'occidente». «Ci sono musulmani normali che vivono vite normali, ci sono i terroristi e ci sono i potenziali terroristi». Da leggere tutto

«Il problema non è quello dell'alternativa moderata di governo islamista, è un'illusione, è destinata a essere autoritaria per potersi mantenere e a essere massacrata potenziando l'islamismo radicale. L'alternativa dev'essere laica», diceva Marco Pannella nella conversazione settimanale dello scorso 24 luglio. L'alternativa per coloro che potrebbero accettare una prospettiva disperata e disperante come quella del terrorismo e per coloro che si trovano a essere vittime e a combattere il terrorismo è il liberalismo come «desiderio di alta lotta umana». Parole di Benedetto Croce la cui riscoperta dobbiamo alla rivista Belfagor e alle ricerche di Michele Lembo.

Purtroppo invece, le nuove generazioni si formano vaccinate contro questa possibilità di salvezza. Per questa Europa è valida l'affermazione che «quando ci si abitua a non vedere l'orizzonte di morte nel quale siamo immersi, quell'orizzonte diventa il nostro orizzonte interiore». Ne siamo assuefatti, diventa accettabile. E' questa la denuncia di Pannella contro il «razzismo profondo» dei pacifismi contemporanei che nascondono «sotto il nome pace la realtà certa e indiscussa degli stermini». Di fronte alle migliaia di morti al giorno causati dalle dittature, dal Darfur a Mugabe, dal Medio Oriente alla Corea del Nord e al Vietnam, da Chavez a Castro il silenzio, nessuna dimostrazione, nessuna telecamera.

Un razzismo duplice, comunista e clericale. Da una parte chi sarebbe pronto a far esistere quelle atrocità e a denunciarle se a un tratto i dittatori in Africa o altrove si schierassero con gli Usa e con Israele, o chi punta l'indice sulla polizia britannica per l'uccisione di un innocente, un errore ammesso dopo un giorno, con traparenza e senso dello Stato liberale record nel mondo; dall'altra chi a tutto e a tutti, agli individui, antepone la sacralità dell'embrione. I comunisti uniti nel razzismo ai clericali, per i quali «quelli che vincono il flagello dell'aborto con lo strumento della legalizzazione sono equiparabili ai nazisti». Non l'hanno mai detto dei paesi totalitari, ma dei Parlamenti democratici che introducono quelle legislazioni sì.

Benedetto Croce aveva capito tutto quando scriveva che i comunisti che si contrappongono ai clericali, in realtà da sempre si mettono facilmente d'accordo con i loro concorrenti quando si tratta di mortificare il pensiero laico e liberale.
«... La realtà è che l'Europa è una poltiglia; che l'Italia ha perso il frutto del lavoro di tre secoli; che come non ha più indipendenza e dignità di popolo, così non ha regime di libertà, ma di oligarchia e dittatura esercitata dai capi dei partiti di massa, che transigono tra loro, ciascuno pensando ai fini del suo partito e nessuno al comune fine sociale e umano. La menzogna ha preso il posto della verità come moneta che sola ha corso. E il bivio si pone tra due materialismi, uno di nuovo e l'altro di vecchio conio, l'osceno materialismo. Questo, dei preti, capace di tutte le cattiverie, di tutte le crudeltà, di tutte le viltà».
«Il fatto nuovo è la situazione politica formatasi in Italia, che ha permesso ai clericali d'impadronirsi di gran parte della vita pubblica e tra l'altro del governo della scuola, portandovi quell'ingordigia e quelle altre attitudini onde Ludovico Ariosto aborriva i preti e che il Machiavelli e lo stesso Guicciardini confermavano in gravissimi e perpetui giudizii. Né c'è da contare sull'opposta parte che si dice comunistica e che in effetto è slava e ardente di distruggere la cultura e civiltà occidentale, come i fatti comprovano, perché essa si è messa sempre d’accordo coi suoi concorrenti, quando si trattava di avvilire il pensiero laico italiano, e non aspira ad altro che a collaborare con essi a questo intento, sperando dalla depressione e dalla rovina della vita intellettuale e morale italiana condizioni propizie al suo avvento dittatoriale...»

2 comments:

Anonymous said...

Bellissimo post, ma straordinarie le ultime parole di Benedetto Croce. L'Islam moderato è finzione ipocrita dell'Europa dei conigli. Sarò eretico, ma quando sento Angius applaudire Pisanu sull'Islam moderato, sento puzza. Abbiamo perso la forza che per millenni ci ha difeso dall'assolutismo orientale. Il sessantotto e gli anni '70 stanno ancora emanando i loro effetti nefasti. GM

Anonymous said...

Faccio a tempo solo a leggerti, e non ce la faccio a commentare tutta questa roba! (Però l'editoriale di Galli della Loggia l'ho ripreso anch'io sul blog).
Ciao, Massimo