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Saturday, July 30, 2005

Arab Streets. Ecco da che parte stanno

Una scena della repressioneLe cosiddette Arab streets sono in fermento, ma non contro l'Occidente, né contro l'America o Israele, come pure qualcuno aveva previsto come conseguenza della guerra in Iraq e delle politiche di Sharon, bensì contro i dittatori che le governano.

Apprendiamo via Gateway Pundit di come una manifestazione dell'opposizione sia stata repressa con la violenza dalla polizia egiziana e da sostenitori del presidente Mubarak. I dimostranti, scesi in piazza per protestare contro l'annuncio del presidente Mubarak di volersi ricandidare per un sesto mandato, sono stati letteralmente assaliti e malmenati. Uno degli esponenti del movimento Kefaya ("Abbastanza") è stato arrestato e poi rilasciato.

Una scena della manifestazioneSempre via Gateway Pundit e Publius Pundit apprendiamo di 10 mila dimostranti scesi in piazza in Bahrain contro i provvedimenti liberticidi delle autorità, che restringono le attività di partiti politici e associazioni. Imbavagliati, a indicare simbolicamente l'effetto delle leggi di regime sulla loro libertà d'espressione, chiedono riforme politiche davanti al palazzo del governo. E non è la prima volta quest'anno che in Bahrain si svolgono manifestazioni per riforme democratiche.

A. Dankowitz ha curato per il Memri un'interessante rassegna di «raccomandazioni di arabi riformisti contro il terrorismo». Sono molti gli arabi riformisti che da pochi organi di stampa si preoccupanto di lottare contro il terrorismo denunciando il pensiero islamista, incoraggiando il pensiero critico e indipendente e affermando i valori di democrazia e diritti umani nel mondo musulmano. Lo scorso febbraio un gruppo di loro ha avanzato all'Onu la richiesta di costituire una corte internazionale per giudicare il clero musulmano che incita alla violenza.

Dopo gli attacchi di Londra hanno rafforzato i loro argomenti e criticato anche i paesi europei, che permettono la propaganda estremista in nome dei diritti individuali. Criticano anche la maggioranza silenziosa musulmana e gli intellettuali musulmani, la cui voce non si alza contro il terrorismo islamista. Di recente due opinioni in particolare sono apparse sul quotidiano Al Sharq al Awsat (tradotte da Il Foglio) per dire all'occidente che non esiste l'«islam moderato» e che la guerra in Iraq non è la causa degli attentati più recenti.
«Ci sono due modi per eliminare il terrorismo: una fatwa che separi bin Laden e i suoi seguaci dall'islam e la fine dell'ingenuità dell'occidente nei confronti degli "islamisti moderati". Non ci sono "islamisti moderati". Ci sono musulmani normali che vivono vite normali, ci sono i terroristi e ci sono i potenziali terroristi». Mamoun Fandy
«Giustificare gli attacchi di Londra, argomentando che la colpa va gettata sugli eventi in Iraq, serve soltanto a perpetuare menzogne». Abdul Rahman al Rashed, direttore di al Arabiya

1 comment:

Anonymous said...

Beh, Jim, trai le conclusioni dal tuo post...
Esportiamo la Democrazia così che queste Arab Street non succedano.
Bombardiamo Il Cairo!!

Ma credo che la Democrazia non possa garantire i sopprusi a cui vengono sottoposti innocenti cittaidni che manifestano (vedi g8 di qualche anno fa, in una città chiamata Genova, in cui abbiamo fatto vedere come sono tosti i poliziotti italiani, a menare vecchieette per terra, mentre chi faceva danni li faceva con tranquillità)!
Esportare, Jim, esportare!